A Bonn il debutto internazionale del nuovo Segretario di Stato. I temi al centro del dibattito
di Mara Carro
Il 16 e 17 febbraio si è tenuta a Bonn la riunione informale dei Ministri degli Esteri del G20, alla quale ha fatto la sua prima apparizione ufficiale il nuovo Segretario di Stato americano, Rex Tillerson.
Per l’Italia ha partecipato il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, che, a margine dei lavori, ha tenuto una serie di incontri bilaterali. Di rilievo il colloquio con il ministro degli Esteri della Federazione Russa, Sergej Lavrov, con focus sulle crisi dello scacchiere mediterraneo, e il primo incontro con il Segretario di Stato Usa per una panoramica generale sulle principali questioni di rilevanza internazionale.
Organizzato dalla Germania, che detiene la Presidenza di turno del G20, l’incontro è parte dei preparativi per il vertice dei capi di Stato e di Governo che si terrà ad Amburgo il prossimo 7 e 8 luglio. Il G20, concepito per stabilizzare e rafforzare l’economia mondiale, riunisce le maggiori economie avanzate ed emergenti che insieme contano circa l’85% del PIL mondiale, l’80% del commercio globale e due terzi della popolazione del Mondo.
“Shaping the global order: foreign policy beyondcrisis management” è stato il tema dominante della riunione di Bonn. I lavori si sono articolati in tre sessioni: l’attuazione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, la prevenzione dei conflitti con particolare riferimento al ruolo delle donne e la stabilizzazione e lo sviluppo dell’Africa.
Il ministro degli Esteri tedesco, Sigmar Gabriel, ha illustrato i risultati del Vertice, ribadendo la determinazione del G20 nel diventare un attore importante per garantire una maggiore sostenibilità in ambito sociale, ambientale ed economico e ricordando come le maggiori economie del mondo abbiano una responsabilità particolare nell’affrontare congiuntamente le cause profonde dei conflitti. Terzo punto centrale dell’incontro è stato la cooperazione con l’Africa. I ministri degli Esteri del G20 hanno avuto un intenso dibattito con i rappresentanti dell’Unione Africana sulle condizioni necessarie al pieno sviluppo del potenziale economico del continente e sul rafforzamento delle Istituzioni statali e della società civile nei Paesi africani.
Nel suo debutto in un vertice di importanza internazionale, il neo Segretario di Stato Usa era chiamato a illustrare il nuovo corso diplomatico di Washington in un momento in cui le Cancellerie di tutto il mondo si chiedono fino a che punto l’“America First” del presidente Trump rimodellerà la politica estera statunitense. L’ex ceo di ExxonMobil ha invece assunto quella che lui stesso ha definito una “modalità di ascolto”, ha parlato con i giornalisti una sola volta per brevi osservazioni preparate ed è tornato a Washington con “tanti messaggi per il presidente Trump”. Il segretario di Stato è normalmente il portavoce della politica estera americana. Tuttavia, il Dipartimento di Stato di Tillerson è stato poco coinvolto nelle prime decisioni chiave dell’amministrazione Trump: dall’ordine esecutivo che prevedeva il divieto di ingresso per tre mesi negli Stati Uniti a cittadini di sette paesi a maggioranza musulmana, alle posizioni della Casa Bianca sulla prospettiva di una soluzione a due Stati per il conflitto israelo-palestinese. Dopo un avvio così tumultuoso, parte del lavoro di Tillerson a Bonn è stato quello di rassicurare gli alleati, nonché di ammorbidire qualche posizione di Washington. Il segretario Usa ha ribadito il sostegno alla Nato, ha rilasciato una dichiarazione congiunta con il Giappone e la Corea del Sud per condannare il recente test missilistico della Corea del Nord, ha invitato la Cina a “usare tutti gli strumenti disponibili per moderare il comportamento destabilizzante di Pyongyang”e la Russia a onorare gli Accordi di Minsk per giungere a una soluzione della crisi ucraina. Segni di una certa continuità nella politica degli Stati Uniti, che potrebbero aver placato le preoccupazioni di alcuni leader stranieri in merito al nuovo inquilino della Casa Bianca.