Come nel 2017, anche questa volta, il prossimo Presidente della Repubblica francese si deciderà al ballottaggio tra Emmanuel Macron e Marin Le Pen. Il voto è previsto per il 24 aprile 2022.
Nel 2017 la vittoria di Macron fu del 66,1% contro il 33,9% della Le Pen. Per i sondaggi Macron è ancora favorito ma la differenza tra i due candidati non dovrebbe essere più così ampia.
Il voto del 10 aprile è stato la conclusione di una campagna elettorale molto lunga ma non particolarmente accesa, sovrastata dalle ben note vicende di politica internazionale, con la crisi ucraina in primo piano, e con la questione covid ancora in sottofondo. Ben 12 erano i candidati al ruolo di Presidente della Repubblica e le sorprese non sono mancate.
Quello che balza subito all’occhio vedendo i risultati definitivi è la totale irrilevanza dei partiti tradizionali che a lungo hanno governato Parigi: il partito repubblicano e quello socialista. Il primo si è fermato al 4,79% dei consensi, presentando come candidata Valérie Pécresse, attuale presidente della regione Île-de-France.
Addirittura peggio è riuscito a fare il partito socialista che ha preso appena l’1,74%, con l’attuale sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, come candidata. Il declino dei cosiddetti partiti tradizionali, di centrodestra e di centrosinistra, è sicuramente il dato più eclatante e che più fa riflettere di queste elezioni francesi. Entrambe le candidate sconfitte hanno comunque invitato i propri elettori a votare Macron al ballottaggio del 24 aprile.
Il Presidente uscente Macron ha preso il 27,6% dei voti e ha chiuso questo primo round elettorale in testa. Marin Le Pen si è invece fermata al 23,41%, migliorando il risultato raggiunto nel 2017, quando prese il 21,3%.
Al terzo posto, con un risultato molto positivo, Jean-Luc Mélenchon, esponente della sinistra radicale, che sfiora il ballottaggio prendendo il 21,95% dei consensi. Erìc Zemmour, giornalista ed esponente della destra radicale, ha preso il 7% dei voti.
In vista del ballottaggio la partita è tutt’altro che chiusa. Sebbene infatti quasi tutti i leader dei partiti sconfitti abbiano subito fatto endorsement per il Presidente Macron, ad eccezione di Zemmour, non è così scontato che i voti di questi candidati convergeranno automaticamente per Macron al ballottaggio del 24 aprile.
Il grande consenso preso ad esempio da Mélenchon è da leggersi come un voto di protesta, soprattutto delle fasce più giovani, contro l’attuale establishment francese ed europeo. Non è dunque immediato che chi ha votato Mélenchon in questo primo turno poi possa andare a votare convintamente Macron al ballottaggio.
Lo stesso vale anche per gli elettori di centrodestra di Pécresse: difficile dire quanti sosterranno Macron, quanti si asterranno e quanti voteranno Le Pen.
L’astensionismo è stato superiore al 26%. È un dato da tenere presente perché potrebbe rappresentare un possibile bacino di voti per Le Pen, utile a colmare il gap con Macron emerso in questa prima tornata elettorale.
Un altro appuntamento fondamentale, che potrebbe dare qualche indicazione in più, è l’annunciato, e tanto atteso, faccia a faccia in diretta tv tra i due candidati per l’Eliseo.
Cinque anni fa fu una tappa decisiva per la vittoria finale di Macron.
La corsa all’Eliseo è dunque aperta. Macron rimane in testa secondo tutti i sondaggi ma l’esito potrebbe non essere così scontato come nel 2017. Lo spazio politico francese sta mutando molto rapidamente in questi ultimi anni, come dimostrano i risultati dei socialisti e dei repubblicani, e l’incertezza è un elemento molto più presente rispetto al passato.
L’appuntamento del 24 non ci dirà solo chi sarà il prossimo Presidente della Repubblica, ma darà anche indicazioni fondamentali sul futuro dell’Europa.