“Non lasciamoli soli”: così l’Agia ha invitato genitori, comunità e istituzioni a tutelare i circa 10 milioni di minorenni italiani. Sette i “cantieri aperti” su cui lavorare: rapporti familiari, violenza sull’infanzia, inclusione, rapporto con la giustizia, dipendenze e salute, educazione e Autorità
“Non lasciamoli soli”. È l’appello di Filomena Albano, l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, riferito ai quasi 10 milioni di minorenni italiani, lanciato in occasione della presentazione della relazione annuale dell’Autorità, tenutasi a Montecitorio il 19 giugno scorso alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
“La Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza – ha detto Filomena Albano – ha trasformato bambini e ragazzi da oggetto di protezione a soggetti titolari di diritti, ponendo le basi per un cambiamento nella relazione tra generazioni. Ciò però non può significare – come talora accade – che i genitori, la comunità e le istituzioni, senza assumersi le loro responsabilità, rinuncino al ruolo di guida nei confronti dei più piccoli. Quasi che l’aver assegnato loro dei diritti li abbia automaticamente resi capaci di orientarsi da soli nel mondo”
Un forte richiamo dunque alla responsabilità dei genitori in primis, ma anche delle comunità e delle istituzioni.
È infatti ai genitori che spetta l’arduo compito di accompagnare i propri figli nel cammino della vita in questa società tenendo loro la mano ed essendo in grado di lasciarli andare al momento giusto.
Non è facile e anche per questo l’Autorità sta predisponendo utili strumenti a supporto dei genitori. È il caso per esempio della “Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori”, che invita a tener conto del punto di vista dei più piccoli in un momento che nasce come crisi della coppia, ma che poi diventa crisi della famiglia.
Ma le responsabilità, degli adulti ovviamente, entrano in gioco anche e soprattutto in relazione alla “scoperta della rete internet” da parte dei ragazzi. In questo ambito, rimarca la relazione dell’autorità, la vigilanza dei genitori è d’obbligo.
Come si diceva, però, le responsabilità sono anche delle istituzioni, alle quali spetta il compito di intervenire di fronte alle emergenze dell’infanzia. Guardando ad esempio all’offerta di servizi per l’infanzia, l’Autorità ha rilevato grande disomogeneità tra regione e regione, quando invece si avrebbe un gran bisogno di standard minimi uguali in tutto il territorio.
“Servono più asili nido e più mense scolastiche di qualità e spazi gioco accessibili a tutti i bambini e una banca dati sulla disabilità”, ha detto Filomena Albano, chiedendo uno sforzo in questo senso a Parlamento e istituzioni competenti attraverso la definizione di livelli essenziali delle prestazioni previsti dalla Costituzione.
E sempre alle istituzioni è stato chiesto di rendere effettiva l’applicazione della legge sugli orfani di crimini domestici e di intervenire prima che le tragedie si consumino. A supporto di questa richiesta i tristi dati dei tanti casi, anche recenti, di violenza contro i più piccoli, segno inequivocabile del non funzionamento del sistema di protezione.
Nella relazione si tocca poi anche il tasto delicato dei figli dei detenuti che, come dice l’Autorità, sono bambini e ragazzi per i quali la condanna di un genitore rischia di divenire la propria.
E poi però ci sono anche i minorenni autori di reati. Per loro, secondo l’Autorità, la mediazione penale potrebbe essere una risposta in grado di consentire un processo di consapevolezza delle azioni compiute e il conseguente riconoscimento della sofferenza delle vittime.
Per i minorenni stranieri che arrivano soli nel nostro Paese, invece, l’Autorità ha ricordato il principio di non respingimento, il divieto di espulsione e il diritto a un’adeguata accoglienza.
Ma se da un lato c’è ancora molto da fare, dall’altro, l’Agia ha ricordato, concludendo la propria relazione che esistono almeno sette “cantieri aperti” per l’attuazione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, rispetto ai quali è utile richiamare l’attenzione.
Riguardano, in particolare, i rapporti familiari, la violenza sull’infanzia, l’inclusione, il rapporto dei minorenni con la giustizia, le dipendenze e la salute, l’educazione e l’Autorità garante.
È su questi “cantieri”, e su tutti gli altri richiamati, che si deve lavorare, coinvolgendo e convergendo gli sforzi e l’impegno di tutti perché solo così si potranno avere giovani in grado di essere un domani il punto di riferimento di questo Paese.