Ma Mattarella non può aspettare in eterno. Ritorna l’ipotesi Di Maio. Fratelli d’Italia si chiama fuori
Dopo l’ennesimo giro di consultazioni al Quirinale tenutosi ieri, protagonisti MoVimento 5 Stelle e Lega, e al termine del quale Luigi Di Maio ha dichiarato che il nome proposto da lui e Matteo Salvini al Capo dello Stato era il prof. Giuseppe Conte (già ministro in pectore per M5S per “sburocratizzare la PA”), non sono mancate le polemiche.
Quale che sia la verità sul curriculum del Professore, tuttavia, non è questo il punto nodale della crisi post-elettorale che ormai si sta trascinando da fin troppo tempo e che rischia di superare il record della lenta nascita del Governo Amato. Il problema vero è che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, oltre a non aver rilasciato dichiarazioni nella giornata di ieri, non ha convocato Conte o chiesto ai leader della maggioranza giallo-verde di tornare al Colle.
Convocando per oggi i presidenti delle Camere, la sen. Maria Elisabetta Alberti Casellati e l’on. Roberto Fico, il Capo dello Stato ha cercato infatti di ricordare il ruolo assolutamente non accessorio, ma di garante, della Presidenza della Repubblica; anche se, va detto, la riuscita di questa presa di posizione è tutta da vedere nei fatti. Sì, perché la partita per la formazione del Governo è tutt’altro che chiusa.
Qualora il Colle decidesse di affidare effettivamente l’incarico a Conte si creerebbe un precedente non indifferente, perché programma e ministri sarebbero già stati sdoganati da altri. Conte presenterebbe il programma non suo e coordinerebbe un Consiglio dei Ministri frutto di una spartizione di ruoli cui Conte non ha partecipato, tra MoVimento 5 Stelle e Lega; quando invece, al secondo comma dell’art. 92 della Costituzione, si legge chiaramente che: “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri.” Un rapporto, quello tra premier e Capo dello Stato, la cui imprescindibile intimità politica sarebbe già stata lesa in partenza.
Diversamente, qualora Mattarella decidesse di non accettare il Governo Conte, preconfezionato da Salvini e Di Maio, si potrebbe aprire nuovamente lo spiraglio di un “vero” Governo politico a guida 5 Stelle, con il benestare della Lega, come misura in extremis; se non nella persona di Di Maio stesso, in qualcuno a lui molto vicino, come Riccardo Fraccaro. Senza dimenticare, sullo sfondo, il ritorno della minaccia elezioni anticipate.
A mettere ancora più in difficoltà il Quirinale vi sarebbero anche i nomi – di cui ieri non si sarebbe parlato in sede di consultazioni – dei ministri che circolano in queste ultime ore, preoccuperebbe in particolare quello di Paolo Savona all’Economia. Questo insieme ai continui moniti da vari esponenti delle istituzioni europee che invitano l’Italia a “non cambiare rotta”. “Non abbiamo visto ancora tutte le questioni, ascolteremo e parleremo con loro, ma sì, ci sono alcuni elementi preoccupanti” nelle idee di politica commerciale del nuovo governo italiano. Così la Commissaria Ue al commercio Cecilia Malmstroem, a cui si aggiunge l’auspicio del ministro degli esteri lussemburghese Jean Asselborn che spera che Mattarella “non permetta al nuovo governo italiano di distruggere tutto il lavoro fatto negli ultimi anni”.
Ad oggi le uniche sicurezze sono due: Mattarella non potrà aspettare un tempo infinito per affidare l’incarico di Governo, a Conte o a chicchessia, e, composizione del Consiglio dei Ministri a parte, il Governo che va nascendo non contemplerà Fratelli d’Italia. Né Giorgia Meloni né Guido Crosetto si aggiungeranno, come ministri, a quelli Lega e 5 Stelle, questa la decisione finale presa durante l’assemblea dei parlamentari di FdI di oggi a Montecitorio.
Niente da fare quindi: la maggioranza assoluta al Senato rimane risicata ad un esiguo “più sei”. Inaccettabile per FdI la volontà di chiudere l’ILVA e di non proseguire i lavori della TAV. Non solo, Meloni si è poi rivolta direttamente anche all’ormai ex-alleato Salvini, sottolineando come questo “è caduto nella trappola. E’ l’unico generale che conosco che avendo vinto la guerra si consegna al nemico, lasciando una parte delle truppe sul campo di battaglia”.
Il tempo però trascorre e l’incarico di Governo deve ancora arrivare.