Ho seguito con grande attenzione l’edizione 2022 di Eurovision Song Contest. Ho raccontato, in diversi articoli, la forte incidenza della questione russo-ucraina nel condizionare la scaletta e l’andamento del Festival di quest’anno. Ho parlato della curiosa tempistica con cui è ricicciata fuori sui giornali la polemica franco-italiana per la presunta sniffata di Damiano. E ho parlato, ovviamente, della schiacciante vittoria Ucraina.
Non pensavo, però, di dovervi raccontare anche dello “scandalo Romania”. Di cosa si tratta? Chi ha seguito la serata finale dell’Eurofestival, avrà notato che, al momento del voto, quando ci si è collegati con le giurie di tutti i paesi partecipanti, alcuni collegamenti sono “saltati” e, dunque, l’annuncio del voto è stato dato non da un rappresentante di quel paese, bensì dal presidente di Eurovision Song Contest, presente a Torino, anziché collegato in esterna. Fra questi paesi “saltati” c’era la Romania, per l’appunto.
In diretta, perciò, venne da lui annunciato che la giuria rumena avesse dato la propria preferenza all’Ucraina. Niente di strano, salvo il fatto – cosa che avevo notato fin da subito – che proprio i rumeni non avessero assegnato nemmeno un punto alla Moldavia, nonostante il brano moldavo fosse una sorta di inno alla Romania, cantato in rumeno, con un testo che raccontava della fratellanza fra moldavi e rumeni, attraverso un viaggio verso Bucarest.
Fossi stato rumeno, almeno un punticino per ringraziamento alla Moldavia gliel’avrei dato, non vi pare? Invece niente. Va beh, si sa che la riconoscenza non è di questo mondo e quindi la cosa pareva passata così.
E invece no! Perché ieri, in una nota ufficiale, i rappresentanti della giuria rumena di Eurovision Song Contest 2022 hanno fatto partire una bordata niente male contro l’organizzazione internazionale, gridando alla frode. Nel loro comunicato si dice che la Romania la sua preferenza l’aveva data proprio alla canzone moldava, non a quella ucraina e che anzi, per i giudici rumeni, l’Ucraina non solo non aveva vinto, ma non aveva ricevuto nemmeno un punto.
Ora, gli ucraini, hanno avuto un distacco tale nella classifica complessiva, alla fine del conteggio dei voti, che i punti in più o in meno eventualmente ricevuti dalla Romania, non avrebbero fatto nessuna differenza. Fatto sta, se la vittoria degli ucraini aveva già fatto storcere il naso a qualcuno – che ha parlato di ragioni politiche e non artistiche dietro la loro vittoria – adesso, con l’aggiunta del sospetto di manipolazione nel conteggio dei voti, figuriamoci cosa si possa dire.
In conclusione, da che mondo è mondo, in quasi tutte le più importanti competizioni artistiche e sportive, il sospetto di “magheggi” sotto banco, per avvantaggiare qualche “raccomandato”, c’è sempre stato. Per esempio, quando Nerone decise di partecipare, da imperatore, alle Olimpiadi, guarda caso vinse tutte le gare a cui si era iscritto. Per meriti sportivi, secondo voi? Però, proprio per questo, anche oggi, dopo duemila anni, se si guarda a quei successi olimpici neroniani, è inevitabile commentarli con diffidenza e con sarcasmo.
Perciò, come consiglio, quando si vuole eventualmente aiutare qualcuno e penalizzare qualcun altro, per nobilissime o per meno nobili ragioni, è sempre bene saperlo fare con più stile e con più classe di quella evidenziata – vera o falsa che risulti alla fine la denuncia dei rumeni – in questa strana e politicizzatissima edizione 2022 dell’Eurofestival.