Le risorse vengono estratte dal pianeta tre volte più velocemente rispetto al 1970, anche se la popolazione è solo raddoppiata. Ogni anno, il mondo consuma oltre 92 miliardi di tonnellate di materie prime
Giovedì 14 marzo il Parlamento ha approvato con 369 voti favorevoli, 116 contrari e 40 astensioni, una risoluzione non vincolante sulla strategia di riduzione delle emissioni a lungo termine dell’UE.
I deputati hanno sottolineato che per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni entro il 2050, sarà necessario innalzare il livello di ambizione degli obiettivi fissati al 2030.
Nella risoluzione i deputati hanno affermato che per raggiungere emissioni zero entro 2050 l’Unione europea deve concentrarsi principalmente su due questioni:
1. sostegno alle regioni più colpite dalla decarbonizzazione
La transizione verso un’economia a zero emissioni di gas serra, se gestita bene e col sostegno adeguato per regioni, settori industriali e cittadini più vulnerabili, può potenzialmente creare nell’UE 2,1 milioni di posti di lavoro aggiuntivi entro il 2050. La risoluzione sostiene la creazione di un Fondo per una transizione giusta per sostenere le regioni più colpite dalla decarbonizzazione, come le regioni carbonifere.
La strategia UE di azzeramento delle emissioni dovrebbe privilegiare la riduzione diretta delle emissioni e il potenziamento dei pozzi di assorbimento e delle riserve naturali dell’UE (come le foreste) rispetto alle tecnologie di assorbimento della CO2, che devono ancora essere utilizzate su larga scala e che comporterebbero notevoli rischi per ecosistemi, biodiversità e sicurezza alimentare.
2. Investire nell’economia circolare e nella bio-economia
La transizione verso un’economia a zero emissioni presenta sia sfide che opportunità per l’UE. Gli investimenti nell’innovazione industriale, comprese le tecnologie digitali e le tecnologie green, sono necessari per stimolare la crescita, rafforzare la competitività e creare posti di lavoro, per esempio nell’ambito di un’economia circolare e una bio-economia in espansione.
I deputati hanno sottolineato l’importanza di una politica energetica e climatica stabile e prevedibile per incoraggiare gli investimenti a lungo termine.
Inoltre, la risoluzione reitera la posizione del Parlamento europeo di destinare una quota minima del 35% delle spese per la ricerca a sostegno della lotta al cambiamento climatico.
Infine, il Parlamento ha espresso sostegno per le manifestazioni, in particolare le marce sul clima e gli scioperi degli studenti che sensibilizzano sui rischi climatici. I deputati chiedono ai governi nazionali, regionali e locali, così come all’UE, di intraprendere azioni concrete e rapide per non superare il limite climatico di 1,5°C.
UN Environment: presentato a Nairobi il Global Resources Outlook sulle emissioni di CO2 causate da estrazione e lavorazione delle risorse
Martedì 12 marzo a Nairobi è stato presentato il Global Resources Outlook che evidenzia un aumento dello stress sul clima e sulle risorse da parte dell’economia.
Secondo il report le industrie estrattive sono responsabili della metà delle emissioni di CO2 a livello mondiale e di oltre l’80% della perdita di biodiversità.
Inoltre, le risorse vengono estratte dal pianeta tre volte più velocemente rispetto al 1970, anche se la popolazione è solo raddoppiata. Ogni anno, il mondo consuma oltre 92 miliardi di tonnellate di materie prime – biomasse (principalmente da cibo), metalli, combustibili fossili e minerali – e questa cifra cresce al ritmo del 3,2% all’anno.
Dal 1970, l’estrazione di combustibili fossili è passata da 6 miliardi di tonnellate a 15 miliardi di tonnellate mentre l’estrazione di metalli è cresciuta del 2,7% all’anno.
L’estrazione di altri minerali (in particolare sabbia e ghiaia per calcestruzzo) è aumentata di quasi cinque volte, da 9 miliardi a 44 miliardi di tonnellate e i raccolti di biomassa sono passati da 9 a 24 miliardi di tonnellate.
