Arrivano nuove regole per i pagamenti elettronici. Il rischio per banche che non si evolvono è dietro l’angolo. E tra 18 mesi…
I pagamenti elettronici sono sempre più «cool»e, come sottolinea un’analisi di PWC sul tema, per il 2018 è stato stimato che il numero delle transazioni digitali raggiungerà il 19% in più rispetto al 2014.
Grande attenzione, dunque, intorno al mondo dell’E-payment, nuovo «modus pagandi» che, dal 13 gennaio scorso, ha trovato un alleato in più, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto che recepisce la direttiva europea sui servizi di pagamento elettronici, provvedimento che getta le basi per una vera e propria rivoluzione nel mondo delle transazioni digitali.
Due gli atti recepiti dal legislatore nazionale: l’attuazione della direttiva 2015/2366 del 25 novembre 2015, relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno (c.d. «PSD2», Payment Services Directive), e l’aggiornamento delle disposizioni del Regolamento (UE) n.751/2015 del 29 aprile 2015, relativo alle commissioni interbancarie sulle operazioni di pagamento basate sulle carte elettroniche.
Entrambi i provvediment imirano ad un aumento della trasparenza nelle informazioni bancarie, predisponendo, nel contempo, una nuova disciplina per le carte di pagamento. Tra le diverse novità introdotte, si va dalla conferma del divieto di applicare un sovrapprezzo per l’utilizzo delle carte come strumento di pagamento (cd. divieto di surcharge), alla fissazione di un tetto massimo di commissioni interbancarie in relazione alle strisciate bancomat, carte prepagate o di credito: per le prime due, la commissione per ogni operazione di pagamento non potrà essere superiore allo 0,2% del valore dell’operazione stessa; per le operazioni tramite carta di credito, invece, la commissione non potrà superare lo 0,3% del valore complessivo dell’operazione.
Sempre in tale ambito, e con lo scopo di promuovere l’utilizzo delle carte anche per cifre molto basse (scongiurando così il fenomeno della micro-evasione) il decreto mira ad incentivare l’uso dei pagamenti digitali, prevedendo commissioni ridotte per transazioni fino a 5 euro.
Ancora, il provvedimento amplia notevolmente i diritti dei titolari dei conti corrente, messi al riparo dalle truffe derivanti dai pagamenti non autorizzati: viene ridotta da 150 a 50 euro la franchigia massima a carico degli utenti, cifra oltre la quale la banca è tenuta al rimborso.
Via libera anche all’utilizzo del credito telefonico come mezzo di pagamento, soprattutto in ambito benefico o per l’acquisto di alcune tipologie di beni e servizi, soprattutto biglietti relativi al trasporto pubblico locale.
Ma la vera rivoluzione arriverà soltanto fra 18 mesi: è questo l’orizzonte temporale che la direttiva fissa per l’ingresso di nuovi protagonisti nel mondo bancario, prima del tutto estranei a questo, ma i cui nomi sono ben noti: Facebook. Apple, Amazon sopra tutti. Saranno questi a ricoprire il ruolo di «PISP», i Payment Initiation Service Providers, nuovi intermediari che si frapporranno tra l’utente e il suo conto corrente. Sarà possibile, in tal modo, pagare ed effettuare operazioni creditizie online direttamente tramite i PISP, bypassando in tal modo le banche, impoverendole, e segnandone, forse, la fine.
Questo è lo scenario che si presenterà fra un anno e mezzo se il mondo bancario, così come oggi lo conosciamo, non cambierà direzione, magari integrandosi con i nuovi player digitali piuttosto che considerarli alla stregua di temibili avversari. Ma il tempo scorre e bisogna fare in fretta. 18 mesi non sono, poi, così tanti.