Di Raffaele Focaroli*
Siamo tutti d’accordo sulle adozioni delle coppie omosessuali? Intanto cerchiamo di capire come ottenerla e come è disciplinata dal punto di vista giuridico. Le coppie gay possono adottare. Ma attenzione, è stata soltanto la Cassazione a dichiararlo perché non c’è una legge specifica. In sintesi sono stati i Giudici a riconoscerla.
Il presupposto dell’adozione poggia sulla prioritaria condizione che la coppia sia sposata e cioè che gli aspiranti genitori siano “coniugi”. In Italia, dopo che il nostro paese è stato più volte sanzionato dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, le coppie omosessuali possono sposarsi ricorrendo all’istituto dell’unione civile che consente a due persone dello stesso sesso di tutelare la loro unione. Una coppia gay, infatti, può rendere una dichiarazione all’ufficiale di Stato civile, alla presenza di due testimoni. In questo modo, assume gli stessi diritti e doveri, come ad esempio l’obbligo di assistenza morale e materiale reciproca.
Adozione coppie gay
Fin qui, credo, tutto chiaro. Ma allora come è possibile che una coppia omosessuale possa adottare? In questi casi l’adozione consentita è una forma particolare di adozione detta, per l’appunto, “adozione in casi particolari”. Questo tipo di adozione, non interrompe i legami con la famiglia d’origine. Se ad essere adottato, come è possibile, nel caso della coppia gay, sia il figlio biologico del partner, il bambino diverrà, a tutti gli effetti, parente di tutti gli altri famigliari siano essi nonni, cugini, zii con ogni conseguente effetto di legge. Pertanto, i due soggetti, nel loro essere coppia, diventano genitori con ogni obbligo e dovere connesso.
Preliminare ed imprescindibile è, ovviamente, il consenso del genitore biologico del minore e l’effettiva esistenza di un rapporto continuativo e stabile tra “genitore sociale” e minore. Per genitore sociale si intende il compagno del genitore biologico. Questo, in sintesi, il quadro giurisprudenziale. Ma come si pone la società di fronte a questa forma di adozione? In primis, vorrei sottolinearlo, l’angolazione dalla quale dobbiamo guardare non è quella della coppia adottiva, né, tantomeno, della società e, ancor meno, quella della politica. Il primo interesse rimane sempre il benessere psicofisico del minore.
L’ obiettivo primario è, infatti, sempre questo. Il secondo aspetto, trattandosi sostanzialmente di un fenomeno recente e nuovo, è quello di pervenire alla decisione scevri da pregiudizi di sorta. Infatti, è bene ricordare che ogni caso è a sé. Ad esempio, non ci si può esimere dal considerare che vi sono minori che restano in casa famiglia, senza una loro collocazione presso una coppia affidataria, perché si ritiene, per la loro stabilità, sia più giusto proseguire nel percorso in struttura. Pertanto non vi è, in questi casi, una legge generale applicabile indistintamente.
Al fine di pervenire ad una valutazione obiettiva le domande da porsi dovrebbero essere: esistono differenze sostanziali tra omosessuali ed eterosessuali in quello che è il ruolo genitoriale? Sulla base di cosa si dovrebbe discriminare un genitore? Sull’orientamento sessuale? Invero, recenti studi hanno approfondito gli studi nella materia specifica. È stato effettuato un esame su 82 bambini dei quali 60 affidati a genitori eterosessuali e 22 a genitori omosessuali gay o lesbiche (15 con genitori maschi e 7 con genitori femmine).
I bambini esaminati, presentavano fattori di rischio, tra cui l’esposizione prenatale a sostanze, abuso o negligenza. L’età dei bambini variava da 4 mesi a 8 anni. I bambini furono studiati a distanza di due mesi, un anno e due anni dopo che erano stati collocati presso la famiglia. I bambini furono sottoposti a valutazione cognitiva ed i risultati mostrarono pochissime differenze tra i minori. Emerse una difformità che riguardava il fatto che i bimbi adottati dalle coppie gay presentavano, al momento della collocazione, maggiori problematiche rispetto ai bambini adottati da genitori eterosessuali.
Adozioni Gay: non è tanto importante l’orientamento sessuale della coppia ma la sua stabilità
Pertanto, alla luce di questo ed altri studi, un genitore omossessuale può essere assolutamente idoneo ad assumere questa funzione. Concludendo, ognuno di noi è il prodotto di un percorso di crescita in cui le relazioni affettive, soprattutto quelle famigliari, assumono un ruolo fondamentale. Sono quelle le relazioni che determinano stabilità emotiva. Nella famiglia il bambino acquisisce le basi, a patto che il genitore gli consegni gli strumenti idonei, per quella che sarà la sicurezza sociale. In situazioni di conflittualità genitoriale, ad esempio, questo percorso di crescita rischia di essere minato e, conseguentemente, di indebolire la personalità di un figlio.
Questo ci induce a pensare che, nelle prospettive di crescita all’interno di un sistema famigliare, non è tanto importante l’orientamento sessuale della coppia ma la sua stabilità. Cambia cosi il presupposto del ragionamento. Il riconoscimento del diritto di adottare è sempre subordinato al superiore diritto del bambino a crescere in un ambiente sano e amorevole.
*Pedagogista e Giudice Esperto presso il Tribunale dei Minori di Roma