Grazie alle ultime aperture legislative, i giganti del web si trasformeranno presto in intermediari finanziari. Poco il tempo concesso ai vecchi istituti adeguarsi
Più che un inseguimento si tratta di un duello corpo a corpo: è quanto sta accadendo, in una realtà parallela e virtuale, tra le banche tradizionali e i nuovi giganti di Internet, un braccio di ferro destinato a cambiare usi, abitudini e consumi dei singoli utenti.
Nell’ultimo anno è gran subbuglio nel mondo del credito: se fino ad oggi per trasferire denaro, richiedere un prestito o effettuare un pagamento bisognava ricorrere ad uno sportello bancario, con l’affacciarsi di Internet nell’agone della finanza tutto ciò sta scomparendo. Avanza, infatti, l’Open Banking, servizi finanziari sempre disponibili, semplici e a portata di mano, direttamente da PC o smartphone. Ma non tutti gioiscono.
I big della tecnologia stanno per approdare nel mondo del credito, un’invasione di campo vissuta con preoccupazione dalle banche, che temono una perdita di valore del proprio portafoglio di offerta e della clientela. Secondo una recente rilevazione di PWC, l’82% delle banche italiane ha espresso preoccupazione per l’impatto della rivoluzione della tecno-finanza sulle proprie attività (percentuale che nel resto del mondo cresce sino al 93%).
GAFA (Google, Amazon, Facebook e Alibaba), ovvero il «gotha» di Internet, ha ormai deciso di puntare tutte le energie sulla trasformazione del concetto di banca, virtualizzando il denaro e inaugurando un nuovo corso della finanza, minacciando da vicino le tradizionali filiere, partendo dai pagamenti digitali, ma non solo.
Ha iniziato Amazon che, qualche settimana fa inaugurando «Lending» (per adesso solo negli USA, Regno Unito e Giappone), un nuovo servizio del gigante di Seattle dedicato ai prestiti alle aziende che vendono i propri prodotti sul più grande sito di e-commerce. Una vera e propria banca ma con i vantaggi dell’hi-tech: istruttoria della pratica in 24 ore, tassi di interesse dal 6 al 17%, erogazione della somma in tempo reale. Ma il colosso di Jeff Bezos vede oltre, e desidera creare un servizio alternativo agli sportelli bancari in grande stile. Da qui l’accordo con Bank of America Merrill Lynch per l’avvio di una sperimentazione su larga scala.
Ma Amazon non è un caso isolato, sintomo di una vivacità nel mondo del credito digitale. L’intero mondo dei pagamenti elettronici è in gran fermento, ambito in forte sviluppo, come confermato anche dall’Osservatorio Mobile Payment del Politecnico di Milano. Secondo gli studiosi meneghini, infatti, i digital payment raggiungeranno il valore dei 100 miliardi di euro di transato entro il prossimo anno.
Anche per questo i pagamenti elettronici solleticano l’interesse delle nuove piattaforme di Internet e rappresentano, nel frattempo, un’altra minaccia per i canali tradizionali del credito bancario. Infatti, grazie alle aperture concesse dalla direttiva PSD2, a breve tutte web-society potranno chiedere (e ottenere) l’accesso al conto corrente dei propri clienti, senza che le banche potranno fare nulla per impedirlo, e mettendosi così al servizio delle nuove imprese di internet senza, di contro, ricavarci nulla. Anzi.
Grazie alla possibilità di sfruttare i dati dei propri clienti, impostare algoritmi di calcolo e predire le scelte e le preferenze di ogni utente, i nuovi protagonisti del web acquistano un impareggiabile vantaggio competitivo nei confronti delle banche tradizionali.
Chi non riuscirà ad adeguarsi in tempo, purtroppo, sarà fuori dai giochi. Le nuove logiche economiche legate allaData Driven Economy e alla Data Monetization impongono scelte rapide, riconvertendo innanzitutto il proprio pensiero, perché adesso con il Fintech il denaro passa sempre più attraverso un’App piuttosto che da uno sportello bancario.