Mail M5S al Colle con i nomi, presentazione giovedì; il centrodestra pensa agli incarichi da spartire. E Leu rischia la spaccatura sulle alleanze
di LabParlamento
Si scioglie la neve sulle strade di Roma così come si sciolgono le riserve su una possibile intesa di governo con M5S da parte del presidente del Senato e capo politico di Liberi e Uguali. Pietro Grasso ha dichiarato in un’intervista che, se i 5 Stelle prima non erano disponibili ad allearsi con nessuno, poi il contrario, e su immigrazione, Europa e diritti civili hanno preso posizioni antitetiche, adesso “se ci sono punti comune perché no”. Aggiungendo invece che, con Berlusconi, “non ci può essere un punto in comune. Il centrodestra ha una visione diversa dalla nostra”.
In ogni caso, se dopo il 4 marzo lo scenario di un’intesa LeU-M5S si verificasse, probabilmente, la parte che fa capo a Laura Boldrini (stando alle passate dichiarazioni del presidente della Camera) non sarebbe d’accordo con i grillini.
Un “grazie, ma no grazie” arriva invece dal Segretario e candidato premier della Lega Matteo Salvini rispetto alle avances di Casapound per un governo a matrice leghista, un po’ per orgoglio (“Non ho bisogno dei voti di altri”) e un po’ per non creare ulteriori frizioni con gli alleati. Il leader di Noi con l’Italia-UdC, Raffaele Fitto, si sarebbe infatti messo di traverso rispetto a una deriva così a destra, come pure Silvio Berlusconi che con Casapound non vuole avere a che fare; diverso il caso della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, secondo la quale “quello a Casapound non è un voto utile al centrodestra”. Probabilmente teme una fuga di voti in quella direzione, a suo discapito.
Nel frattempo, il governatore leghista della Regione Lombardia, Roberto Maroni, sottolinea ancora una volta come la questione del federalismo sia stata dimenticata dalla Lega di Salvini, muovendo così altre critiche a quelle già implicitamente avanzate al leader del Carroccio con l’approvazione dell’ipotesi “Tajani premier” rispetto alle perplessità del primo.
La competizione interna al centrodestra, tuttavia, non riguarda solo la premiership. Per Berlusconi e Salvini, e, solo in seconda battuta, anche per gli altri, c’è già un governo da spartire. I possibili incarichi fino ad ora emersi (oggi su La Repubblica) sarebbero i seguenti: il leghista e già vicepresidente della Senato Roberto Calderoli come nuovo Presidente di Palazzo Madama e Mariastella Gelmini (fedelissima del Cav.) come successore di Laura Boldrini a Montecitorio. A questi si aggiungerebbero (con Tajani premier se FI prendesse un voto in più della Lega), Matteo Salvini agli Interni, Giancarlo Giorgetti (Lega) all’Economia, l’ex presidente di Consob Giuseppe Vegas allo Sviluppo Economico, il capogruppo uscente e responsabile del programma di Forza Italia Renato Brunetta alla Funzione Pubblica, l’ex ad del Milan Adriano Galliani allo Sport, Mara Carfagna (sempre di Forza Italia) alla Pubblica Istruzione e Giorgia Meloni alla Salute e alla Famiglia.
In casa 5 Stelle, il giorno dopo che il sindaco Virginia Raggi lancia la scelta di Roma di bandire le auto a diesel dal centro della capitale entro il 2024, Luigi Di Maio scopre un’altra carta: quella del suo candidato a Ministro dello Sviluppo Economico, Lorenzo Fioramonti, professore di economia politica all’Università sudafricana di Pretoria. Fioramonti ha già accompagnato Di Maio nella City di Londra per spiegare agli investitori il programma economico di M5S. Arriva invece il diniego di Guido Bagatta a ministro dello Sport, nonostante il “piacevole confronto con Di Maio”.
Sulla strada che conduce alla presidenza di Montecitorio, si fa largo l’ipotesi che il Movimento proponga il nome di Roberto Fico, non più tra i fedelissimi di Di Maio e “apprezzato” dalla sinistra. Rimaniamo in attesa della lista completa di ministri potenziali inviata oggi al Colle via mail e che verrà presentata al pubblico giovedì 1 marzo.
Il centrosinistra prosegue la corsa per essere il primo gruppo parlamentare e il segretario del Pd Matteo Renzi annuncia che chiuderà la campagna elettorale venerdì 2 marzo, a Firenze. L’evento “Vota il futuro. scegli il Pd” si svolgerà a Piazzale Michelangelo dalle 21.
Sul fronte europeo, così importante per i mesi del dopo voto, ci sono sul piatto due questioni importantissime per l’Italia: l’estensione (possibile) del Quantitative Easing della BCE e il nodo EMA. In merito al QE, il presidente della BCE Mario Draghi ha ammesso che la possibilità di estendere la misura monetaria espansiva non è ancora stata discussa in Consiglio Direttivo. In merito alla seconda, invece, è stato bocciato in commissione Affari Costituzionali dell’eurocamera l’emendamento di Mercedes Bresso (Pd) che chiedeva di eliminare dal nuovo regolamento il riferimento ad Amsterdam come nuova sede dell’Agenzia del Farmaco.