Intanto, Di Maio presenta altri ministri, Salvini è sicuro della vittoria e Letta appoggia Gentiloni
Siamo a metà dell’ultima settimana di campagna elettorale per le politiche 2018 e i leader dei vari partiti e movimenti politici sembrano sfidarsi su gesti e dichiarazioni emblematiche piuttosto che su contenuti e programmi.
Tra i fatti “da vetrina” del giorno sicuramente il viaggio a Budapest della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che ha incontrato il primo ministro ungherese Viktor Orbàn nella sede del Parlamento. Durante il colloquio tra i due, dice Meloni, si è discusso di “Lotta all’immigrazione incontrollata, difesa delle radici cristiane dell’Europa, revisione dei trattati europei per dare più sovranità agli Stati e poi di politiche di sostegno alla famiglia e alla natalità che in Ungheria sono state fatte e che in Italia vorremmo copiare”. “Orban è anche presidente di turno del gruppo di Visegrad, con il quale ci piacerebbe che l’Italia del futuro avesse maggiori relazioni”. Un indirizzo chiaro della direzione che assumerebbe un governo di centrodestra che includesse anche FdI.
Restiamo in Europa perché, da Bruxelles, non mancano novità sulla questione del “premier in pectore” Antonio Tajani. Il presidente del Parlamento Europeo ha dichiarato infatti che, per quanto “onorato dell’apprezzamento”, vorrebbe restare nell’attuale incarico, “che è importante per l’Italia”. Del resto, la possibile investitura di Tajani, uomo forte del PPE, non costituirebbe affatto un passaggio facile, visto che non tutti a Bruxelles potrebbero essere contenti del cambio di passo.
Ma quali che siano le intenzioni di Silvio Berlusconi rispetto ad un Tajani premier, il Cavaliere pensa già al dopo. “Contro la mia voglia, temo che dovrò essere io, che sarò riabilitato dopo una sentenza assurda” a guidare di nuovo il centrodestra nel caso si tornasse al voto tra un anno, afferma a Radio anch’io.
Questione, quella della preminenza della forza azzurra sul Carroccio, che per l’amico-nemico del Cav. in questa campagna elettorale (il candidato e capo della Lega Matteo Salvini) non si pone proprio. A suo dire infatti: “La Lega sarà prima in Veneto come in Lombardia, andremo avanti in Emilia. E per la prima volta nella storia avremo tanta fiducia di uomini e donne nel Sud: saremo prima forza del centrodestra”.
Divergenze a parte, la coalizione sarà insieme domani, giovedì 1 marzo, al Tempio di Adriano, a Roma, per una manifestazione congiunta.
Nel frattempo, c’è chi come Luigi Di Maio cerca di fare canestro con una mano e parare dei tentativi di rigore con l’altra (leggi le critiche sopraggiunte dalle altre forze politiche per la presentazione ante voto al Colle di un ipotetico Governo). Dopo la presentazione avvenuta ieri sera di altri tre candidati ministri (il prof. Pasquale Tridico al MEF, l’avvocato Giuseppe Conte alla Pubblica Amministrazione e Alessandra Pesce, tra l’altro già membro della segreteria tecnica del Viceministro Andrea Olivero, all’Agricoltura), oggi infatti è stato svelato anche il nome per il Ministero dello Sport: la medaglia d’oro di nuoto alle Olimpiadi, Domenico Fioravanti. E proprio nello sport M5S sembra spopolare: anche l’allenatore del Pescara, Zeman, ha espresso il proprio endorsement ai grillini.
Di Maio allontana le critiche: “È normale, ci attaccano tutti perché siamo la prima forza del Paese e dopo che presenteremo la squadra di governo saremo vicini a raggiungere la maggioranza assoluta”. Intanto si concentra su due appuntamenti fondamentali. Domani, giovedì 1 marzo, alle ore 15.30 al Salone delle Fontane, a Roma, presenterà la lista definitiva del “Governo pentastellato”, mentre venerdì 2 marzo sarà la volta della chiusura della campagna a Piazza del Popolo, dove dovrebbe essere presente anche Beppe Grillo.
Per quanto riguarda il centrosinistra, l’evento di ieri al Cinema Adriano di Roma ha visto insieme per la prima volta in questa campagna elettorale gli uomini più in vista del Pd: il segretario Matteo Renzi, il candidato a governatore del Lazio Nicola Zingaretti e il premier Paolo Gentiloni. Zingaretti ha scansato le domande dei giornalisti sul suo futuro ruolo da segretario dem (ipotesi invocata più volte dal governatore pugliese ed esponente di minoranza Michele Emiliano), mentre Gentiloni ha fatto critiche esplicite ai 5 Stelle: “La posta in gioco di queste elezioni di domenica è paragonabile a una scelta di campo, dirimente: a guardare la campagna elettorale non sembra. Siamo in questo festival surreale di proposte miracolose. Per la prima volta c’è un governo ombra che si presenta prima delle elezioni. Di solito perdi le elezioni e presenti un governo ombra, qui invece lo fanno prima delle elezioni“.
Lo stesso Paolo Gentiloni che, oggi, ha incassato l’endorsement su Twitter dell’ex premier Enrico Letta.
Sullo sfondo, mentre continuano gli sforzi del Ministero allo Sviluppo Economico per risolvere i tavoli di crisi, è arrivata la notizia che “il Cipe ha deliberato l’impiego di 200 milioni per il fondo per il contrasto alle delocalizzazioni 850milioni per i contratti di sviluppo: 1 miliardo e 50 milioni per gestire i processi di reindustrializzazione, transizioni e crisi industriali.
“La politica industriale di sviluppo rappresentata da Impresa 4.0, dal piano straordinario Made in Italy e dalla Sen, viene ora affiancata da una politica industriale di protezione per i lavoratori e le aziende spiazzate da innovazione tecnologica e globalizzazione”. Così il numero uno del MISE, Carlo Calenda.
È tempo degli ultimi ritocchi per andare in scena, ma la domanda rimane: chi brillerà di più sotto i riflettori?