Molti stimoli, nel bene e nel male, dagli Usa. Ma da noi c’è scarsa attenzione civile e politica
A un mese dall’insediamento di Donald Trump, pur con qualche imbarazzante scivolone nelle nomine e nei provvedimenti, si sta delineando progressivamente l’articolata politica della nuova presidenza.
Meno impero e correlata responsabilità di accudimento dei partners, almeno occidentali, e maggiore presidio delle ragioni economico-commerciali sotto l’egida dell’America first! Tutte da vedere ancora le implicazioni sul futuro grado di indipendenza energetica degli Usa: quanto i prezzi internazionali dell’oil saranno tali da sorreggere un sostanziale contributo dello shale nazionale. Su questa partita si intrecciano considerazioni geopolitiche, in particolare su come Trump vorrà delineare il rapporto con l’Iran.
In materia di ambiente, il manifestato negazionismo del nuovo inquilino della Casa Bianca quale impatto potrà avere effettivamente? Da un lato i limiti della sua funzione rappresentano probabilmente la migliore garanzia rispetto ad un rischio di stravolgimento delle politiche ambientali; d’altra parte, la probabile riduzione dei contributi alla lotta al cambiamento climatico e alla ricerca sulle rinnovabili difficilmente potranno modificare il trend decisamente declinista del contributo del carbone e l’aumento del gas e delle Fer.
Purtroppo, quello che appare certo è che la ratifica da parte di tutti i Paesi dell’accordo di Parigi non eviterà l’innalzamento al 2030 di 2,7 gradi della temperatura sul pianeta: occorre uno sforzo maggiore, con politiche più efficaci per promuovere una green society.
A tali stimoli come stanno rispondendo la Ue e, al suo interno, il nostro Paese?
La prima mi sembra perpetrare, per la farraginosa complessità dei suoi meccanismi decisionali, complessi blocchi di regolazione che necessiteranno tempi di discussione e adozione eccessivamente lunghi.
In Italia, purtroppo, manca completamente un’adeguata attenzione della politica e della società civile: la Carta di Arese del maggio scorso per Expo 2015 si è persa nel porto delle nebbie e l’Italia permane fanalino… è il caso di dirlo.. di coda sul tema della mobilità elettrica.
L’aggiornamento della Sen, a sua volta, traguarda obiettivi del prossimo G7 Energia poco compatibili con una robusta base quantitativa e una discussione ampia tra gli stakeholders per averne una condivisione tale da costituire non un documento da vetrina, ma un quadro di riferimento chiaro per le politiche energetiche nazionali e auspicabilmente anche ambientali. Sicuramente, non la coperta di Linus delle accise sui carburanti e solo per fare cassa.