Mediante l’uso dei dati, il digitale può facilitare la decarbonizzazione in tutti i settori dell’economia, inclusi trasporti ed energia. Dopo la Brexit, 27 dei 73 seggi del Regno Unito al Parlamento europeo sono stati ridistribuiti, mentre i restanti 46 sono in stand-by per eventuali allargamenti dell’Unione
Bilancio pluriennale dell’UE: il punto sui negoziati
Venerdì 7 febbraio i negoziatori del Parlamento europeo per il Bilancio pluriennale dell’Unione europea (2021-2027) hanno incontrato il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel in vista del dibattito sul Bilancio pluriennale previsto per mercoledì 12 febbraio in Plenaria.
I deputati hanno ribadito la loro richiesta di un ambizioso Bilancio che garantisca la continuità delle principali politiche europee: il potenziamento dell’azione per il clima, la digitalizzazione, il sostegno ai giovani (Erasmus+, l’occupazione giovanile) e alle PMI, l’immigrazione, la sicurezza e il rafforzamento del ruolo geopolitico dell’UE.
Il Presidente della Commissione Bilancio e capo della squadra negoziale del Parlamento europeo Johan Van Overtveldt (Gruppo Conservatori e Riformisti europei) ha dichiarato che il dialogo con il presidente Michel è stato molto costruttivo.
Dopo il dibattito in Plenaria, il Bilancio pluriennale sarà discusso dal Consiglio europeo in una riunione speciale il 20 febbraio.
Gli Stati membri dovranno concordare una posizione comune per avviare i negoziati con il Parlamento e trovare un accordo entro il mese di gennaio 2021.
Brexit: la nuova distribuzione dei seggi del Parlamento UE
Dal primo febbraio 2020 il Parlamento europeo è composto da 705 seggi, rispetto ai 751 (il massimo consentito dai trattati UE) precedenti al ritiro del Regno Unito dall’UE avvenuto il 31 gennaio 2020.
Dei 73 seggi del Regno Unito, 27 sono stati ridistribuiti ad altri Paesi, mentre i restanti 46 sono posti in riserva per eventuali futuri allargamenti.
A seconda delle procedure nazionali, alcuni nomi sono già stati confermati, mentre altri sono ancora in attesa di notifica. Tutti i nominativi dei deputati al Parlamento europeo possono essere consultati a questo link.
La ridistribuzione dei seggi assicura che nessun Paese membro perda alcun deputato, mentre alcuni Paesi guadagnano da uno a cinque seggi, per sanare la sotto-rappresentazione dovuta ai cambiamenti demografici.
Il Parlamento continuerà ad esercitare influenza sui negoziati tra UE e Regno Unito. Infatti, il 12 febbraio il Parlamento riunito in seduta Plenaria stabilirà la sua posizione iniziale per i prossimi negoziati sulla nuova relazione con il Regno Unito.
La Commissione europea vara il fondo BlueInvest da 75 milioni di euro
Martedì 4 febbraio la Commissione europea, in collaborazione con il Fondo europeo per gli investimenti, parte del Gruppo Banca europea per gli investimenti (BEI), ha varato il fondo BlueInvest, un fondo di investimento a sostegno dell’Economia Blu con una dotazione di 75 milioni di euro.
L’economia blu prevede attività legate a oceani, mari e coste, e comprende tutte le imprese operanti nella produzione di beni e servizi che contribuiscono all’economia marittima, attive in mare e a terra. Nell’Economia Blu rientrano molte iniziative e imprese nate spesso da programmi di ricerca e sviluppo finanziati dall’Unione europea. Queste sviluppano soluzioni per le energie rinnovabili, i prodotti ittici sostenibili, le biotecnologie blu, i sistemi informatici marittimi e molto altro ancora.
Il fondo del nuovo programma è completato dalla piattaforma BlueInvest della Commissione europea che ha il compito di stimolare la propensione agli investimenti e l’accesso ai finanziamenti per le imprese, le PMI e le scale-up in fase iniziale.
Il settore della Blue Economy può svolgere un ruolo importante nella transizione verso un’economia a zero emissioni entro il 2050.
Digitale e Green Deal: il nuovo piano della Commissione europea
La Commissione europea sta pensando ad un Digital Decarbonisation Plan per favorire la decarbonizzazione dell’economia europea. Il digitale, si legge sulla bozza del Piano anticipata dalla testata Euractiv, può facilitare la decarbonizzazione in tutti i settori dell’economia, incluso quello dei trasporti e dell’energia.
