Strategia sul mercato della plastica, COP23 e uscita del Regno Unito dall’Euratom
La salvaguardia dell’ambiente è al centro del dibattito europeo ed è interessante vedere le sue ricadute sulle politiche nazionali. Si potrebbe dire che a Bruxelles le istituzioni insieme ai gruppi di pressione decidono le linee generali, alle quali i vari Stati membri si devono conformare declinando il quadro legislativo interno. Ciò che si nota seguendo quel che accade in Europa è che, alla fine dei conti, è sempre la cultura che direziona l’economia e mai viceversa, anche per le questioni energetico-ambientali.
Di seguito i tre temi di questa settimana. Per chi lavora nel mercato della plastica, interessante è la bozza di strategia scaricabile e consultabile. Buona lettura!
- La Commissione europea sta definendo la nuova strategia per il mercato della plastica attesa in dicembre. Secondo una bozza della strategia i due pilastri su cui si svilupperà il mercato della plastica sono: il potenziamento dell’industria del riciclo e la riduzione dei rifiuti. Secondo la bozza la Commissione sta lavorando per stabilire norme più severe riguardo agli imballaggi in plastica con l’obiettivo di garantirne il riciclo e fissare un nuovo obiettivo per il 2030. Il primo obiettivo era già stato proposto dalla Commissione ed è attualmente in fase negoziale con il Parlamento e il Consiglio: si tratta di giungere al 55% di rifiuti riciclati entro il 2025. Si legge che la Commissione ha identificato l’edilizia, l’automotive e l’elettronica quali settori chiave per raggiungere un sensibile aumento del riciclo dei prodotti e costruire dei piani di intervento mirati, anche attraverso le norme UE – attualmente in fase di revisione – riguardanti i prodotti per l’edilizia. Inoltre circa 100 milioni di euro saranno mobilitati attraverso il programma Horizon 2020 per finanziare l’attività di ricerca e incrementare l’innovazione del settore. La strategia è ancora un documento di lavoro in attesa di revisione da parte dei vari dipartimenti della Commissione.
- Più di 300 delegati provenienti da 68 Paesi hanno visitato le isole Fiji la scorsa settimana per la riunione pre COP23. Nell’occasione sono iniziati i colloqui in vista del vertice annuale delle Nazioni Unite, presieduto dalle Fiji e ospitato a Bonn il prossimo 6 novembre. Una priorità per i delegati presenti è stata assicurarsi che il vertice di quest’anno non faccia semplicemente da ponte per quello del 2018. Le Parti che hanno sottoscritto gli accordi di Parigi dovranno finalizzare le regole che sostengono gli obiettivi dell’accordo oltre che rivalutare e aumentare i propri obiettivi per il 2018. Di conseguenza, in assenza di una chiara decisione politica il COP23 potrebbe evitare di affrontare questioni come la trasparenza e il sistema di contabilità necessari per tenere traccia della riduzione delle emissioni e degli aiuti finanziari. Su quest’ultimo martedì 17 ottobre il Consiglio UE ha annunciato che gli aiuti finanziari europei finalizzati ad aiutare i Paesi in via di sviluppo a ridurre i gas ad effetto serra ed a far fronte agli effetti del cambiamento climatico sono aumentati da 17,6 miliardi di euro del 2015 a 20,2 miliardi nel 2016. Gebru Jember Endalew, presidente etiope del gruppo dei Paesi in via di sviluppo ha dichiarato alla fine del meeting che «i due giorni di pre-COP sono andati bene, c’è stata una bella collaborazione tra la presidenza in uscita (Marocco) e quella in entrata (Fiji)». Ha poi aggiunto che la presenza americana nei colloqui rimane incerta: «non sappiamo dove stanno andando».
- Secondo un sondaggio pubblicato lunedì 16 ottobre e condotto da YouGov per conto della Nuclear Industry Association (NIA), solo il 10% dei cittadini britannici è d’accordo con la decisione del Governo di abbandonare la Comunità europea dell’energia atomica (Euratom). Il 56% degli intervistati ha dichiarato di voler rimanere in Euratom, di questi 2 su 5 avevano votato Brexit, mentre il 34% si è dichiarato indeciso sul da farsi. Ancora più persone hanno risposto sull’importanza del ruolo dell’Euratom: il 75% ha dichiarato che le ispezioni di salvaguardia sono importanti; Il 72% ha detto che la libera circolazione dei lavoratori nucleari, delle competenze e dei prodotti è importante; il 64% ha detto che investire nella ricerca nucleare è significativo. Tom Greatrex, Chief Executive della NIA ha dichiarato che i cittadini inglesi condividono con l’industria nucleare britannica la stessa visione sull’abbandono dell’Euratom: porterebbe enormi svantaggi, tra i quali il dover assegnare ad un’altra autorità le funzioni svolte da Euratom e il negoziare nuovi trattati commerciali specifici in maniera bilaterale.