La squadra presentata da Ursula von der Leyen il 10 settembre è ora attesa dalle audizioni individuali nelle Commissioni e dal voto finale dell’Aula di Strasburgo. Il processo dovrebbe concludersi nella seconda metà di ottobre, in modo da consentire l’entrata in carica del collegio il 1° novembre
La nuova Commissione europea verso il voto del Parlamento
Dopo l’approvazione del Consiglio dell’UE, martedì 10 settembre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha presentato il nuovo collegio dei Commissari.
La struttura della nuova Commissione, composta da 28 membri, comprenderà 8 vicepresidenti di cui 3 esecutivi che avranno la responsabilità dei tre temi fondamentali dell’agenda del nuovo corso:
- Il Vicepresidente esecutivo Frans Timmermans (Paesi Bassi) coordinerà le attività per il Green Deal europeo. Gestirà inoltre la politica di Azione per il clima, con il sostegno della direzione generale per l‘azione per il clima;
- La Vicepresidente esecutiva Margrethe Vestager (Danimarca) coordinerà l’intera agenda per la digitalizzazione europea e sarà Commissaria per la Concorrenza, con il sostegno della direzione generale della Concorrenza;
- Il Vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis (Lettonia) coordinerà le attività per un’economia al servizio delle persone e sarà Commissario per i Servizi finanziari, con il sostegno della direzione generale della Stabilità finanziaria, dei servizi finanziari e dell’Unione dei mercati dei capitali.
Per la lista completa dei Commissari si rimanda a questo link.
Il nuovo collegio dei Commissari, che entrerà in carica il 1° novembre 2019, dovrà essere votato e confermato dal Parlamento europeo riunito in seduta plenaria. In primo luogo, i Commissari designati dovranno essere ascoltati in audizione dalle Commissioni parlamentari responsabili del portafoglio assegnato. Una volta terminate le audizioni, le Commissioni parlamentari invieranno con la massima rapidità le lettere di valutazione alla Conferenza dei presidenti di commissione che analizzeranno il da farsi. Può verificarsi, come è successo in passato, che un Commissario designato venga sostituito perché valutato non idoneo dalla commissione di riferimento. Le audizioni si terranno dal 30 settembre all’8 ottobre e il calendario verrà definito dalla Conferenza dei presidenti del PE giovedì 19 settembre.
Infine, il voto del Parlamento sull’intero collegio dei Commissari è previsto per il 23 ottobre a Strasburgo.
I punti principali del Green Deal europeo
Martedì 10 settembre, durante la presentazione della nuova squadra di commissari, la presidente Ursula von der Leyen ha dichiarato che il Green Deal sarà il segno distintivo della politica europea portata avanti dalla nuova commissione. Frans Timmermans, salvo parere contrario del Parlamento europeo, sarà la persona designata a realizzare il nuovo corso.
In particolare, il nuovo commissario per il clima dovrà essere garante della realizzazione delle promesse che la neopresidente ha fatto in campagna elettorale per raccogliere i voti del Parlamento. Infatti, nella lettera di missione che von Der Leyen ha inviato a Timmermans sono già presenti specifiche richieste: portare l’obiettivo della riduzione delle emissioni dal 40% ad almeno il 50% (meglio se il 55) entro il 2030 e proporre entro i primi 100 giorni di mandato la prima legge europea sul clima che dovrà includere l’obiettivo zero emissioni entro il 2050.
Quest’ultimo obiettivo per essere raggiunto necessita di un accordo unanime del Consiglio UE che finora non è stato raggiunto per l’ostruzione dei Paesi a forte dipendenza da fonti fossili: Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria e Polonia. Tuttavia, gli Stati membri si sono impegnati per il raggiungimento di un nuovo accordo prima della fine dell’anno.
Un ulteriore punto che concerne il Green Deal è l’introduzione di una Carbon Border Tax che la presidente von Der Leyen ha affidato al commissario per gli affari economici Paolo Gentiloni.
Brexit e le conseguenze sul prezzo della CO2 europea
Secondo una stima di Bloomberg New Energy Finance (BNEF) il prezzo delle quote di emissione europee (EUA) è diminuito del 5% nei primi tre giorni di settembre e del 15% dal 1° agosto. La causa principale riguarda l’avvicinarsi della Brexit (scadenza 31 ottobre) che crea tra gli operatori del mercato un clima di incertezza e instabilità. Qualsiasi minaccia alla stabilità dell’eurozona, come il no-deal per la Brexit, tende ad influenzare i prezzi della CO2.
