Riforma Ets, gasdotti verso l’Europa da Paesi terzi e Fer Cina. Nuova rubrica di LabParlamento
Monitorare e analizzare ciò che accade in Europa e in particolare all’interno delle Istituzioni europee diviene sempre più importante per le aziende: la maggior parte delle norme che regolamentano tutti i settori dell’economia del Vecchio Continente viene definita a Bruxelles. Cercare di anticipare l’impatto normativo europeo è fondamentale per affrontare al meglio le sfide economiche globali.
Dall’analisi dell’attività delle principali Istituzioni europee, in particolare della Commissioni ITRE (Industria, ricerca, energia) e della Commissione ENVI (Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare) nasce l’idea di questa rubrica di cui state leggendo il primo numero. I principali focus come dice il titolo riguardano due settori strategici: energia e ambiente. A tal proposito mi fa piacere ricordare una frase che mi ha colpito quando sedevo sui banchi universitari: “La storia è sempre storia della guerra per l’allocazione delle risorse energetiche”.
Partiamo con le notizie: tre, selezionate per voi ogni settimana, il mercoledì:
- Il 12 ottobre 2017 è fissata la sessione finale di negoziati trilaterali (Commissione, Consiglio, Parlamento) per discutere la riforma dell’Emission Trade System (ETS) che nelle ultime settimane ha scatenato un intenso dibattito tra i vari portatori di interessi. In vista di questa data venerdì 6 ottobre si sono incontrati a Bruxelles i Vice ambasciatori dell’Unione per dare alla presidenza estone un mandato aggiornato sulla riforma. La presidenza durante l’incontro ha cercato di mediare sulle questioni più controverse: la proposta della Commissione contenuta nel clean energy package di limitare il livello delle emissioni consentite agli impianti energetici a 550 grammi per K/h elimina di fatto i finanziamenti agli impianti a carbone favorendo il gas e le rinnovabili. Su questo punto a Bruxelles si è acceso uno scontro feroce tra le aziende che detengono impianti a carbone come il gruppo EPH, gli Stati (soprattutto) dell’est Europa con in testa la Polonia,i quali dipendono ancora molto dalle fonti fossili e le aziende del gas e delle energie pulite questa volta in accordo con le ONG ambientaliste come Greenpeace. Inoltre sempre nel pacchetto energia pulita è contenuta l’istituzione di un fondo per i progetti di modernizzazione degli impianti energetici su cui il Parlamento chiede venga imposto un limite alle emissioni onde evitare che i beneficiari dei finanziamenti lì utilizzino nuovamente per il carbone. Anche su questo i paesi dell’est Europa fanno opposizione.
- Il progetto del gasdotto NORD STREAM 2 ancora in fase di negoziato e il TAP i cui lavori sono da poco iniziati hanno intensificato il dibattito a Bruxelles sul quadro regolamentare riguardante i gasdotti che arrivano in Europa da paesi terzi. Tant’è che Jerzy Buzek, presidente della Commissione parlamentare per l’industria e l’energia, ha chiesto alla Commissione di “proporre urgentemente” una revisione della direttiva europea sul gas per garantire che i gasdotti provenienti da paesi terzi siano vincolati alle regole vigenti all’interno dell’UE, ossia liberalizzati. Maroš Šefčovič, vicepresidente della Commissione UE e responsabile dell’unione energetica, e Arias Cañete, commissario per l’energia e il clima hanno dichiarato durante l’incontro annuale tra i capi dei comitati parlamentari e il collegio dei commissari che tratteranno la questione il più urgentemente possibile.
- Secondo la relazione annuale dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) la Cina ha superato l’Europa, leader da decenni, nella produzione di energie rinnovabili. il Dragone dovrebbe installare da 18 a 23 GW di vento onshore ogni anno tra il 2017 e il 2022, più una percentuale di energia eolica offshore. La produzione totale di energie rinnovabili dovrebbe aumentare del 40% nel quinquennio 2017-2022. L’Europa, invece, aggiungerà 65 GW di energia eolica nel corso del quinquennio, di cui 49 GW sul territorio. La produzione di energia elettrica rinnovabile sull’energia totale dovrebbe raggiungere più del 40% nel 2022. Nel 2016 la percentuale era il 33%.La notizia ha indotto l’industria europea dell’eolico a far in modo di rendere più solida la propria posizione ed evitare il destino toccato ai produttori di pannelli solari, che dopo aver fondato il mercato si sono visti decimati da un’inondazione di prodotti cinesi a basso costo. Le associazioni di settore dell’eolico, tra tutte Wind Europe, stanno facendo pressione sulla Commissione per assicurarsi che l’energia eolica venga tutelata nella fase di revisione degli obiettivi per la produzioni di rinnovabili al 2030. Tuttavia per ora la minaccia cinese ai produttori europei è minima in quanto, a differenza dei pannelli solari, le turbine sono più difficili da costruire e più ingombranti da esportare.