M5S e il posizionamento internazionale, Salvini ripete il “no” a Renzi. Intanto Delrio ribadisce il ruolo del Pd
A dispetto della “responsabilità” invocata dal Capo dello Stato e della eventualità o meno di una convergenza tra M5S e Pd (ufficialmente esclusa da quest’ultimo), per ora è la realtà quotidiana a incaricarsi di offrire utili indicazioni.Oggetto: il Def, il documento di Economia e Finanza, come del resto si era capito già nei giorni scorsi.
Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, ha preso parte infatti all’incontro dell’ECOFIN, che oltre a coordinare le politiche economiche degli Stati membri, ne monitora le politiche di bilancio. Al termine, il ministro ha riferito degli incontri che ha avuto in questi due giorni con il commissario europeo Pierre Moscovici e altri, per informarli del lavoro che in Italia si sta facendo sulla scrittura del documento e del fatto che, finché non ci sarà un nuovo esecutivo in carica, la Commissione dovrà attendere l’invio del testo programmatico che “è compito del nuovo governo redigere” (e per il quale Movimento 5 Stelle e Lega sembrerebbero essere già al lavoro). Padoan ha sottolineato come la Commissione si sia dimostrata aperta e paziente ad attendere questo passaggio ulteriore e che ai vertici di Bruxelles sono state presentate tutte le opzioni di toto-governo profilatesi con l’esito elettorale.
Tuttavia, alla domanda dei ministri dell’economia europei su cosa succederà (davvero) nelle prossime settimane, pare che il “non lo so” del titolare del Mef non sia stato particolarmente apprezzato dal leader del Movimento 5 Stelle. Il candidato premier Luigi Di Maio, in sede di incontro con la Stampa Estera, ha dichiarato che, così, si starebbero “avvelenando i pozzi” per un futuro governo M5S. Un evento, del resto, quello dell’incontro con la stampa estera, a cui i 5 Stelle tenevano parecchio, volto a proseguire il posizionamento internazionale del Movimento, iniziato con gli incontri con gli investitori a Londra, e proseguito in varie tappe fino all’articolo odierno di Lorenzo Fioramonti (candidato M5S per il ministero dello Sviluppo Economico) sulle proposte economiche dei grillini apparso sul Financial Times.
Secca la replica del neo-segretario reggente del Pd, Maurizio Martina. “Le parole di Luigi Di Maio sono solo arroganti e per niente utili all’Italia. Altro che responsabilità. Insulta il ministro dell’Economia che ha garantito la tenuta del Paese e la sua ripartenza per poi predicare dialogo: una farsa. Di Maio dovrebbe accorgersi che il tempo della propaganda è finito”. Insomma, non proprio un viatico bene augurante per quanti caldeggiano un avvicinamento o quantomeno un “andare a vedere le carte” tra i due partiti.
Da sottolineare però che, in poco più di una settimana, si è passati da un atteggiamento sulla linea del “tutti dovranno venire a parlare con noi” pronunciato da Alessandro Di Battista all’indomani del 4 marzo, ad un appello misurato “fatevi avanti con i temi e diteci cosa volete fare per gli italiani” che Di Maio ha rivolto oggi ai partiti durante la conferenza. Uno scenario, il loro, che però non contempla un “governo di tutti” e che non immagina una squadra di governo diversa da quella a 5 Stelle.
Focalizzato su una partita senza giocatori in prestito da altre squadre sembra essere anche il leader della Lega Matteo Salvini, oggi a Strasburgo, che ha smentito di aver già avuto contatti con chicchessia sulle presidenze delle due Camere, ma che dopo gli alleati si incontrerà anche con le altre forze politiche. Continua però il no ad un governo “con chi è stato bocciato al voto”.
Nel dibattito su governo e opposizione si inserisce anche il ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio, che oltre ad aver dichiarato che per la guida del Pd ci sarebbero candidati “più capaci” di lui, ha ribadito la posizione del Partito Democratico in merito alla formazione del governo. Il Pd “riconosce l’esito negativo del voto, garantisce il pieno rispetto delle scelte espresse dai cittadini e al Presidente della Repubblica il proprio apporto nell’interesse generale” e “si impegnerà dall’opposizione, come forza di minoranza parlamentare, riconoscendo che ora spetta alle forze che hanno ricevuto maggior consenso l’onore e l’onere di governare il paese”. Così il ministro su Facebook, puntualizzando quanto detto in un’intervista a Radio Anch’io.
Nel frattempo, le #Olimpiadi2026 continuano a tenere banco. Dopo la spaccatura di M5S a Torino, anche la Provincia di Bolzano dice no alla proposta avanzata questa volta dal governatore del Veneto, Luca Zaia, per una candidatura delle Dolomiti . “Allo stato attuale sono impossibili Giochi ad impatto zero”, ha commentato il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, rivolgendo un appello al Comitato olimpico internazionale “di rivedere i criteri per i Giochi olimpici, altrimenti non si troveranno più località in Europa disposte ad ospitarli”.