Fino al 2000, questi numeri hanno rappresentato un enorme incentivo per la crescita dell’economia globale, ma da allora si è verificato un tasso di rendimento in diminuzione poiché l’estrazione delle risorse è diventata più costosa e i relativi costi ambientali più difficili da ignorare.
Gli autori del report si sono detti sopresi di aver scoperto che la metà della CO2 emessa a livello mondo sia causata dall’attività di estrazione delle risorse dal suolo e dalla successiva lavorazione. Infatti, tutti i settori combinati insieme rappresentano il 53% delle emissioni mondiali di CO2.
I ricercatori hanno affermato che è possibile limitare i danni accelerando la transizione alle rinnovabili, pianificando in modo più intelligente l’urbanistica per ridurre la domanda di cemento, cambiando le abitudini alimentari per ridurre la necessità di pascoli, riducendo la quantità di rifiuti e prestando una maggiore attenzione alla creazione di un’economia circolare basata sul riciclo e sul riutilizzo.
Parlamento UE: approvata la risoluzione per contrastare l’inquinamento atmosferico
Mercoledì 13 marzo il Parlamento europeo ha adottato con 446 voti favorevoli, 146 contrari e 79 astenuti una risoluzione non vincolante per combattere l’inquinamento atmosferico causato dai settori agricolo, dei trasporti e dell’energia.
Il testo sottolinea che l’inquinamento atmosferico ha una dimensione locale, regionale, nazionale e internazionale e richiede dunque un’azione a tutti i livelli di governance.
La risoluzione esorta la Commissione europea a proporre l’introduzione di limiti più stringenti per le particelle di PM2.5 nelle norme relative alla qualità dell’aria dell’UE, come raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
La risoluzione sostiene inoltre che la Commissione europea dovrebbe aggiornare la Direttiva sulla qualità dell’aria adeguandola agli attuali limiti fissati dell’OMS in relazione a particolato, ossido di zolfo e livelli di ozono. Infine, sempre la Commissione dovrebbe intensificare i controlli per garantire che gli Stati membri rispettino le norme sulle procedure di misurazione delle emissioni dei veicoli diesel in base alla legislazione UE sull’omologazione dei veicoli.
Per quanto concerne l’inquinamento dovuto alla mobilità, i deputati si sono detti molto preoccupati delle evidenze scientifiche secondo cui l’inquinamento atmosferico dovuto al traffico dei veicoli ha un impatto negativo sullo sviluppo delle prestazioni cognitive, in particolare nei bambini. Per queste ragioni, incoraggiano le tecnologie digitali come il pedaggio elettronico e l’e-ticketing da utilizzare per implementare il principio “chi inquina paga”, basando le sanzioni sulle prestazioni ambientali dei veicoli.
I deputati chiedono inoltre all’UE di sviluppare procedure di ricorso collettivo per proteggere i consumatori in caso di eventuali futuri scandali relativi alle emissioni delle automobili come il famoso ‘dieselgate’.
Esortano la Commissione a continuare a ridurre le emissioni di NOx della flotta di automobili dell’UE e a contribuire a colmare entro il 2021 il divario tra i limiti delle emissioni delle autovetture e i livelli effettivi misurati sulla strada.
Per quanto concerne invece il settore agricolo, i deputati hanno chiesto che i futuri finanziamenti attraverso la Politica agricola comune (PAC) siano collegati a misure obbligatorie per ridurre l’inquinamento atmosferico.
La risoluzione evidenzia che gli attuali sistemi alimentari e agricoli sono responsabili di emissioni eccessive di ammoniaca, protossido di azoto e metano. Infatti, il 94% delle emissioni di ammoniaca e il 40% delle emissioni di metano provengono da attività agricole.
In conclusione, nel testo i deputati accolgono con favore gli impegni presi da almeno dieci Stati membri dell’UE per eliminare gradualmente il carbone come fonte di energia e invitano gli altri Stati membri a fare lo stesso entro il 2030.