L’ad del gruppo petrolifero in audizione alla Camera sul Piano 2017-2020
di LabParlamento
Eni è stata “l’unica società che non ha dismesso risorse” nel periodo di crisi. Lo ha sottolineato l’a.d. del gruppo petrolifero, Claudio Descalzi, intervenendo oggi all’audizione in Commissione Attività Produttive della Camera sul piano strategico 2017-2020. “In confronto ai nostri competitori – ha osservato parlando dei programmi occupazionali – non solo non abbiamo tagliato teste ma anzi abbiamo conseguito risultati importanti proprio grazie a queste teste”.
Descalzi ha accennato in particolare al fatto che nella chimica i livelli occupazionali che sono ora costanti “saranno in leggero aumento perche’ c’e’ una crescita di investimenti e avremo quindi bisogno di specialisti”. Una leggera crescita e’ prevista pure nel comparto retail and gas. Al riguardo, Eni non solo non ha intenzione di vendere Eni Gas e Luce, la società per la distribuzione, ma pensa in futuro di potenziarla e non esclude nemmeno una Ipo o una joint venture.
Sotto il profilo più strettamente operativo, l’a.d. ha detto che Eni sta portando avanti colloqui con Angola e Mozambico per sviluppare progetti sulle rinnovabili, soprattutto in Africa. E punta a triplicare le vendite di Gnl (Gas naturale liquefatto) nel mondo. Quello che Eni vuole fare è “aumentare il gln e incrementare il trasporto via metaniera. Adesso si lavorerà sul gas scoperto negli ultimi tre anni per passare dai 3,5 milioni di tonnellate commercializzate all’anno a 10 milioni, un gas che per il 90% è nostro. Questo è il business del futuro”, ha spiegato.
Per quanto riguarda i conti del gruppo, Descalzi ha precisato che i target operativi permetteranno di aumentare il “free cash flow” per ripagare gli investimenti e i dividendi: “Questi target operativi portano a un obiettivo di “capex cash neutrality” a 45 dollari al barile con cui Eni riesce a ripagarsi tutti gli investimenti, che sono circa 8 miliardi l’anno. Se riusciamo a mantenere questa neutralità di cassa prevedendo un prezzo che salirà, perché salirà visto che stanno diminuendo gli investimenti, aumenterà anche il “free cash flow” e quindi avremo una struttura finanziaria robusta che ci permetterà di ripagare gli investimenti e i dividendi”. Nella commodity petrolio “la componente finanziaria, al di là dei fondamentali, gioca un ruolo importante: c’è una forte speculazione, con posizioni corte; sui 48-50 si vende e a 46 si ricompra”. Per questa ragione il gruppo conferma uno scenario conservativo sull’andamento dei prezzi del petrolio, così come delineato nel Piano strategico, con 50-55 dollari al barile per il 2017 che salgono a 70 nel 2019.
Toccando temi geopolitici, secondo Descalzi il boicottaggio di Arabia Saudita ed Emirati ai danni del Qatar rischia di avere ripercussioni negative sul mercato del gas. “La situazione è preoccupante, e va ad aggiungersi a ulteriori preoccupazioni. Impatta anche sull’instabilità libica”, ha concluso.