Continua l’approfondimento della Camera sulla nuova economia digitale. Ieri audizione di Sironi, IBM Academy e pioniere della finanza del futuro
Continua senza sosta l’impegno della Commissione Finanze della Camera sul tema dell’evoluzione e delle prospettive del nuovo mercato digitale, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle tematiche relative all’impatto della tecnologia sul settore dei capitali, del credito e in ambito assicurativo.
Obiettivo dell’approfondimento è quello di costruire un quadro definito sul cambiamento che sta coinvolgendo il mercato finanziario e, più in generale, sulla nuova «fintech», ovvero l’universo legato alla digitalizzazione dei servizi bancari. Punto di partenza è l’inarrestabile evoluzione delle transazioni finanziarie che, progressivamente, si spostano sempre più dai centri tradizionali (banche, agenzie, succursali) verso le più disparate piattaforme internet. E, dopo la Brexit, l’Italia può ritagliarsi uno spazio nel nuovo sistema economico-finanziario comunitario, candidandosi come «hub finanziario europeo»occupando il posto lasciato vacante da Londra.
Non a caso, martedì scorso, lo stesso ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, si è recato a Milano a tenere a battesimo il primo «Fintech District» italiano in piazza Gae Aulenti, luogo pensato come polo d’attrazione per talenti, imprese e start-up. Anche la Banca d’Italia, cavalcando tale onda lunga, a breve lancerà sul proprio sito istituzionale «Canale Fintech», luogo privilegiato dove poter recuperare tutte le informazioni sul questo nuovo mondo.
Le trasformazioni digitali applicate alla finanza rappresentano risorse da coltivare con estrema rapidità, quasi alla stessa velocità con cui la tecnologia viaggia. Tali innovazioni, però, se non opportunamente regolate, rischiano di falsare i mercati, la concorrenza e di ledere i diritti di consumatori e utenti.
È per questo che, a livello comunitario, l’Unione europea sta preparando la stretta sul Fintech, avviando la prima consultazione pubblica in tale materia. Obiettivo della Commissione la definizione di regole chiare e trasparenti per i nuovi operatori “innovativi” che si affacciano nei settori tradizionali del credito. Nelle previsioni di Bruxelles, infatti, le licenze richieste dai nuovi tecno-operatori che forniscono servizi bancari in versione digitale, robotizzati e innovativi dovranno dotarsi di un capitale superiore alla media e una riserva aggiuntiva, insieme a precise garanzie di azionariato stabile e di alto profilo capace di coniugare, accanto alle competenze digitali, anche quelle bancarie.
Su questo e su molto altro ancora si è discusso anche ieri pomeriggio, in occasione dell’audizione del dottor Paolo Sironi, esperto e pioniere del Fintech, membro dell’IBM Industria Academy.
Dopo aver ripercorso la genesi della Fintech, Sironi ha voluto condividere tre riflessioni su questa nuova industria, in modo da tracciare un percorso più robusto per gli operatori finanziari e maggiormente redditizio per i consumatori.
Il primo tema riguarda la “disruptive innovation”, la disintegrazione dell’attuale sistema bancario: da guadagni su servizi e commissioni oggi le banche si stanno spostando verso la consulenza finanziaria dedicata alle famiglie. Il Fintech può dare valore a questa conversione, introducendo un’innovazione sostenibile, capace di trasferire conoscenze “a valore aggiunto”, aiutando così gli istituti a vendere meglio non più semplici prodotti ma solide relazioni con i clienti, alle prese con le scelte di investimento.
Il secondo tema trattato in audizione ha fatto leva sulla domanda “cos’è” il digitale in relazione ai servizi finanziari. Grazie alle innovazioni tecnologiche si sta riducendo progressivamente l’asimmetria informativa tra operatori del mercato e singoli utenti, ma acquistare un fondo azionario non è come comprare una cravatta, ed è per questo che i nuovi operatori trovano nel digitale un alleato prezioso, utile a relazionarsi meglio con l’utente percomprenderne le propensioni psicologiche all’acquisto.
Il terzo tema discusso è stato quello delle piattaforme tecnologiche. Le piccole imprese Fintech, progressivamente, stanno aggredendo il gigante bancario, grazie alla specializzazione in piccole attività sottraendo, così, margini di guadagno agli istituti di credito. Ma il futuro è delle piattaforme digitali, le uniche in grado di aggregare in un unico luogo virtuale tutti i singoli servizi. Per realizzare ciò è necessaria l’unione sinergica della tecnologia, propria degli Stati Uniti, della regolamentazione, tipica dell’Europa, e del modello di business, proprio della Cina.
L’on. Pelillo (PD), intervenendo nel dibattito, ha sottolineato l’asimmetria di conoscenza tra il cittadino e l’operatore finanziario accentuando, in tal senso, le recenti iniziative intraprese per l’introduzione di percorsi di educazione finanziaria. Di tale avviso anche Sironi, che ha rimarcato l’importanza di ripensare ai modelli formativi oggi conosciuti, non con un’educazione descrittiva, ma piuttosto spostando il modello verso la gamification, una sorta di “imparare giocando”, e su questo il digitale fornirà senz’altro una grande mano d’aiuto.
Barbanti (PD), sempre su questa scia, si è chiesto se non fosse opportuno introdurre percorsi di educazione finanziarie nelle università, un interrogativo a cui Sironi ha riconosciuto grande importanza sottolineando come oggi l’innovazione richieda un’interdisciplinarietà, piuttosto che uno studio per “compartimenti stagni”, tipico dei percorsi accademici nostrani.