L’Italia resta in bilico tra timida ripresa e recessione. Crescita a rischio in caso di aumento dell’IVA. Le conclusioni del Rapporto presentato a Roma
La presentazione delle previsioni autunnali elaborate dal Centro Studi di Confindustria è ormai diventato un appuntamento tradizionale. Il Rapporto, chiamato significativamente “Dove va l’economia italiana e gli scenari di politica economica”, viene infatti pubblicato e commentato a pochi giorni di distanza dall’approvazione da parte del Governo della Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (NaDef) e pochi giorni prima che – sempre il Governo – vari la versione iniziale della legge di Bilancio, vale a dire la finanziaria, la più importante legge annuale dello Stato.
L’interessante e dettagliato documento chiarisce quello che è il punto di vista di Viale dell’Astronomia sull’andamento economico del nostro Paese, privilegiando una visione prospettica, che guarda insieme al recente passato e al prossimo futuro.
Nell’ottobre dello scorso anno, per il Governo (Conte I, maggioranza Lega-Cinquestelle) era intervenuto l’allora Ministro per gli Affari europei Enzo Moavero Milanesi, il quale aveva portato la sua visione più geopolitica e meno tecnicamente economica. Quest’anno, l’Esecutivo (Conte II, a trazione M5S-PD) è stato rappresentato dal Ministro dell’Economia, l’ex europarlamentare dem Roberto Gualtieri, insediatosi da poco più di un mese a Via XX Settembre. Gualtieri ha incentrato il suo discorso sui fondamentali dell’economia italiana, inquadrando pur sempre il tutto all’interno del contesto prima europeo e poi globale (tout se tient) e fornendo qualche anticipazione sulla prossima legge di Bilancio, come l’intenzione di rifinanziare l’iper-ammortamento dei beni strumentali a favore della trasformazione tecnologica, sottolineando altresì la volontà di volerlo allargare «a quei beni che favoriscono la transizione verso la sostenibilità».
Ma andiamo con ordine e partiamo dagli aspetti più rilevanti che emergono dal Rapporto. L’Italia viene fotografata come un Paese in bilico tra ripresa e recessione, in una fase di sostanziale stagnazione economica che era stata già delineata nelle previsioni della scorsa primavera, e con alle porte un periodo (la sessione di bilancio che parte da Palazzo Chigi e si chiude a fine dicembre in Parlamento) di scelte di politica economica tutt’altro che facili e per niente neutre.
La principale variabile individuata consiste nella decisione di far scattare o meno le clausole di salvaguardia IVA (23 miliardi di euro): a politiche invariate, cioè in caso di aumento dell’IVA e innalzamento delle accise, Confindustria prevede crescita zero nel 2020; qualora invece l’aumento delle imposte indirette venisse annullato la crescita per il 2020 sarebbe dello 0,4%, ma se la sterilizzazione venisse finanziata interamente in deficit allora il rapporto deficit/Pil arriverebbe pericolosamente vicino al 3% facendo segnare nuovamente crescita zero.
Insomma, l’economia italiana ballerà tra una crescita minima e una crescita nulla, rischiando di cadere in recessione in caso di nuovi shock (Che effetto avrà il possibile prossimo aumento dei dazi USA? E la Brexit?) al momento non prevedibili e che potrebbero far scendere il termometro economico pericolosamente sotto lo zero.
Nella scrittura della legge di Bilancio, Confindustria invita il Governo a tenere bene in conto una serie di fattori, come la dinamica economica particolarmente debole sia a livello nazionale che internazionale, la difficile gestione degli aumenti delle aliquote IVA e delle accise previsti dalle clausole di salvaguardia (che il precedente Governo ha incrementato con la legge di Bilancio per il 2019), la necessità di far scendere ulteriormente i tassi di rendimento sui titoli di Stato italiani e la necessità di adottare scelte di politica economica in accordo con i partner europei e le istituzioni comunitarie, per evitare tensioni che possono avere ripercussioni negative sui mercati finanziari.
Confindustria, nonostante l’economia sia ferma da oltre un anno, ritiene che i conti pubblici siano migliori “di quanto indicato nella NaDef” e che “il 2020 potrebbe rappresentare un anno di svolta per l’economia italiana”. Di seguito le principali ricette che gli industriali offrono alla politica:
- dare continuità alle misure fiscali per le imprese (come l’iper-ammortamento citato anche dal Ministro Gualtieri);
- sbloccare i cantieri ancora fermi, spendendo le risorse pubbliche già stanziate;
- intervenire sull’Irpef allineando i primi due scaglioni;
- ampliare la platea dei beneficiari del bonus di 80 euro ai lavoratori incapienti;
- introdurre misure di contrasto all’evasione;
- dirottare interamente sulla riduzione del deficit strutturale i risparmi derivanti dal minor utilizzo di “Quota 100” e del “Reddito di cittadinanza”;
- aumentare la tassazione dei proventi sui titoli di Stato.
In definitiva, negli uffici di Viale dell’Astronomia serpeggia la sensazione che il 2020 possa davvero rappresentare l’anno del rilancio per l’economia italiana, a patto di evitare errori grossolani e di massimizzare le opportunità offerte dai tassi di interesse ai minimi storici. Pure con tutte le difficoltà strutturali che ci portiamo dietro da decenni e anche in presenza di uno scenario geoeconomico per nulla sereno e molto avvezzo a repentini cambiamenti, Confindustria vede spiragli di luce in fondo al tunnel.