Parere contrario della Camera all’inserimento nei Trattati europei. Intanto, la Commissione Ue, aspettando il dopo 4 marzo, rivede le nostre stime di crescita
di LabParlamento
Nel rimpallo storico sui conti tra Roma e Bruxelles, le elezioni ormai prossime giocano effetti sempre più concreti. Così, oggi, da una parte la Camera dice di “no” all’inserimento del Fiscal compact nei Trattati europei; dall’altra, la Commissione Ue addolcisce le ultime previsioni economiche sul nostro Paese rivedendo al rialzo le stime di crescita e, soprattutto, rimandando a dopo il 4 marzo ogni giudizio e intervento correttivo. Intervento che, come si sa da tempo, farà planare sul tavolo del nuovo Governo una manovra compresa tra 3,5 e 5 miliardi di euro.
Un “no” secco alla proposta di inserire il Fiscal compact nei Trattati, contenuta nella direttiva della Commissione europea, è stato espresso infatti dalla commissione Bilancio della Camera, che ha votato all’unanimità parere contrario alla direttiva di Bruxelles. Proposta che è all’esame dei Parlamenti dei Paesi Ue mentre il parere espresso è vincolante. “Abbiamo approvato invece la proposta per l’istituzione di un Fondo Monetario europeo e di un ministro delle Finanze ma con condizioni molto stringenti”, ha detto il presidente della commissione Francesco Boccia (Pd).
Intanto, crescita del Pil per il 2018 in rialzo dall’1,3% fissato nello scorso novembre all’1,5%, purché “prosegua l’attuazione delle riforme e continui l’adozione di politiche di bilancio prudenti”. Questa è l’indicazione principale sull’Italia contenuta nelle previsioni economiche di inizio anno della Commissione Ue, presentate stamattina a Bruxelles dal commissario agli Affari Economici Pierre Moscovici.
Nella visione dell’Esecutivo comunitario, l’economia italiana quest’anno dovrebbe crescere nella stessa misura di quanto avvenuto nel 2017, ma meno rispetto alle attese nell’Eurozona (+2,3% nel 2018 e +2% nel 2019). Difatti, se per l’area della moneta unica Moscovici ha parlato di “tassi di crescita che si vedevano solo prima della crisi finanziaria” e di “disoccupazione e deficit in continua discesa”, nel caso italiano Bruxelles riscontra invece rischi “largamente connessi all’ancora fragile stato del settore bancario”. In ogni caso, il commissario agli Affari Economici ha avvertito gli Stati membri che le condizioni favorevoli alle riforme strutturali non dureranno a lungo e che “il momento di prendere le necessarie decisioni ambiziose per rafforzare l’Unione economica e monetaria è adesso”.
Sul fronte dell’inflazione, infine, le cifre diffuse dalla Commissione europea indicano un “rialzo progressivo ma limitato”, dovuto all’influenza dei prezzi energetici, con “pressioni contenute sui salari”.