PD: “Stallo insostenibile” e UE guarda ai conti pubblici. Emergono differenze dentro Forza Italia
di LabParlamento
Accordo sì, accordo no. Dal più recente giro di consultazioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella tenutosi ieri con Luigi Di Maio dei 5 Stelle prima, e con Matteo Salvini della Lega poi, è emerso un nulla di fatto: alle due forze politiche serve altro tempo per lavorare al contratto di governo. Oggi è proseguito il lavoro di tavolo dei tecnici a Montecitorio; si punterebbe a chiudere entro giovedì in vista delle consultazioni della base, online e nei gazebo.
Restano ancora da chiarire alcune questioni fondamentali, prime tra tutte la gestione dell’immigrazione, ma, soprattutto, l’accordo sul nome del premier, che, anche il Quirinale, non vuole sia un semplice prestanome: bisognerà vedere quale delle due forze politiche riuscirà a far prevalere le proprie istanze. In ogni caso, si apprende da fonti parlamentari che la prossima chiamata al Colle potrebbe avvenire questo giovedì, ma di mezzo c’è, appunto, anche la questione del consulto con le basi elettorali. I Segretari Locali del Carroccio sono già stati allertati per portare avanti il processo referendario nei gazebo il 19 e il 20 maggio (contemporaneamente, sulla piattaforma Rousseau, si dovrebbe tenere la consultazione con gli iscritti al MoVimento 5 Stelle).
L’ulteriore richiesta di tempo da parte dei due leader, però, ha fatto sì che ad esprimersi negativamente sul prolungamento dello stallo politico non fosse soltanto il Partito Democratico (che ritiene, come dichiarato dal Segretario reggente Maurizio Martina che “Se sono nelle condizioni di far partire un governo, lo facciano. Ora non possono più perdere tempo”), ma anche l’Europa. Il vicepresidente della Commissione UE, Valdis Dombrovskis, ha infatti espresso preoccupazione per la tenuta dei conti pubblici, “È chiaro – ha dichiarato – che l’approccio alla formazione del nuovo Governo e l’approccio rispetto alla stabilità finanziaria deve essere quello di rimanere nel corso attuale, riducendo gradualmente il deficit e il debito pubblico”. Ma non è tutto, perché a dire la sua ci ha pensato anche il Commissario europeo alla Migrazione, Dimitris Avramopoulos, il quale si augura che con un cambio di governo non vi sia anche un cambio di rotta sulla gestione del fenomeno migratorio: cosa alquanto probabile invece, viste le forze in campo.
L’ incertezza non caratterizza solo le due forze che al momento cercano di timonare la nave. All’interno della coalizione di centrodestra iniziano ad intravedersi i primi segni di scontento. E’ il caso del coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia, Guido Crosetto, che rincara sul mancato annuncio del nome del premier che Lega e 5 Stelle avevano promesso per ieri. E anche all’interno dei partiti stessi non c’è aria di armonia.
In Forza Italia, infatti, si fanno largo posizioni contrastanti, con un Renato Brunetta che su Facebook rilancia il ruolo di Berlusconi, “pronto a candidarsi alla guida del Paese” e che su Twitter va contro l’accordo M5S-Lega dicendo: “Anziché pensare a riscrivere la storia, Matteo #Salvini e Luigi #diMaio farebbero bene a pensare prima a scrivere dove troveranno i soldi necessari per coprire tutte queste spese”. Mentre la portavoce di Silvio Berlusconi e senatrice azzurra, Licia Ronzulli, è di posizioni più moderate e ribadisce che non sia compito di Forza Italia quello di chiedere alla Lega di retrocedere sul contratto con il MoVimento, convinta che Salvini stia cercando di portare a casa un buon accordo per tutti.
Il Partito Democratico sembra tornare a dividersi – come sempre d’altronde – non tanto su “Congresso sì, congresso no”, quanto più su chi dovrà reggere in piedi il partito fino alle primarie; da una parte ci sono le minoranze che fanno capo ai ministri Dario Franceschini e Andrea Orlando che vorrebbero fosse proprio Maurizio Martina, dall’altra, i renziani che spingono perché sia il presidente dei dem Orfini a dirigere la transizione. La volontà del fronte renziano di non avere Martina a capo del Nazareno è poi dettata anche dal fatto che in caso di elezioni anticipate – in autunno – sarebbe il Segretario reggente ad avere la meglio sulla composizione delle liste e sulla formazione di un’ipotetica coalizione con LeU a sinistra. Le prime risposte le avremo nel weekend, dopo che si sarà tenuta l’Assemblea nazionale (dove i renziani dovrebbero avere la maggioranza, ndr).
Intanto, il Quirinale attende. L’unica comunicazione pervenuta oggi dal Colle è una nota per smentire che Matteo Salvini avesse proposto a Mattarella il nome dell’economista Giulio Sapelli come candidato premier.