Disinteresse e sfiducia soprattutto tra i più giovani. Sud “politicamente più operativo”, Nord …più chiacchierone”
di Stefano Bruni
“Nun ce se crede……più”. Potrebbe essere questa, prendendo spunto dalla conferenza stampa di fine anno del Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, la sintesi dei dati sulla partecipazione politica degli italiani, diffusi ieri dall’Istat.
Già, perché pare proprio che la partecipazione degli italiani alla vita politica, sia in modo diretto (andando a comizi, partecipando a cortei, sostenendo finanziariamente un partito o svolgendo attività gratuita per un partito), sia in modo indiretto (parlando di politica, informandosi di politica o ascoltando dibattiti politici) non sia più un tema che appassiona e coinvolge.
A sostegno di questa affermazione ci sono i dati certificati dall’Istituto: nel 2016 soltanto il 4,3 per cento delle persone di 14 anni e più ha partecipato a cortei e appena lo 0,8 per cento ha svolto attività gratuita per un partito, il 3,6% ha partecipato a comizi e solo l’1,5% ha dato il proprio sostegno finanziario a un partito. Rispetto agli uomini, le donne hanno tassi meno elevati di partecipazione attiva alla vita politica: partecipano meno degli uomini sia ai cortei (il 3,8 per cento, contro il 4,8 per cento) sia ai comizi (il 2,3 per cento, contro il 5,0 per cento)così come il sostegno finanziario a un partito e l’attività gratuita svolta per un partito coinvolgono più gli uomini che le donne.
Meno tragica, ma non troppo, la situazione rilevata rispetto alla partecipazione attraverso forme indirette. Il 65,4 per cento delle persone di 14 anni e più parla di politica: il 36,7 per cento almeno una volta a settimana, mentre ne parla qualche volta al mese o meno frequentemente il 28,7 per cento. Il 74,1 per cento si informa dei fatti della politica italiana: il 58,2 per cento almeno una volta a settimana, il 15,9 per cento qualche volta al mese o meno frequentemente.
Le differenze di genere sono evidenti anche sul fronte della partecipazione politica indiretta. Le donne di 14 anni e più che parlano di politica almeno una volta a settimana sono il 29,0 per cento, contro il 45,0 per cento degli uomini. Le donne invece che s’informano dei fatti della politica italiana almeno una volta a settimana sono il 51,4 per cento (contro il 65,4 per cento degli uomini ) e quelle che ascoltano dibattiti politici il 14,7 per cento (contro il 21,0 per cento degli uomini).
L’ascolto di dibattiti politici è meno diffuso e coinvolge il 17,7 per cento della popolazione di 14 anni e più..
E dal punto di vista territoriale cosa emerge dai dati?
I tassi di partecipazione più elevati a cortei e comizi si registrano nel Mezzogiorno, mentre non ci sono differenze evidenti né riguardo al sostegno finanziario a un partito né riguardo allo svolgimento di attività gratuite a favore di un partito.
Rispetto invece alla propensione a parlare e ad informarsi di politica, il dato è maggiore nel Centro-Nord. Soprattutto sul versante dell’informazione, le differenze territoriali sono ampie: il 63,1 per cento delle persone di 14 anni e più del Centro-Nord si informa di politica almeno una volta a settimana, a fronte del 48,8 per cento di quelle del Mezzogiorno. Insomma, sembrerebbe esserci un Sud “politicamente più operativo” contro un Nord “politicamente più chiacchierone”.
Il dato però che più colpisce è quello relativo alle persone di 14 anni e più non si informa mai dei fatti della politica italiana: sono un quarto della popolazione (il 24,5 per cento). Ad arrivare a questo dato “contribuiscono” per il 18,4 per cento tra gli uomini e per il 30,2 per cento tra le donne.
Ma perché il 25 per cento circa degli italiani si estranea dalla politica?
Nel 61,8 per cento dei casi si indica il disinteresse tra i motivi prevalenti della mancata informazione e, nel 30,4 per cento dei casi, la sfiducia nei confronti della politica italiana.
Per il 10,7 per cento la politica un argomento troppo complicato, mentre il 5,9 per cento dichiara che non ha tempo da dedicarvi.
E la cosa ancor più grave è che il “disinteresse” dilaga tra le persone giovani (fino a 34 anni) e tra quelle anziane (oltre 64 anni).
La sfiducia, invece, aumenta al crescere dell’età, ma dopo i 64 anni comincia a declinare.
I dati diffusi dall’Istat (relativi al 2016) dimostrano inoltre che rispetto all’anno precedente (il 2015) si registra un calo di quasi tutti gli aspetti della partecipazione politica, sia diretta (riduzione della partecipazione a comizi e lieve diminuzione nella percentuale di persone che danno sostegno finanziario a un partito) sia indiretta (diminuisce l’ascolto di dibattiti politici; si parla e ci si informa di politica meno e meno frequentemente).
Di questa situazione bisognerà far tesoro nella campagna elettorale che si svilupperà nei prossimi mesi.
Solo infatti ricostruendo un “clima di fiducia”, oggi piuttosto compromesso, con i cittadini elettori si potrà avere una nuova legislatura utile e costruttiva, altrimenti sarà solo una nuova, brutta pagina della politica nazionale, dominata dalla rabbia e dalla insoddisfazione dei più.