Ok dal Consiglio dei Ministri al provvedimento che stabilisce il ritorno dell’indicazione dello stabilimento di origine. Ma la strada appare in salita
Via libera del Consiglio dei Ministri di venerdì scorso al decreto legislativo che prevede l’obbligo di indicare lo stabilimento di produzione o confezionamento sulle etichette alimentari. Un provvedimento da un lato all’insegna della trasparenza nei confronti dei consumatori, che troveranno più informazioni sulle etichette e dall’altro, in termini di sicurezza alimentare, uno strumento utile per gli organi di controllo che potranno intercettare più rapidamente la provenienza degli alimenti. Dal punto di vista delle aziende produttrici, il provvedimento dovrebbe prevedere un periodo transitorio di 180 giorni, per lo smaltimento delle etichette già stampate, e fino a esaurimento dei prodotti etichettati prima dell’entrata in vigore del decreto ma già immessi in commercio.
In realtà, con il nuovo decreto, viene reintrodotto un obbligo che già esisteva nella vecchia normativa italiana (D.Lgs n.109 del 27 gennaio 1992), normativa poi successivamente superata dal regolamento Ue 1169/2011 sull’etichetta europea, entrato in vigore il 13 dicembre 2014, che aveva eliminato l’obbligatorietà di indicazione dello stabilimento di produzione. Lo schema di decreto sarà adesso inviato alle commissioni Agricoltura di Camera e Senato per ricevere i pareri. Ma non è tutto così semplice come sembra.
La nuova normativa istituita, infatti, entrerebbe in contrasto con il regolamento europeo che non prevede alcun obbligo di comunicazione. Il decreto legislativo licenziato dal Consiglio dei Ministri inoltre è previsto nell’ambito della Legge del 12 agosto 2016, n. 170 recante “delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione europea – Legge di delegazione europea 2015”, ed è proprio nel testo di questa legge che è espressamente indicato che il decreto sull’obbligatorietà di stabilimento sarà emanato ma previa autorizzazione comunitaria.
Il provvedimento, in contrasto con il regolamento europeo, dovrà dunque essere notificato alla Commissione Ue…e non è detto che abbia vita tanto semplice.