Calenda: domani bilaterale con Perry (Usa). “Approvvigionamenti sempre a rischio: ci serve il Tap”
di S.D.C.
Il G7 Energia, che si è svolto ieri e oggi a Roma, si chiude con la mancata firma degli Usa alla consueta Joint Declaration sostituita da un più modesto Report della presidenza italiana, che riassume tutti i punti del dibattito ministeriale. L’annuncio, nel corso di una conferenza stampa, è del responsabile Mise, Carlo Calenda, il quale ha spiegato come la nuova Casa Bianca “si trovi in un processo di revisione di molte delle sue politiche e tra queste c’è anche quella sul cambiamento climatico e sugli impegni presi in occasione dell’Accordo di Parigi”. In ogni caso, ha aggiunto il ministro (che domani avrà un bilaterale proprio con il segretario all’Energia, Rick Perry), la discussione è stata lo stesso “costruttiva”, senza “frizioni”. Gli Usa insomma, ha spiegato, hanno chiesto solo “tempo…
Calenda, nel corso dell’incontro con la stampa preceduto dalla lettura di una sintetica dichiarazione sui principali temi oggetto del vertice, ha anticipato che la Sen, la Strategia Energetica Nazionale, è pressoché ultimata e verrà presentata alla Camera il 27 aprile probabilmente in occasione di una audizione come, del resto, era stato preso impegno in precedenza. Subito dopo, andrà in consultazione pubblica per arrivare ad una approvazione cadenzata tra fine maggio e primi di giugno. Al riguardo, il responsabile Mise ha detto che alcune “esperienze” comprese nel documento, a cominciare dalla spinta all’efficienza e allo sviluppo delle rinnovabili “sono state portate all’attenzione del tavolo internazionale”.
Secondo il ministro “i mercati energetici mondiali anche se più globalizzati, restano fortemente vulnerabili rispetto a possibili interruzioni causate da diversi eventi, sia geopolitici che derivanti da disastri naturali. Una disputa politica, in particolare, può avere un effetto domino sui sistemi di approvvigionamento”. Da qui la necessità di “rafforzare il ruolo strategico, per esempio, delle rotte che attualmente portano il gas in Europa, in particolare attraverso l’Ucraina” e di “parlare dell’apertura di nuovi corridoi di fornitura”, come l’EastMed ((uno o più tubi per portare le risorse di gas dell’est Mediterraneo in Europa, attraverso Cipro e Grecia) ma anche dell’opzione Gnl.
A domanda, Calenda ha risposto chiaramente che anche per l’Italia non vi possono essere “pause di attesa” a fronte di una situazione tanto complessa. “Dobbiamo continuare a fare infrastrutture”, ha detto, rafforzando il sì al Tap, il gasdotto dalla Puglia oggetto tuttora di opposizioni locali, che ha già registrato nel corso degli anni ben 14 “via libera”. Va in questa direzione anche l’accordo, firmato a latere del vertice, tra gli operatori della trasmissione gas di Italia (Snam), Slovacchia (Eustream) e Ucraina (Naftogaz e UkrTransGaz), presente il ministro ucraino dell’Energia, Nasalyk, per mantenere sempre in “buone condizioni” il sistema di infrastrutture gas del Paese.
Tornando per un attimo al vertice Calenda-Perry, c’è da aggiungere che – a quanto appreso da LabParlamento – le questioni sul tavolo – anche nell’ottica di un prossimo viaggio del ministro italiano negli Usa – sono molte ma hanno al centro il ruolo del gas naturale e delle rotte di approvvigionamento, in particolare Corridoio Sud e, come già ricordato, EastMed, assieme alle prospettive per l’import italiano di Gnl Usa, forse anche la situazione in Libia e gli investimenti delle imprese nazionali Oltreoceano.
Tra i numerosi temi discussione al G7, una particolare menzione per quello della Cybersicurity energetica (elettricità ma non solo), una questione che, peraltro, sarà al centro di alcuni workshop organizzati dalla presidenza italiana entro l’anno.
Una riflessione infine è stata dedicata alla partnership tra l’Unione europea e l’Africa, oggetto di un side-event nel pomeriggio di ieri con l’intervento del viceministro, Teresa Bellanova.
“La riduzione della povertà energetica nel continente – aveva detto in proposito Bellanova – è un obiettivo fondamentale per accelerare la sua trasformazione economica, e lo stesso accesso all’energia pulita ne costituisce un elemento essenziale, oltre che per ridurre la povertà in generale anche per accrescere l’urbanizzazione sostenibile e lo sviluppo rurale”.
All’apertura dell’ultimo giorno di lavori, gli attivisti di Greenpeace avevano consegnato ai ministri delle sette grandi potenze mondiali (assieme al commissario Europeo Clima ed Energia, lo spagnolo Miguel Arias Cañete) un gigantesco termometro, simbolo della temperatura del Pianeta che continua a salire. Un’azione pacifica per ricordare ai Paesi ”quanto fosse importante rispettare gli impegni presi alla conferenza sul clima di Parigi, chiedendo loro di isolare le posizioni negazioniste e anti-scientifiche della nuova Amministrazione Trump, rappresentata al tavolo dal segretario di Stato all’Energia”. In questo senso, per gli ambientalisti, il vertice non è stato altro che “un buco nell’acqua”.