Raduno dei neoeletti, rispettivamente, a Roma e Milano: toni diversi verso la Ue. Segreteria e primarie Pd, Zingaretti: “Ci sarò”. E Renzi?
di LabParlamento
Non c’è ancora un nuovo Governo, non si sa nemmeno ancora come deciderà di muoversi il buon Sergio Mattarella, da tutti ormai indicato come il “deus ex machina” di questo travagliato post voto, tuttavia nelle stesse ore M5S e Lega, ovvero i due vincitori, scelgono di confrontarsi su un terreno decisivo per l’affidabilità e il futuro del Paese, la manovra economica primaverile. Strizzando entrambi, evidentemente, gli occhi al Colle. Per la cronaca, assai più i Cinque Stelle e questo non è da poco se qualcuno dei nostri Lettori si volesse dare la briga di andarsi a rileggere qualche dichiarazione resa durante la campagna elettorale. Ma si sa, direbbe Andreotti, il potere (anche quello che non c’è ancora!) logora…
Dovrebbe essere una risoluzione lo strumento con il quale il M5S proverà a mettere la sua impronta sul Def, da varare in Parlamento a maggioranza assoluta entro il 10 aprile ovvero, facilmente, in piene consultazioni quirinalizie. Lo spiegano fonti del Movimento che stanno lavorando alla proposta pentastellata, a margine della riunione romana dei neoletti nel nuovo quartier generale dell’Hotel Parco dei Principi, ai Parioli. Una proposta che punterà su politiche espansive, investimenti pubblici ad alto moltiplicatore ed impontata a “prudenza” sulla volontà di sforare il tetto del 3%. “Ci sono degli sprechi su cui si può lavorare”, viene riferito dal M5S che ritiene inoltre sia probabile che, prima dell’approdo in aula, il Governo ora in carica comunichi la sua proposta – già sul tavolo del ministro Pier Carlo Padoan – “in una telefonata di cortesia”.
“Il Def sarà l’occasione per trovare le convergenze sui temi con le altre forze politiche. Se queste vogliono proporre altre misure che hanno al centro il bene dei cittadini, siamo pronti a discuterne», aveva anticipato al Corriere della Sera il leader, Luigi Di Maio, presente con Davide Casaleggio alla kermesse capitolina, alla quale arrivano alla spicciolata, a bordo di taxi che li scortano fino all’ingresso dell’hotel, gli eletti del M5S. All’odg, giurano dall’ufficio stampa, solo incombenze pratiche e burocratiche, niente politica. I giornalisti vengono allontanati dalla hall. L’albergo è militarizzato. Lungo applauso e addirittura una standing ovation per il candidato premier. Quindi, viene indicata Giulia Grillo come capogruppo dei deputati alla Camera, Danilo Toninelli al Senato. Ancora Di Maio: “Faremo tutti i passaggi istituzionali per garantire un governo al Paese». “Se poi ci sarà un accordo Pd-FI-Lega prenderemo i popcorn e vedremo aumentare ancora di più il nostro consenso“. E «se si tornasse a votare i partiti pagherebbero cara la loro irresponsabilità. Noi non avremmo nulla da perdere».
Intanto, a Milano: “O c’è un governo o la parola torna agli italiani”: dice il segretario della Lega, Matteo Salvini, che incontra anche lui i nuovi parlamentari. “Io farei domattina una legge elettorale che dà un premio alla coalizione o al partito più votato”, aggiunge in una conferenza stampa. “Ma credo poco ai governi tecnici a tempo per fare una o due riforme, che rischiano di essere al servizio di Bruxelles”. Senza un nuovo governo si torna a votare? Una cosa alla volta. Sicuramente non si fanno pastrocchi”. Chiara stoccata a Silvio Berlusconi che, ieri, si era detto contrario ad andare ad un voto anticipato temendo l’Opa leghista definitiva su Forza Italia.
