Un’agenda comunque molto fitta. Consueto rischio di scarso pragmatismo a fronte dell’urgenza dei problemi. 4 leader al debutto
di Omar Ariu
“Costruire le basi per una fiducia rinnovata” tra i rispettivi Stati membri, mediante il perseguimento di tre obiettivi principali, il primo dei quali recita: “ tutela dei cittadini, rispetto alla attuale situazione di incertezza e instabilità geopolitica in cui vive gran parte della popolazione del vecchio continente”. Questo l’intento dell’agenda alla vigilia del G7 in programma a Taormina, venerdì e sabato. Ma, alla luce dei nuovi tragici fatti di Manchester, è chiaro che proprio il primo punto, la questione sicurezza, diventerà prioritario.
Il forum dei capi di Stato e di Governo di Italia (paese ospitante), Francia, Canada, Stati Uniti, Regno Unito, Giappone e Germania, aveva peraltro altri due punti sul tavolo della discussione: sostenibilità economica, ambientale, sociale e riduzione della disuguaglianze, con particolare riferimento all’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, all’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, alla sicurezza alimentare oltre che ai temi relativi al rispetto dell’uguaglianza di genere, di etnia e di accesso alla salute e all’istruzione; innovazione, competenze e lavoro nell’era della Nuova Rivoluzione della Produzione, al fine di rendere gli strumenti innovativi elementi di prosperità e sviluppo sociale.
La questione sicurezza richiederà a questo punto una supervisione ed un monitoraggio più approfondito ed urgente. Questo sarà possibile anche grazie al fatto che l’Agenda del G7 non ha un’impostazione inflessibile come può essere quella dell’Assemblea delle Nazioni Unite, e permetterà ai protagonisti politici dell’incontro di confrontarsi su politiche di coinvolgimento sempre più attivo e condiviso riguardo il terrorismo di matrice religiosa fondamentalista.
Conseguentemente dovrebbe cambiare anche l’obiettivo del vertice rispetto a quello sopra citato di “rinnovo di fiducia reciproca tra i partner”; l’intento prioritario sarà infatti quello di trasmettere un forte, coeso ed unitario messaggio di forza da parte delle 7 potenze mondiali.
Del resto, cinque dei sette Paesi hanno subito al proprio interno attacchi terroristici terrificanti: gli Stati Uniti, la Francia, il Regno Unito, il Canada e la Germania.
Sarà inoltre il primo G7 al quale parteciperanno i nuovi presidenti eletti di Stati Uniti e Francia, rispettivamente Donald Trump ed Emmanuel Macron, senza dimenticare Paolo Gentiloni e Theresa May, capi di governo che hanno sostituito Matteo Renzi e David Cameron (per differenti motivi). Questi dovranno dimostrare rapida capacità di coinvolgimento. Obiettivo comune: quel pragmatismo geopolitico che fa sovente difetto a questi incontri. Senza sottovalutare il fatto che questo sarà il quarto G7 consecutivo senza la Russia di Vladimir Putin, esclusa dal G8 nel 2014 a causa del coinvolgimento diretto nella crisi di Crimea. Il Cremlino rappresenta un partner importante, pur con le sue problematicità e vicissitudini interne, per il contrasto al fenomeno terroristico jihadista, e la sua assenza al vertice di Taormina potrebbe determinare dei risvolti politici significativi.
L’importanza politica del G7 non è assolutamente trascurabile. Stiamo parlando di 7 paesi che rappresentano il 10% della popolazione mondiale, producono più del 32% del PIL globale e gestiscono quote considerevoli di import ed export in tutto il globo. La loro forza economica non può non tramutarsi in peso politico specifico, soprattutto in una situazione attuale tanto importante quanto delicata.
Peraltro, nonostante le decisioni prese all’interno del summit non siano vincolanti, al termine dei lavori verrà presentato un Documento conclusivo con il quale i leader delle principali democrazie industrializzate prenderanno degli specifici impegni di indirizzo politico su particolari tematiche. La scelta della location a sua volta contiene un significato emblematico, quello di evidenziare il concetto di accoglienza rispetto alle preoccupanti dinamiche relative alle migrazioni presso le coste italiane e in particolare siciliane, che spesso determinano gravissime emergenze umanitarie. Inevitabilmente questo tema sarà ancor più collegato a quello del terrorismo.