Anche se non mancano diversità di vedute su MoVimento 5 Stelle e ritorno alle urne. Al momento restano tutti gli interrogativi
Nel giorno in cui le due Coree annunciano che: “La guerra è finita”, dopo più di 60 anni di gelo, le forze politiche italiane non potrebbero essere più lontane dal raggiungere un accordo per formare il governo della XVIII Legislatura.
Subito dopo la dichiarazione di “esito positivo” del mandato esplorativo del Presidente della Camera, Roberto Fico (ossia l’avvio di un dialogo tra il MoVimento 5 Stelle e il Partito Democratico), non sono mancate infatti le repliche del centrodestra, timoroso che un accordo M5S-PD possa concretizzarsi, quando, in realtà, si tratta di un tentativo che potrebbe perfino non vedere la luce del 4 maggio. Tutto sta nelle mani della Direzione nazionale del Pd, convocata per giovedì 3.
Le posizioni dei leader del centrodestra, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, impegnati nella campagna elettorale per le regionali in Friuli Venezia Giulia, denotano come entrambi siano ancora fermi ai blocchi di partenza del post elezioni.
Il primo non è disposto ad abbandonare il padre di Forza Italia, “I giornali di oggi dicono che lunedì lascerò Berlusconi? Capisco perché vendano sempre di meno. Non è vero che accadrà. (…) Mi presento alle elezioni con una squadra e vado avanti con quella squadra”, così Salvini durante un incontro in Friuli. Mentre Berlusconi è assolutamente certo del fatto che non verrà tradito all’ultimo dal leader della Lega.
Non solo, dopo la dichiarazione del capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, secondo il quale “dopo 50 giorni il forno della Lega è chiuso, noi abbiamo una dignità”, Salvini, che aveva chiesto a Di Maio di riaprire il tavolo delle trattative con il centrodestra (tutto!), è passato all’attacco, sostenendo che: “Le percentuali di un governo tra Pd e Cinquestelle sono pari a zero” e che si tratterebbe di “un accordo contro natura e soprattutto una presa in giro agli italiani”.
Opinione condivisa da Silvio Berlusconi, che, sottolineando come un accordo tra Pd e M5S “per il Pd sarebbe l’inizio della fine”, ripete ancora una volta quanto dichiarato dopo le elezioni: il governo dovrà essere espressione del centrodestra che – pur non avendo i numeri – potrebbe cercarli direttamente in Parlamento. Sicuramente, quello che Berlusconi non vuole rischiare è di tornare alle urne: “Sarebbe un male” – dichiara. “Chi ha vinto queste elezioni ha il diritto e il dovere di fare un governo”.
Anche se questa è una possibilità cui l’alleato vincente del Cav., Matteo Salvini, non sbatte la porta in faccia, anzi. “Per quanto mi riguarda – ha dichiarato – la via maestra dice che bisogna cercare un accordo tra i primi e i secondi, se questo non è possibile si torni alle urne subito, entro l’estate. Non sta scritto né in cielo né in terra che si debba arrivare a ottobre. Anche perché, con l’aria che tira, io penso che una maggioranza qualcuno la porta a casa se si vota a giugno”.
Infine, in merito alla questione sollevata da Di Maio durante le consultazioni-bis, sul nodo delle reti televisive e dell’ipotetica minaccia di Berlusconi nei confronti Salvini, il leader del Carroccio ha tenuto a sottolineare di non sentirsi “affatto minacciato dalle TV di Berlusconi”.
A questo punto, molte le domande che rimangono senza risposta: cosa deciderà Mattarella? Proporrà un “governo istituzionale” per le riforme che duri un anno o proseguirà sulla strada di un governo politico? Cosa deciderà il Partito Democratico in Direzione, e se anche decidesse di dialogare, la base del MoVimento accetterebbe di sedersi al tavolo con i renziani e viceversa? Stando alle carte in mano ai giocatori oggi, nemmeno la mano che si giocherà in Friuli domenica per il governo della Regione aiuterà a capire in che direzione andrà la partita.