Non c’è pace per il Governo. Giusto il tempo di incassare l’approvazione per il paragrafo Italia del programma Next Generation EU che arriva sul tavolo la sentenza n.128 della Corte Costituzionale che ci ricorda che molti italiani rischiano in piena crisi pandemica di perdere l’abitazione principale.
Illegittimo, quindi, sospendere attività esecutive sull’abitazione principale del debitore e conseguente via libera a sfratti e pignoramenti immobiliari. Il comunicato stampa evidenzia che la sospensione è sempre adottabile con nuovi provvedimenti dal legislatore, stabilendo criteri che giustifichino il sacrifico imposto al creditore. E’ evidente che è necessario approvare un nuovo provvedimento che non privi i più deboli di tutela e non solo in questa materia.
Sempre nelle stesse ore, infatti, si aggiunge la voce forte del leader della CGIL, Maurizio Landini che, intervistato da Repubblica, ha affermato che si vede in giro la competizione tra i lavoratori per il lavoro e parla addirittura di rischio di tenuta della democrazia. Situazione seria, drammatica, prevedibile, conseguenza di interventi adottati a partire dall’inizio della pandemia e reiterati nella disperata consapevolezza che la medicina non è in grado di dare una lettura dell’evoluzione della pandemia. Così mentre la campagna vaccinale procede sull’onda dell’entusiasmo, i nodi economici, nonostante la trionfale parata europea di Cinecittà sono tutti da sciogliere.
Certo, c’è il progetto di aiutare i giovani a comprarsi casa con il mutuo garantito dallo Stato, vedremo come l’ABI recepirà la novità, ma bisogna avere meno di 36 anni ed avere un ISEE inferiore a 40mila euro, il che implica avere un lavoro per i prossimi 30 anni. Da giovani si coltivano speranze e si può firmare un debito che guarda al futuro, un sogno ipotecario che vale la pena di coltivare. Le cose cambiano però se si hanno 50 anni, qualche acciacco, e si deve pagare un affitto o mancano ancora 6/7 anni di mutuo da pagare e si è in cassa integrazione o disoccupati.
I sogni sono finiti da tempo, gli acciacchi sono un limite e la prospettiva è un lavoro nuovo, precario, da contendere ad un giovane pieno di sogni o ad un altro con i capelli d’argento con mutuo e/o affitto da pagare. Nutriamo speranze su Next Generation EU, ma è legittimo chiedersi che ne facciamo della “Last Generation EU”, come la rottamiamo l’enorme platea del baby boom europeo dal 1955 al 1975.
La Last Generation EU suona spesso alla vostra porta con un sorriso goffo, un giubbotto colorato ed uno zaino termico con scritte inglesi dei nuovi padroni dell’economia, il casco, l’odore accaldato che si miscela con quello della mozzarella. Prende i soldi, spera nella mancia e via, sparisce nell’ascensore perché il suo nuovo capo è digitale e sulla App c’è un nuovo ordine da prendere prima che lo prenda un altro. Forse mentre accende il motorino pensa a quando anche lui di sera indossava le pantofole, aveva le ferie, la malattia, ma è un attimo occorre correre via.
Serve un vigoroso ed immediato impianto di solidarietà e sostegno per chi non ha o non avrà più lavoro e dignità ed è necessario ora, la strada è quella di un sistema di ammortizzatori sociali potente ed efficace, in attesa che le politiche attive del lavoro consentano nuova occupazione.
La decisione della Corte costituzionale, presidio di nomofilachia della Costituzione, evidenzia che i provvedimenti devono essere assunti, tenendo conto dell’equilibrio dei diritti. Il legislatore deve intervenire subito perché la crisi economica non si può più affrontare, fissando scadenze oltre le quali, spesso, c’è la disperazione.
Occorre adesso una gestione post pandemica, un approccio graduale che spalmi nel tempo l’inevitabile accantonamento di chi ha i capelli grigi nel rispetto dei diritti costituzionali. La politica deve tornare a fare il suo lavoro e trovare le soluzioni ai problemi di oggi, perché altrimenti il Next Generation EUsarà l’ennesimo tappeto sotto il quale nascondere il disastro di quelli della Last Generation EU. Troppi cittadini non comprendono i toni entusiastici odierni delle dichiarazioni al Parlamento del nostro Premier, in stridente contraddizione con una realtà quotidiana dura che non può più solo affidarsi alla speranza di eventi futuri.