Attraverso l’utilizzo dei dati, il digitale può contribuire a rendere l’Europa un’economia ad impatto climatico zero entro il 2050. Le aree di applicazione sono molteplici: rendere misurabili le politiche relative ai rifiuti e al riciclo; misurare quali aree hanno più necessità di energia incrementando l’efficienza energetica; ridurre l’utilizzo di risorse nel settore edilizio e in generale nell’industria.
Inoltre, per quanto concerne la mobilità, il piano propone sia un corridoio 5G per la mobilità autonoma e per quella elettrica da implementare nel periodo 2021-2027 e sia l’implementazione di un corridoio 5G per le reti ferroviarie nel periodo 2021-2023. Stando alla bozza del piano, nonostante le tempistiche siano ancora da definire, la Commissione prevede un’iniziativa dedicata a favorire la diffusione di veicoli autonomi e sicuri nel mercato europeo.
Anche il settore dell’ICT può divenire più sostenibile: secondo la Commissione utilizza tra il 5 e il 9% del consumo totale di elettricità del mondo ed è responsabile di più del 2% di tutte le emissioni. Per questo motivo il nuovo piano prevede che i datacenter e le telecomunicazioni utilizzino più energia rinnovabile e raggiungano le zero emissioni entro il 2030.
La Commissione ha stimato che i rifiuti elettronici ammontano a 12 milioni di tonnellate l’anno e rappresentano la forma di rifiuto in più rapida crescita in Europa. Ad oggi l’Europa ricicla solo il 35% dei rifiuti elettronici che hanno il vantaggio di contenere quantità significative di risorse scarse e metalli preziosi che sarebbe importante riutilizzare. Nel momento in cui un dispositivo non può essere riparato, una batteria non può essere sostituita o un software non è più supportato, si legge nei documenti, si produce materiale di scarto. Per questo la Commissione sta pensando ad un “diritto alla riparazione” per tutti i consumatori europei.
Nel documento si legge che la creazione di un modello digitale della Terra (un “gemello digitale” del nostro Pianeta) potrebbe aiutare nella previsione delle catastrofi naturali. Attraverso i dati dei sensori e dei satelliti, l’Europa potrebbe migliorare radicalmente le strategie di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, nonché le capacità di gestione delle crisi.
Energia: nel mix produttivo il carbone scende del 24% nel 2019, mentre cresce il peso delle rinnovabili e del gas
Mercoledì 5 febbraio, i think-tank Agora Energiewende e Sandbag hanno pubblicato nuovi dati relativi alle emissioni del settore energetico.
Secondo gli istituti, nel 2019 le emissioni di CO2 del settore energetico sono diminuite a una velocità record, ossia del 12% o di 120 milioni di tonnellate. Stando ai dati sulle emissioni del settore energetico europeo, che coprono tutti gli Stati membri dell’UE compreso il Regno Unito, la produzione di energia elettrica da antracite e lignite è diminuita in tutti i Paesi dell’Unione, registrando un abbassamento complessivo del 24%. Se consideriamo il periodo che va dal 1990 al 2019, i dati indicano che il calo più marcato rispetto a tutti gli altri anni è stato registrato proprio nel 2019. Ciò potrebbe essere attribuito principalmente al fatto che Germania, Spagna, Paesi Bassi, Regno Unito e Italia insieme hanno contribuito per l’80% alla diminuzione della produzione di energia da carbone.
Secondo i due think-tank la metà della capacità energetica del carbone è stata sostituita da fonti rinnovabili, la cui quota è salita al 34,6% della produzione totale di elettricità segnando un nuovo record. L’altra metà invece, è stata sostituita dal gas naturale, un combustibile fossile che produce circa il 50% in meno di CO2 rispetto al carbone.
Nonostante ciò, l’Unione europea sta faticando a raggiungere i target 2020 relativi alla produzione energetica da rinnovabili. Infatti, secondo i recenti dati Eurostat, nel 2018 l’UE ha prodotto il 18% dell’energia da fonti rinnovabili quali eolico, solare, biomassa e idroelettrico, due punti sotto al target del 20% al 2020.
Secondo i dati di Eurelectric, le energie rinnovabili rappresentano attualmente circa il 30% della produzione di energia, il nucleare rimane stabile attorno al 25% mentre il restante 45% è rappresentato da carbone e gas, con il primo in diminuzione ed il secondo in rapida crescita.