Lega e M5S adesso “se le cantano”. Ma il Carroccio… Bufera alla vigilia della Direzione Pd
di S.D.C.
La crisi di Governo sembra arrivata al suo epilogo. Dopo i tentativi falliti dai due “esploratori”, i presidenti di Senato e Camera, il Capo dello Stato attende soltanto, per cortesia istituzionale, la Direzione del Pd di domani e poi prenderà la decisione. Previo, forse, un nuovo rapidissimo giro di consultazioni. Impossibile un Governo di Legislatura, si punterà su un esecutivo di durata limitata, anche se la soluzione definitiva della formula non c’è ancora.
Scomparso dai radar il voto a giugno, la verà novità è che la Lega, con le ultime dichiarazioni del braccio destro di Salvini, Giancarlo Giorgetti, ha aperto a una compagine di scopo con l’obiettivo di riformare la legge elettorale in fretta e tornare alle urne in autunno (“Patti chiari, amicizia lunga, governo corto”). Il Quirinale però vorrebbe un esecutivo di tregua che faccia anche la Legge di Bilancio ed il resto della manovra economica con elezioni all’inizio del 2019, forse più. Nel contempo viene confermato il “no” a tentativi al buio: nessun incarico al centrodestra in assenza di una maggioranza, come vorrebbero FI e Fratelli d’Italia. In ogni caso, anche per il voto in autunno (pur con tutte le incognite del caso) si punta ad un governo “terzo” per gestire la nuova campagna elettorale. Che dovrà avere, per forza, l’appoggio per nulla scontato dei Cinque Stelle. E del Pd, sempre più travagliato al suo interno e che domani tiene una delicatissima Direzione il cui Odg, dall’oggetto M5S, è diventato un nuovo, forse decisivo round per il controllo della maggioranza interna.
Dice intanto Luigi Di Maio: “Non è possibile nessun governo del cambiamento con Berlusconi e il centrodestra. Salvini ha cambiato idea e si è piegato a lui solo per le poltrone”. E aggiunge: “Non resta che tornare subito al voto. Noi non abbiamo alcun problema nel farlo perché ci sostengono i cittadini con le piccole donazioni. Altri invece si oppongono perché, tra prestiti e fideiussioni, magari hanno qualche problemino con i soldi. Ma l’Italia non può rimanere bloccata per i guai finanziari di un partito”.
“Non rispondo a insulti e sciocchezze su soldi e poltrone, per noi lealtà e coerenza valgono più dei ministeri. Voglio dare un governo agli italiani, se i grillini preferiscono litigare lo faremo da soli. Bloccare anche la partenza dei lavori delle commissioni parlamentari è da irresponsabili”, la replica a muso duro del segretario della Lega e leader del centrodestra, Matteo Salvini” che poi conferma: “Siamo disponibili a prendere l’attuale legge elettorale – ha aggiunto – e a mettere un premio di maggioranza che garantisca a chi prende un voto in più di governare”.
Un Salvini che soltanto poche ore prima era stato assai più disponibile. “Sono umilmente a disposizione da oggi pomeriggio, quando e dove si vuole, con chi si vuole, in diretta o non in diretta, a sederci attorno a un tavolo con il M5S partendo dalla riforma delle pensioni, del lavoro, del sistema fiscale, del sistema giudiziario, del sistema scolastico, punto per punti, senza professoroni, per decidere come si fanno queste riforme”. Tutto inutile.
Scontro aperto nel Pd. Secondo indiscrezioni raccolte dall’Ansa, tutte le componenti del Pd che non fanno capo a Renzi, sono orientate a chiedere domani, in Direzione, un voto sul mandato del reggente Maurizio Martina fino all’Assemblea nazionale. “Conte interne” che un documento predisposto dai renziani e sul quale è partita una raccolta di firme tra parlamentari e membri della Direzione, si proponeva di evitare rilanciando l’ipotesi di un governo che, con il coinvolgimento di “tutte le altre forze politiche”, aiuti a “riscrivere le regole del nostro sistema politico-istituzionale”. Iniziativa travolta però subito dalle polemiche per la comparsa in rete sul sito senzadime.it dei nomi di alcuni esponenti dem divisi per “non favorevoli”, “favorevoli” e “non si sono ancora espressi” su un accordo di governo con M5s. Tra i più critici subito il ministro della Cultura, Dario Franceschini. In campo anche Maurizio Martina secondo il quale il sito andava chiuso: poco dopo sono comparsi tutti “omissis” al posto dei precedenti elenchi.
A livello parlamentare, Franco Mirabelli, Simona Malpezzi e Valeria Valente sono i nuovi vicepresidenti del gruppo del Pd al Senato, eletti, come tutto l’ufficio di presidenza all’unanimità dalla riunione svoltasi nella commissione Industria di Palazzo Madama. Sono stati poi eletti segretari d’aula Caterina Bini, Alan Ferrari e Monica Cirinnà. Il tesoriere del Gruppo è invece Stefano Collina.