Stop al TTIP, sovranità e moneta fiscale. Voto online sulla piattaforma Rousseau
di Mara Carro
“Il messaggio che ci avete dato scegliendo questo ordine preciso, questi primi tre punti, è forte e chiaro: stop a questa Europa di banche e istituti finanziari, e io non posso che condividerlo”. Manlio Di Stefano, capogruppo del Movimento Cinque Stelle nella Commissione Esteri di Montecitorio, commenta così su Facebook i risultati del voto sul Programma Esteri M5S tenuto il 5 aprile sulla piattaforma telematica Rousseau, prodotta dalla Casaleggio Associati. Un metodo presentato come un modello di “democrazia diretta” ma respinto dai critici come un esercizio opaco privo di assunzione di responsabilità. Nei giorni scorsi gli iscritti si erano pronunciati sull’energia.
Nell’elaborare il programma elettorale in vista del 2018 e nel definire le priorità in materia di Esteri di un eventuale governo a cinque stelle, il Movimento ha chiamato i suoi 135.000 membri a partecipare ad una consultazione online che prevedeva la scelta di tre priorità tra un elenco di temi. I punti sono dieci, dal tema della sovranità al ripudio della guerra, dal rifiuto dell’austerità e della troika alla risoluzione dei conflitti in Medio Oriente, dal ritiro delle sanzioni alla Russia al disarmo come premessa di pace, dal superamento della Nato al contrasto di alcuni trattati che l’Unione europea sta negoziando. Temi tutti “approfonditi”, come si legge sul blog di Grillo, “grazie all’aiuto di esperti di politica estera”.
Il tema più votato è stato “Il contrasto ai trattati internazionali come Ttip e Ceta”, con 14.431 voti, seguito da “Sovranità e indipendenza” (10.693 voti) e dall’aspirazione ad “Un’Europa senza austerità” (8.529). Alle votazioni hanno partecipato 23.481 iscritti certificati – circa il 17% degli aventi diritto – che hanno espresso 69.891 voti.
Stando ai risultati, priorità dell’agenda di politica estera del Movimento 5 Stelle sarà il “contrasto a tutti quei trattati che l’Unione Europea sta negoziando nel mondo (come il TTIP e il CETA) che mettono a rischio i diritti dei lavoratori, i diritti sociali, la preservazione dell’ambiente, della biodiversità e delle risorse territoriali”. TTIP e CETA, acronimi in inglese rispettivamente per “Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti” e “Accordo economico e commerciale globale”, sono due trattati di libero scambio negoziati dalla Commissione europea, rispettivamente, con gli Stati Uniti e il Canada.
Mentre il CETA è stato approvato – non senza difficoltà – dal Parlamento Europeo lo scorso 15 febbraio e ora attende la ratifica dei parlamenti nazionali e regionali europei, il destino del TTIP è sempre più incerto. I negoziati sull’accordo Usa-Ue, promosso dall’Amministrazione Obama nel 2013, sono attualmente in fase di stallo perché ancora non si conosce la posizione del presidente Trump a riguardo e, almeno in teoria, l’accordo stride con il nazionalismo economico e la fine delle politiche di libero scambio promesse da Donald Trump. Categorico sul ritiro degli Usa dalla Trans Pacific Partnership e sulla rinegoziazione del NAFTA, sul TTIP il presidente statunitense si sta rivelando più attendista.
Sul blog di Grillo, la bocciatura di questi trattati è affidata all’avvocato americano Sharon Treat, Senior Advisor presso l’Istituto per l’agricoltura e la politica commerciale (IATP). “Entrambi gli accordi promuoveranno la peggiore agricoltura intensiva specialmente nel settore della carne, porteranno a un abbassamento degli standard di sicurezza alimentare che sono così importanti per i cittadini in Italia e nel resto dell’UE. Creeranno pressione per accettare cibo OGM, pressione per legalizzare la carne trattata con clorina e altre sostanze di lavaggio, invece che promuovere le condizioni sanitarie legate all’approccio “farm to fork” (= controlli lungo tutta la filiera) che è l’approccio europeo agli standard alimentari e pressione per annullare o ridurre l’impatto del principio di precauzione, non cancellando formalmente i nostri diritti, ma dando vita a un trattato che istituirà un forum per la cooperazione tra agenzie (tecniche) di regolamentazione per molti anni a venire, ma senza la trasparenza che associamo al processo democratico e che porterà le priorità del commercio e delle multinazionali a contare di più dei consumatori e delle loro preferenze”. Di contro, per i sostenitori, questi due trattati semplificherebbero i rapporti commerciali tra Usa e Ue e tra Ue e Canada, generando posti di lavoro e crescita economica.