A giudizio di BNEF, lo scenario no-deal per la Brexit potrebbe avere un impatto sul mercato della CO2 superiore a quello derivante da una campagna di svendita delle quote di emissione, perché il Regno Unito si ritroverebbe automaticamente fuori dal sistema di scambio di emissioni. In caso di Brexit soft, cioè con un accordo, potrebbe accadere che la permanenza dell’UK nell’ETS arriverebbe almeno fino alla fine della sua terza fase di trading (2013-2020), ma a quel punto, nell’arco di pochi mesi la quantità di emissioni di un intero anno verrebbe immessa sul mercato. Il prezzo delle emissioni a livello europeo sarebbe poi in grado di riprendersi solo nel medio termine.
Una sentenza sui limiti di trasporto del gas impatta su Nord Stream e Nord Stream 2
Martedì 10 settembre la Corte di Giustizia Europea ha annullato la decisione con cui nel 2016 la Commissione europea concedeva al gasdotto Opal una deroga dalle norme dell’UE. Secondo la Corte di Giustizia Europea, la decisione del 2016 “viola il principio di solidarietà energetica” e non valuta correttamente come bilanciare gli interessi della Germania (principale beneficiario dei progetti Nord Stream e Nord Stream 2) e gli impatti negativi sugli altri Stati membri dell’UE.
Opal, gestito dalla società tedesca Opal Gastransport Gmbh, ospita ogni anno 36,5 miliardi di metri cubi di gas russo provenienti dal Nord Stream. La sentenza, in esecuzione dal 14 settembre, obbliga Opal Gastransport Gmbh a limitare il transito di gas a soli 12,5 miliardi di metri cubi l’anno.
Fonti della Commissione europea hanno dichiarato che è altamente improbabile che l’esecutivo UE presenti ricorso contro la decisione della Corte. È noto che le relazioni tra la Commissione europea e Nord Stream 2 siano tese alla luce del fatto che alcuni Paesi membri appoggiano il progetto mentre altri si oppongono. La decisione della Corte potrebbe interessare anche il Nord Stream 2 che prevedeva la connessione ad Opal, tuttavia la società ha fatto sapere che la sentenza non influenzerà l’attuazione del progetto.
Fonti provenienti da PGNiG (compagnia petrolifera controllata dallo Stato polacco) si sono dette soddisfatte della decisione della Corte che potrebbe restituire all’Ucraina il ruolo di punto di passaggio del gas tra Russia ed Europa. Il Cremlino, come noto, è stato più volte accusato di voler escludere Kiev dalle tratte gasiere attraverso il Nord Stream 2 in fase di costruzione.
In arrivo una riforma fiscale sull’energia per raggiungere gli obiettivi climatici?
L’agenzia Reuters ha intercettato un documento preparatorio riservato redatto dalla presidenza finlandese in cui si parla della necessità di riformare il sistema di tassazione del settore energetico considerato obsoleto e inadatto a far fronte alle sfide del climate change.
Nel testo si legge che l’Europa ha istituito il più grande sistema di scambio di emissioni per diminuire la dipendenza degli Stati dai combustibili più inquinanti eppure, la tassazione esistente non distingue tra fonti di energia elettrica rinnovabili e ad alta intensità di CO2.
Il documento inoltre, che non è vincolante per le autorità dell’UE, sollecita una revisione delle aliquote fiscali minime relative ai prodotti energetici che attualmente differiscono da Stato a Stato e non premiano le fonti di energia per la loro efficienza.
Infine, si chiede l’annullamento delle esenzioni fiscali sull’energia concesse ai settori del trasporto aereo e marittimo poiché non in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione del settore dei trasporti dell’Unione.
I sostenitori di questa linea d’azione ritengono che aumentando le tasse sui prodotti energetici più inquinanti, l’UE possa contribuire più efficacemente alla lotta ai cambiamenti climatici.
Tuttavia, una riforma del sistema fiscale europeo relativo all’energia può essere approvata solo con il sostegno unanime di tutti gli Stati membri. Una condizione non facile da raggiungere.