“Stiamo lavorando perché, entro aprile, qualunque sia il governo c’è una manovra economica da preparare. Leggo che Bruxelles vuole nuove tasse, noi presenteremo una manovra alternativa fondata sul contrario: meno tasse”. Secondo Salvini, “a Bruxelles saranno contenti perché tutti sono contenti se l’Italia cresce”, chiosa sorridendo ed è evidente, comunque, il cambio di passo verso Bruxelles rispetto all’ “istituzionale” Di Maio. Una posizione che non può non preoccupare in quel di Arcore dove si è sventolata alta, finora, la bandiera del PPE che ha portato Antonio Tajani alla presidenza del Parlamento Europeo. Salvini guarda anche al Pd post-Renzi: “Spero siano a disposizione per dare una via d’uscita al Paese, a prescindere da chi uscirà dalle primarie”. Insistendo sulla possibilità di un appoggio dem anche a un governo di centrodestra: “Se tutti dicono che al centro c’è il lavoro, su questo il nostro programma ha proposte concrete e realizzabili”. Ma la risposta del Pd è immediata: “Governino con chi ha il loro programma”.
Riemerge Umberto Bossi, che non lesina di buon grado un “aiutino” al Cavaliere. “Berlusconi ha detto che lo fa diventare premier e se lo ha detto Berlusconi…“: così ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano se Salvini abbia o meno la forza di diventare premier. “Lo vuole diventare – ha detto il fondatore della Lega all’assemblea del Carroccio – ma può farlo se ha l’appoggio di Berlusconi… E molti possono dargli una mano. Chi? Tutti. Mica si può mandare per aria la Lega!”.
In casa centrosinistra, si è presi da ben altre incombenze. E in vista della decisiva Direzione di lunedì, c’è da registrare la mossa del neogovernatore del Lazio, Nicola Zingaretti, che scende in campo per la segreteria Pd .”Io ci sarò” annuncia a Repubblica aggiungendo: “Anche alle primarie, non escludo nulla”. Sull’intesa con M5S è netto: “Restiamo all’opposizione”. Il motivo dei 341mila voti presi in più dal partito alle politiche? “Buona amministrazione e rilancio dello spirito dell’Ulivo”. E su Renzi : “Un’esperienza che non possiamo liquidare” invitandolo a spingere “verso la rigenerazione”. “Io mi auguro che ci sia un congresso delle idee e non un referendum tra persone, il mio contributo è nella richiesta di affrontare i temi della ricostruzione di un progetto per l’Italia. A volte le nostre regole interne hanno messo in evidenza i nomi e non il dibattito e il confronto. La prima cosa di cui abbiamo bisogno come comunità dem è darci delle regole che riaccendano il confronto e la rigenerazione”. Da segnalare: Zingaretti apre anche nel Lazio ad un confronto con M5S e dice ancora: “Vedrò la sindaca Raggi, bisogna collaborare per il bene di Roma”.
Tutto però, al Nazareno, è in piena evoluzione ed il fine settimana sarà una 48 ore di colloqui, proposte, dinieghi, accordi … Sul tavolo un puzzle da comporre in poco tempo: agenda e transitorio verso il Congresso, nomina dei capigruppo, composizione della squadra per le consultazioni al Quirinale che dovrebbe essere formata dai capigruppo e dal vicesegretario, Maurizio Martina, come nuovo “segretario reggente”. Ma non è detto. E Renzi? Lunedì il presidente, Matteo Orfini, leggerà la famosa lettera di dimissioni che potrebbe contenere qualche passaggio ancora sconosciuto… Certo sembra strano che l’ex premier si tiri fuori dalla corsa alle primarie. A meno che non intenda giocarsi tutto sull’impossibilità di fare un Governo, nuove elezioni e nascita di un partito “macronizzato” con chi ci sta. Fantapolitica? Non ci vorrà molto per saperlo.
PS Antonio Di Pietro, fondatore dell’Ulivo e dell’Italia dei Valori, ha fatto un passo indietro rispetto alla candidatura annunciata come candidato presidente del centro sinistra alle regionali molisane del 22 Aprile.