Sei Regioni coinvolte nel rinnovo del Presidente e del Consiglio regionale. Si parte con Abruzzo e Sardegna. Un unico giorno di voto, quattro aspiranti per la presidenza in ognuna delle due regioni. Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia unite per contrastare Movimento Cinque Stelle e Partito democratico
di Stefano Bruni
Seggi aperti in Abruzzo, domenica 10 febbraio, dalle 7 alle 23.
È questo il primo di una serie di appuntamenti elettorali “intermedi”, previsti per il 2019.
Infatti, il 24 Febbraio sarà la volta della Sardegna, esattamente un mese dopo, il 24 marzo, toccherà alla Basilicata. Il 26 maggio poi ci saranno le elezioni europee e con esse il rinnovo del Consiglio regionale del Piemonte. A novembre, infine, andranno al voto Calabria ed Emilia Romagna.
Al momento, tutte le Regioni che andranno al voto sono amministrate dal centrosinistra e sarà interessante dunque vedere cosa accadrà, soprattutto alla luce del cambiamento avvenuto a livello nazionale e dell’attuale panorama politico.
Da diversi mesi, infatti, i sondaggi nazionali danno in vantaggio la Lega (che ha sostanzialmente raddoppiato i propri consensi rispetto alle elezioni politiche del 2018), seguita dal Movimento 5 Stelle e dal Partito democratico che, impegnato con il rinnovo del segretario, continua ad essere fermo al 17 per cento circa.
Il voto in Abruzzo
Si tratta di elezioni anticipate, convocate in seguito alle dimissioni del governatore Luciano D’Alfonso che lo scorso marzo è stato eletto al Senato, tra le file del Partito Democratico, e che per alcuni mesi ha mantenuto le due cariche, optando, alla fine, per lo scranno di Palazzo Madama.
Come si diceva i seggi saranno aperti solo nella giornata di domenica 10 febbraio dalle 7 alle 23.
Gli elettori che si presenteranno ai seggi troveranno un’unica scheda, di colore verde, su cui esprimere le proprie preferenze: da un lato della scheda ci saranno i simboli dei partiti in lizza con accanto lo spazio per scrivere i nomi dei candidati consiglieri comunali, dall’altro lato ci sarà un riquadro con il nome del candidato presidente della Regione collegato alla coalizione o al singolo partito.
Sarà possibile esprimere il proprio voto (anche indicando due preferenze per i candidati consiglieri, purchè di genere diverso) per la sola lista circoscrizionale, collegata al candidato Presidente. In alternativa, sarà consentito votare il solo candidato Presidente, oppure sia il candidato Presidente che la lista circoscrizionale.
Quello che non sarà ammesso fare è il cosiddetto voto disgiunto, cioè non si potrà votare un candidato Presidente e una lista che non sia collegata a quello stesso candidato.
A prendere il posto del Governatore uscente sarà il candidato che ottiene la maggioranza dei voti validi. Ad esso è collegata una lista o a una coalizione che lo sostiene, e che è in corsa per il Consiglio regionale. Alla lista collegata al Presidente vincente viene attribuita una maggioranza di seggi in consiglio (trenta in totale) tra il 60 e il 65 per cento.
I consiglieri verranno eletti tramite sistema elettorale proporzionale, con soglia di sbarramento al 4 per cento per le liste che corrono da sole e soglia al 2 per cento per quelle inserite in una coalizione.
A battersi per ottenere la “poltrona” più importante della regione saranno in quattro.
Marco Marsilio (sostenuto dalle liste di Fratelli d’Italia, Lega Salvini Abruzzo, Forza Italia, Azione Politica, Unione di Centro-DC-IDeA); l’ex Vice Presidente del Csm Giovanni Legnini, sostenuto da una ampia coalizione alla quale hanno aderito Partito Democratico, Abruzzo in comune, Centristi per l’Europa-Solidali e Popolari per Legnini, Progressisti con Legnini-Sinistra Abruzzo-LeU, Avanti Abruzzo – Italia dei Valori, Abruzzo Insieme – Abruzzo Futuro, Legnini Presidente, +Abruzzo – Centro Democratico; Sara Marcozzi (candidato sostenuto dal Movimento 5 Stelle) e infine Stefano Flajani, candidato di CasaPound Italia.
Alle precedenti elezioni, tenutesi il 25 maggio 2014, vinse Luciano D’Alfonso (Pd) col 46,26% dei voti. Il governatore uscente Giovanni Chiodi (Forza Italia) ottenne il 29,26%. Terza classificata, col 21,41%, l’esponente del Movimento Cinque Stelle Sara Marcozzi, mentre Maurizio Acerbo di Un’Altra Regione raccolse il 3,08%.
L’affluenza alle urne fu pari al 61,55%.
Il voto in Sardegna
Si vota il 24 febbraio, sempre in un unico giorno, con seggi aperti dalle 7 alle 23.
Quattro candidati si sfidano per Governare la bella isola sarda: Christian Solinas per il centro destra (sostenuto da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega tra gli altri), Massimo Zedda, sindaco di Cagliari, sostenuto dal Pd, da Leu e altre liste di centro sinistra, Francesco Desogus, candidato del Movimento Cinque Stelle, Ines Pisano, indipendente.
La legge elettorale con cui andrà alle urne la Sardegna risale al 2013 ed è già stata usata alle elezioni del 2014.
Secondo questa legge, ogni elettore ha a disposizione un’unica scheda con cui votare sia per il candidato presidente che per i consiglieri regionali. È prevista una soglia di sbarramento del 10 per cento per le coalizioni, e del 5 per cento per le liste non coalizzate.
A differenza dell’Abruzzo, in Sardegna sarà possibile votare per una lista e per un candidato presidente non collegati fra loro (voto disgiunto).
Chi sarà eletto? Sarà Presidente il candidato che ottiene la maggioranza relativa dei voti. Se quel candidato ottiene almeno il 25 per cento dei voti, le liste a lui collegate ottengono di diritto la maggioranza dei seggi all’interno del consiglio regionale.
In particolare, se il candidato Presidente ottiene una percentuale di voti superiore al 40 per cento, le liste a lui collegate hanno diritto al 60 per cento dei seggi. Se, invece, il candidato Presidente dovesse ottenere una percentuale di preferenze tra il 25 e il 40 per cento, avrà diritto al 55 per cento dei seggi.
Alle precedenti elezioni, tenutesi il 16 febbraio 2014, vinse Francesco Pigliaru (Pd) col 42,45% dei voti. Ugo Cappellacci (Forza Italia) ottenne il 39,65%.
L’affluenza alle urne fu pari al 52,34%.