Strasburgo: nuovi obiettivi efficienza-Fer; Progetti di Comune Interesse; Germania: effetti dello stallo politico
Ciò che preoccupa l’Unione in questi giorni è la mancata formazione di un nuovo esecutivo tedesco. Il momentaneo stallo della Germania, paese traino del blocco, può avere ripercussioni importanti sulle politiche UE che rischiano il ristagno.
Al di là di ciò è stata una settimana ricca di news:
- Martedì 28 novembre sono state approvate due risoluzioni dalla Commissione Industria, Ricerca, Energia (ITRE) del Parlamento Europeo: l’Unione Europea dovrà raggiungere il 40% di risparmio energetico entro il 2030, la risoluzione relativa alla direttiva sull’efficienza energetica è stata approvata con 33 voti favorevoli, 30 contrari e 2 astenuti; la seconda risoluzione approvata con 43 voti favorevoli, 14 contrari e 7 astenuti riguarda l’aumento della produzione di energia rinnovabile al 35% entro il 2030 (l’obiettivo al 2020 si attesta al 20%, stiamo quindi parlando di un aumento del 15% in 10 anni).
- Venerdì 24 novembre la Commissione ha annunciato che 173 progetti presentati dai Paesi membri e da aziende sono entrati a far parte della terza lista dei progetti di comune interesse (PCI’s). Di questi 173, 110 riguardano l’elettricità e la creazione di reti elettriche intelligenti. Fra i progetti più importanti troviamo: Il Celtic Interconnector che fornisce la prima interconnessione elettrica fra Irlanda e Francia entro il 2025; Il Baltic Syncronization Project, per aiutare gli Stati baltici a cambiare il proprio sistema elettrico e farlo passare dal modello russo a quello europeo; La Estonia-Latvia Interconnectors, il terzo tra i due continenti; Sudlink, un’interconnessione per incrementare il flusso energetico tra il nord e il sud della Germania; Bay of Biscay interconnector che vuole raddoppiare i collegamenti tra Spagna e Francia; Lo Smart Border Initiative, un progetto di rete intelligente; Sincro.Grid un centro di controllo virtuale transnazionale che facilita la generazione di elettricità da risorse rinnovabili in Slovenia e Croazia e infine il Cobra cable per facilitare l’integrazione tra rinnovabili dalla Danimarca ai Paesi Bassi. I progetti di interesse comune sono visti dalla Commissione come sostanziali per il compimento del mercato unico dell’energia e per il raggiungimento degli obiettivi relativi alla politica energetica. Proprio per questo beneficeranno di facilitazioni burocratiche tali da consentire un’accelerazione nella pianificazione dei lavori e un accesso ai finanziamenti per la Connessione Europea.
- Dopo il crollo dei negoziati per una larga coalizione tedesca si allontana ancora di più la possibilità di raggiungere gli obiettivi climatici al 2020. In particolare il taglio del 40% dei gas ad effetto serra rispetto ai livelli del 1990, obiettivo già ambizioso in condizioni normali. Il dibattito sul phase out dal carbone, risorsa che genera ancora il 40% dell’energia tedesca, ha rappresentato uno dei principali ostacoli ai dialoghi per costruire una coalizione. Tuttavia ultimamente i partiti si sono dimostrati flessibili sull’argomento: il Gruppo dei Verdi ha spostato al 2030 il termine per l’uscita dal minerale più inquinante che esista, mentre i conservatori di FDP si sono dimostrati più sensibili del solito segnalando che alcune miniere potrebbero essere chiuse nei prossimi anni. Il Ministero dell’Energia tedesco ha suggerito la scorsa settimana che la chiusura di alcune centrali a carbone non avrebbe conseguenze sulla sicurezza energetica del Paese. Le opzioni della Cancelliera per risolvere la situazione non sono poi molte. Il punto è che il crollo dei colloqui per formare un nuovo Governo di certo non aiuta il progredire delle politiche energetiche tedesche ma ciò che è peggio è il ristagno che questo comporta a livello comunitario. Sascha Müller-Kraenner, a capo dell’ONG tedesca Deutsche Umwelthilfe ha dichiarato che «la modernizzazione ecologica del paese così urgentemente necessaria è venuta meno di fronte all’inerzia politica». Gli ambientalisti sono stati molto critici anche con il conservatorismo della Cancelliera Angela Merkel, che a detta loro è responsabile del fallimento degli accordi sulle misure necessarie a raggiungere gli obiettivi energetici.