Il Parlamento Ue ha approvato in via definitiva la Direttiva sui gasdotti extraeuropei. L’Agenzia dell’Ambiente ha pubblicato i dati sulle conseguenze del cambiamento climatico
Gasdotti extra Ue: via libera del Parlamento Ue alle nuove norme
Giovedì 4 aprile il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva l’emendamento alla Direttiva sui gasdotti provenienti da Paesi extra Ue.
Le nuove regole prevedono la netta separazione tra i proprietari dei gasdotti che entrano nel territorio dell’UE, comprese le acque territoriali, e i fornitori di gas. L’europarlamento conferma che le nuove regole si applicheranno anche al famoso Nord Stream 2, il gasdotto di 1.200 chilometri in corso di costruzione che connette la Russia alla Germania attraverso il Mar Baltico. Inoltre, il testo precisa che le nuove regole si applicheranno anche alla Gran Bretagna una volta confermata la sua uscita dall’Europa.
Il nuovo provvedimento dà all’Ue una competenza esclusiva sugli accordi relativi ai nuovi gasdotti con Paesi terzi anche per la concessione di deroghe. Infatti, la Commissione può autorizzare lo Stato membro in cui si trova il primo punto di entrata del gasdotto ad avviare dei negoziati per la fornitura di gas da un nuovo gasdotto proveniente da un Paese terzo, a meno che non lo ritenga in contrasto con il diritto comunitario o pregiudizievole per la concorrenza o la sicurezza dell’approvvigionamento.
Spetterà sempre alla Commissione decidere se concedere o meno una deroga alle regole sulla concorrenza, per uno specifico gasdotto, dopo aver consultato gli altri Paesi interessati. Per quanto riguarda i gasdotti esistenti, uno Stato membro potrà decidere in merito a una deroga dalle regole sulla concorrenza entro un anno dall’entrata in vigore, qualora ciò non pregiudichi la libera concorrenza.
Il testo è stato approvato con 465 voti favorevoli, 95 contrari e 68 astensioni. Ora è attesa l’approvazione formale del Consiglio per la pubblicazione della Direttiva sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue. Gli Stati membri dovranno adeguarsi alle nuove norme entro nove mesi.
Per informazione, gli ultimi dati del PE su fornitori e rotte del gas mostrano che il 47% del gas importato in Europa proviene dalla Russia, il 34% dalla Norvegia mentre l’8,6% da Algeria e Libia insieme. L’89% del gas viene trasportato via condotti o via nave attraverso i cargo di gas naturale liquefatto (GNL).
Quasi la metà del gas russo esportato in Europa passa dall’Ucraina mentre il gasdotto Yamal in Bielorussia e il gasdotto Nord Stream 1 trasportano rispettivamente il 20% e il 30%.
AEM: l’impatto economico-sociale del cambiamento climatico. Difficile tenerne conto nella modellizzazione delle policy
Martedì 2 aprile l’Agenzia europea dell’ambiente (AEM) ha pubblicato i dati relativi alle conseguenze economiche e sociali del cambiamento climatico denunciando che i progetti di policy delle istituzioni europee come la Strategia per il clima al 2050 non tengono conto dei numeri. Diverse associazioni di ambientalisti chiedono un modo per includere questi dati.
L’AEM ha stimato che i 33 Paesi dello Spazio economico europeo hanno subito una perdita collettiva di 13 miliardi di euro all’anno dall’inizio del 2010. Germania, Italia, Francia e Regno Unito sono in cima alla lista dei Paesi più colpiti dai danni. Dal 1980 la Francia ha registrato il più alto numero di morti, con 23.415 vittime. Il 68% di queste morti, dice la ricerca, sono state causate da eventi climatici causati dal surriscaldamento globale, mentre il 22% è stato provocato da eventi geofisici come terremoti e frane.
Nonostante le perdite umane e finanziarie siano significative i policy-makers europei si sono dimostrati riluttanti a tenerne conto quando stabiliscono nuove regole e obiettivi.
Ad esempio, sebbene la recente Strategia per il clima al 2050 (Clean Planet for All) della Commissione Europea riconosca la minaccia economica e sociale del cambiamento climatico, la modellizzazione non tiene conto delle perdite specifiche. L’AEA afferma che si tratta di un fattore complesso da interpretare perché la scelta degli anni analizzati influenza pesantemente il trend risultante. Per esempio, una parte consistente delle perdite totali è stata causata da un piccolo numero di eventi. Nello specifico, oltre il 70% delle perdite economiche sono state causate da meno del 3% di tutti gli eventi unici registrati.