Seconda priorità del Movimento saranno “Sovranità e indipendenza”. Sul punto il M5S professa il “Rispetto dell’autodeterminazione dei popoli, la sovranità, l’integrità territoriale e sul principio di non ingerenza negli affari interni dei singoli paesi”. Ad argomentare sul tema della sovranità è Alberto Aubert, professore ordinario dell’Università degli Studi Roma Tre, che pone il problema in questi termini: “come trovare nuovi criteri di legittimazione e di rappresentanza dentro una realtà che ormai vede i grandi soggetti internazionali, le multinazionali, i mercati finanziari, operare in maniera deterritorializzata, ma che vede anche lo sgretolarsi della vecchia idea e composizione sociale del popolo? Come si costruisce sovranità, cioè potere di decisione?” La risposta, secondo Aubert, va ricercata proprio nei “movimenti, iniziative organizzative che possano sorgere dal basso per definire nuove forme di sovranità che tengano conto di quanto abbiamo sin qui detto, e cioè dell’assoluta impossibilità di riproporle solo sul terreno dello Stato Nazione.
Terza priorità del Programma Esteri è “Un’Europa senza austerità”. Se il referendum consultivo “per chiedere ai cittadini italiani se vogliono uscire della moneta unica” promesso da Luigi Di Maio in sede di presentazione del “Libro a 5 Stelle dei cittadini per l’Europa” è (forse) rinviato alla votazione sui temi economici, in questo punto, il cui approfondimento è affidato al prof. Gennaro Zezza dell’Università degli Studi di Cassino, la novità è la proposta di introdurre in Italia una “moneta fiscale”. “Una moneta che non è moneta legale e quindi non va a violare i nostri trattati, ma che possa restituire al governo la capacità di effettuare un piano di investimenti e per sostenere il reddito dei cittadini, insomma un piano di rilancio”. Una “moneta fiscale” complementare all’euro, una proposta ipotizzata di recente anche dal leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi.
A completare il Programma Esteri del Movimento seguono, per numero di voti ricevuti, il “Ripudio della guerra” (6.814), un punto che rievoca i cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle degli inizi, pace e sviluppo sostenibile; lo “Smantellamento della Troika” (6.589), che si riaggancia alla bocciatura dell’austerità; il “Disarmo come premessa alla pace” (5.548) e l’affermazione, nel Mediterraneo, di una zona di pace libera da armi nucleari; solo settimo uno dei temi di maggiore attualità, “Russia: un partner economico e strategico contro il terrorismo” (5.324), con la richiesta di ritiro immediato delle sanzioni imposte a Mosca sulla scia della crisi in Ucraina mostrando quanto queste abbiano pesato sulle piccole e medie imprese italiane; “Riformare la NATO” (4.547), dove si sostiene un inquadramento delle sue attività in un’ottica esclusivamente difensiva; “Risoluzione dei conflitti in Medio Oriente” (4.219) e infine“Nuovi scenari di alleanze per l’Italia” (3.197), riconoscendo nel multilateralismo il paradigma guida delle relazioni internazionali.
Si tratta sicuramente di un programma complesso e ambizioso, come complessa (e fluida) è la materia trattata. Punti programmatici la cui realizzazione concreta sarebbe poi soggetta ad innumerevoli ed imprevedibili variabili. A definire l’agenda internazionale sono infatti le relazioni tra gli Stati, le crisi economiche, le guerre o gli attacchi terroristici.
Se si vuole riconoscere un merito in questo esercizio, questo va ricercato nel tentativo di dare rilevanza ad un tema, come quello della politica estera, che, al di là di avvenimenti di grande risonanza, è sempre più estraneo alla cultura popolare e poco determinante nel processo elettorale.