Il no di LeU a Gentiloni, mentre continua lo scontro PD – Movimento 5 Stelle
Un weekend, quello appena trascorso, che potrebbe non soltanto portare al tanto ambito 1% la lista “Insieme”, formata dal Partito socialista di Riccardo Nencini, dai Verdi di Angelo Bonelli e da Area civica di Giulio Santagata in coalizione con il Partito Democratico, ma anche avere una valenza più ampia nello scenario post-voto. Dopo un lungo silenzio (9 anni!), l’ex premier Romano Prodi ha infatti preso parte ad un’assemblea politica, non senza destare scompiglio a sinistra. “Oggi ho rotto un lungo silenzio, perché mi sentivo in dovere di sottolineare l’importanza della scelta e il dovere di sostenere la coalizione di centrosinistra, in particolare gli amici di ‘Insieme’ perché portano avanti gli stessi valori che sono stati alla base dell’Ulivo e che io profondamente condivido: minore disuguaglianza e una forte presenza in Europa“, ha detto Prodi.
Dopo aver chiarito in che parte del centrosinistra “pianterà la tenda”, il Professore ha elogiato il lavoro del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni “in un momento difficile, in cui abbiamo bisogno di mostrare un Paese sereno, con idee chiare, che riconosce i propri limiti e i propri meriti in Europa”.
Un’investitura che non ha sollevato questioni in casa PD, a confermarlo anche le parole del Segretario Matteo Renzi, “Con il presidente del Consiglio non litigheremo mai […] È chiaro che chi ha fatto il presidente del Consiglio come Paolo Gentiloni potrà giocarsi le sue carte per il futuro“, ma che non è andata giù ai “compagni che sbagliano”, così definiti da Prodi (leggi Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani, esponenti di punta di Liberi e Uguali).
In particolare, Massimo D’Alema e il leader di LeU Pietro Grasso, hanno affermato un “no” categorico non solo al PD, ma proprio a Paolo Gentiloni, ricordando che “è quello che ha posto tre fiducie alla Camera e cinque al Senato per approvare una legge elettorale truffa, perché come abbiamo visto si dà un voto a una lista e si eleggono altri di un altra lista”. “Prodi dice che abbiamo commesso un errore? È la stessa cosa che io penso di lui” queste le parole di D’Alema a Radio Capital.
Da notare che il Presidente del Senato Grasso sta sempre più criticando le riforme targate PD, tra le ultime vittime anche la “Buona scuola”: “non dovranno più essere offerti questi mezzi tirocini dell’alternanza scuola-lavoro: quello è un altro pezzo da smontare” e ancora, “Raramente una riforma è stata così contestata, ha scontentato tutti. […] Speriamo di metterci un altro aggettivo alla scuola, magari ‘Ottima'”.
Lo stesso Grasso poi, a differenza di quanto avvenuto nelle scorse settimane, ha condiviso la proposta della Presidente della Camera Laura Boldrini, a sua volta esponente di punta di LeU, di sciogliere tutti i gruppi che si ispirano al fascismo. Nemico comune, fronte compatto, almeno questa volta.
Nel frattempo continua la lotta a suon di scandali tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. Allo svelarsi di altri nomi collegati alla questione dei mancati rimborsi di alcuni esponenti del Movimento, sono seguite, quasi contemporaneamente, le dimissioni del dem Roberto De Luca, da assessore al Bilancio del Comune di Salerno (dove il fratello Piero è candidato all’uninominale). Un PD sull’ascia di guerra che promette di trovare i responsabili di questa bolla mediatica. Ma di un confronto faccia a faccia tra Renzi e Di Maio ancora nessuna traccia.
In casa centrodestra, mentre Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, portava avanti la sua iniziativa “anti-inciucio”, bisfrattata dagli alleati, Matteo Salvini era intento ad accusare di autoreferenzialità Confindustria: “Sto incontrando tanti imprenditori e temo che i vertici di Confindustria rappresentino sempre più se stessi e non il mondo dell’industria”.
Infine, da segnalare che oggi è stata una giornata molto intensa per l’esecutivo. Da una parte, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda hanno firmato il decreto per cui gli esentati over 75 dal canone RAI passano da 115.000 a 350.000, dall’altra, è saltato l’accordo tra il Governo e Embraco che non ha accettato la proposta di rientro e cassa integrazione e che procederà dunque con i licenziamenti.
“Un atteggiamento di totale irresponsabilità dell’azienda. Le loro motivazioni dimostrano una mancanza di attenzione al valore delle persone e alla responsabilità sociale dell’impresa”. Così, oggi il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.