A Bruxelles l’ex premier è stato ascoltato per tre ore dalle Commissioni Problemi economici, Bilanci e Occupazione. Via libera al suo ingresso nella squadra di Ursula von der Leyen da tutti i Gruppi, a eccezione di Identità e Democrazia (di cui fa parte la Lega) e Gue (sinistra radicale). “Il Patto di Stabilità va rispettato, ma la flessibilità è già prevista dalle regole europee sulla governance”
Sono state tre ore di intensa discussione quelle che hanno visto impegnato il commissario designato all’Economia Paolo Gentiloni davanti al Parlamento europeo. Un vero e proprio stress-test, durante il quale gli eurodeputati delle Commissioni riunite ECON (Problemi economici e monetari), BUDG (Bilanci) e EMPL (Occupazione e Affari sociali) hanno interrogato – su diverse questioni economiche – il candidato dell’Italia alla Commissione Ue, ormai ad un passo dalla nomina ufficiale.
Con il via libera di tutti i Gruppi del PE, eccetto Identita’ e Democrazia, di cui fa parte la Lega, e la sinistra radicale della Gue, sarà infatti l’ex premier Gentiloni ad ottenere il portafoglio di peso che gli è stato affidato, ovvero quello agli Affari economici e monetari, nella squadra della neo-eletta Presidente Ursula von der Leyen.
Uno dei nodi-chiave trattati nel corso dell’audizione è stato quello del Patto di Stabilità e Crescita e degli eventuali margini di una sua riforma: Gentiloni ha ribadito come la revisione delle regole di bilancio europee – sono attualmente in discussione il Six e il Two Packs – debbano avere come obiettivo primario quello della crescita economica. Se da una parte il rispetto del famigerato PSC ha garantito negli anni una riduzione del deficit, ha però fallito nella riduzione dell’indebitamento, motivo per cui è necessario, nel prossimo ciclo istituzionale, proseguire con investimenti e riforme strutturali mirati allo sviluppo.
Sul tema della flessibilità, l’ex premier ha ribadito che questa non rappresenta una gentile concessione a favore di un determinato Paese, ma che è espressamente prevista dalle regole del Patto e che quella sugli investimenti è già incorporata nei Trattati europei. Un’apertura parziale, quindi, a favore di una ridiscussione delle regole di governance economica, seppur meno netta rispetto a quella auspicata poche settimane fa dal premier Conte.
A chi gli ha contestato poi il discostamento da parte dell’Italia dalle regole europee sul deficit, anche con riferimento ai dati economici contenuti nella nuova Nota di aggiornamento al DEF, Gentiloni ha rassicurato l’Europarlamento, replicando di voler rappresentare, se confermato nel suo incarico, tutti e 27 gli Stati membri con le relative Leggi di Stabilità, senza alcuna deroga.
Altro tema caldo al centro del confronto con il Parlamento è stata la concorrenza fiscale aggressiva tra gli Stati UE giudicata “inaccettabile” dal commissario entrante: l’armonizzazione fiscale rappresenta agli occhi del commissario italiano una questione non solo tecnica ma politica, e che richiede uno sforzo ulteriore da parte di tutti e 27 gli stati membri per essere conseguita.
Si è poi discusso di un Piano di investimenti per un’Europa sostenibile – nell’ottica del Green Deal europeo -, di Web tax europea da fatturare ai giganti del digitale, dello schema Ue anti-disoccupazione tra le prime priorità dell’Esecutivo.
Una riflessione è stata fatta anche sul preoccupante rallentamento economico che sta interessando l’Europa e che potrebbe prolungarsi più dei 6-12 mesi previsti: Gentiloni ha detto chiaramente come la politica monetaria, da sola, non sia in grado di fronteggiare situazione di difficoltà e di rallentamento protratto della crescita e che sia pertanto necessario agire con una politica di rilancio strutturale e più coordinata a livello UE
Il neo commissario ha quindi concluso la sua audizione, auspicando una costruttiva collaborazione del Parlamento europeo nell’interesse comune degli Stati membri, senza divisioni tra fazioni politiche che creano solo situazioni di stallo, ma ricercando alleanze all’insegna del dibattito quale strumento irrinunciabile del processo democratico europeo.