Consumo del suolo, TAP e rifiuti
Questa settimana parliamo dell’accordo preliminare tra Commissione, Consiglio e Parlamento sul consumo del suolo, di TAP e di rifiuti. In aggiunta alle tre notizie della settimana si sottolinea un update sul Nord Stream 2: i diplomatici USA hanno dichiarato che la Germania è l’unico Paese in grado di affossare il gasdotto che non ha alcuna utilità se non politica. Secondo gli States la strategia russa è quella di escludere i Paesi dell’est Europa (Ucraina e Polonia) dalle tratte gasiere e aumentare la dipendenza europea dal gas sovietico. La Germania però difficilmente ascolterà il monito di Washington soprattutto dopo il ritorno dell’SPD, da sempre favorevole al progetto, nella coalizione di Governo.
Di seguito le tre notizie della settimana:
- Giovedì 14 dicembre, la Commissione, il Consiglio e il Parlamento europei hanno raggiunto un accodo preliminare in cui viene fissato l’obiettivo “emissioni zero” nell’ambito di uno dei regolamenti chiave per le politiche climatiche dell’Unione, quello relativo al “consumo del suolo, cambiamento della destinazione d’uso del suolo e il settore forestale”. L’accordo conclude di fatto i negoziati tra le tre principali istituzioni europee e fornisce le norme contabili relative al settore LULUCF (Land use, land-use change, and forestry) per il periodo 2021-2030. Il settore LULUCF, insieme ai trasporti, agricoltura, rifiuti ed edifici – che rappresentano i settori non ETS – è tenuto a contribuire alla riduzione del 30% di emissioni di CO2 entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005, come parte dell’impegno europeo per tagliare le emissioni globali del 40% entro il 2030. La regola di “emissioni zero” o “no debt rules” sta a significare che tra i Paesi membri e il Parlamento è stato concordato che le emissioni derivanti da questo settore non devono superare la quantità di CO2 assorbita dalle foreste o dal cambio di destinazione d’uso del suolo. Nel caso in cui l’assorbimento sia maggiore delle emissioni, i Paesi possono usare l’eccedenza a compenso delle emissioni nel settore dei trasporti o agricolo. I Paesi più sensibili alle norme di contabilità sul LUCLUF erano Finlandia, Svezia e Norvegia i quali temevano norme stringenti sulla pratica del disboscamento. Questo perché il nuovo sistema contabile utilizza il periodo dal 2000 al 2009 come parametro di riferimento sui tassi di assorbimento e di emissione, mentre i Paesi nordici avevano spinto per il periodo 2009-2012. Nel caso in cui si superino i tassi relativi al periodo di riferimento la riduzione di emissioni dovrà avvenire in altri settori. Tuttavia, l’accordo lascia ai Paesi molta flessibilità sul disboscamento purché questo non comprometta la riduzione delle emissioni UE del 40% entro il 2030, come sottoscritto negli accordi di Parigi. Gli ambientalisti hanno espresso il proprio disappunto, in quanto le nuove norme non incentivano i Paesi a ridurre attivamente le proprie emissioni o ad aumentare la percentuale di suolo forestale, al contrario permettono di accrescere il disboscamento senza pagare l’eccedenza nelle emissioni. Perché l’accordo diventi legge è ora necessaria l’approvazione formale di Parlamento e Consiglio.
- Martedì 12 dicembre, il Board of Directors della Banca Europea per gli Investimenti (BEI) ha rinviato la decisione sul finanziamento da 1,5 miliardi di euro per il TAP, il gasdotto che porterà in Italia il gas azero. La motivazione di tale scelta sarebbe da rintracciare nella necessità di esaminare il progetto più nel dettaglio. Il Board ha dichiarato che la decisione non sarà presa prima di febbraio 2018. Gli ambientalisti hanno accolto in modo favorevole la decisione, affermando che parte del merito va all’azione della società civile che si è mobilitata per far conoscere le ragioni della loro contrarietà al progetto. L’opposizione delle ONG è di lunga data: il problema è il sostegno economico che verrebbe concesso ad un progetto che coinvolge un Paese come l’Arzebaigian che viola i diritti umani.
- La Commissione europea annuncerà a gennaio la nuova strategia della plastica finalizzata ad aumentare sia il tasso di riciclo dei materiali plastici (attualmente al 30%) sia l’utilizzo di materiali riciclati. Attualmente sono in discussione quattro direttive che riguardano rifiuti, imballaggi, discariche e trattamento di fine vita di veicoli e batterie, come parte del pacchetto sull’economia circolare. Fino ad oggi, l’Europa ha esportato in Cina il 60% dei rifiuti plastici ma dal 2018 le cose cambieranno. Il Dragone infatti ha notificato al WTO che a partire da gennaio 2018 vieterà le importazioni di 24 categorie di rifiuti, tra cui plastica e carta mista, e pianificherà una progressiva completa eliminazione delle importazioni di rifiuti entro il 2019, per ragioni ambientali. Un cambiamento di questa portata non sarà facile da gestire. Ton Emans, presidente della Plastic Recyclers Europe, ha dichiarato che trovare una soluzione sul breve periodo non sarà semplice. Sicuramente una parte dei rifiuti potrà essere riciclata e trasformata in nuovi materiali, ma sarà essenziale spingere per una politica che incentivi l’utilizzo di materiali riciclati per lo sviluppo di un’economia più circolare. In sostanza, l’Europa migliorerà necessariamente le proprie pratiche in relazione ai rifiuti ma ci vorranno almeno 10 anni.