Sarebbe il principale timore di Renzi. Perché potrebbe riunire tutti e, soprattutto, non gli si potrebbe dire di no… Il ruolo del Quirinale
Non è un venticello che soffia soltanto ora. Ne abbiamo già parlato a inizio primavera, in piena polemica Consip, prima della nuova investitura renziana e della secca sconfitta del Pd alle amministrative. Eppure, non soltanto continua a soffiare a dispetto della calura estiva ma prende vigore. Parliamo del buon posizionamento di Paolo Gentiloni nell’ottica, sempre più probabile, di un post elezioni politiche senza maggioranze assolute. Con la necessità di trovare un elemento di tranquillo premierato, in grado di attirare consensi anche trasversali. Si vedrà poi, nell’ottica del proporzionale, con quali schieramenti, sulla base di un programma condiviso.
Al di là degli scontri di questi giorni nel Pd, dell’assedio anti-renziano esterno ed interno, delle polemiche sulla necessità o meno di fare coalizione e con chi, il dato di fatto sul quale sempre più si sta convenendo è infatti il seguente: Renzi riuscirebbe assai difficilmente nell’impresa di “unire”. Perché si troverebbe davanti, ancora una volta, il fronte anti-referendario. Detto in parole povere: potrebbe contare soltanto sull’appoggio dello zoccolo duro del partito, quello tanto per intenderci che rappresenta i voti ottenuti nelle primarie. Il che non basterebbe. La figura, autonoma (per sua stessa esplicita scelta) e in certo senso “divisiva” del segretario non aiuterebbe insomma a creare quelle ampie alleanze, le sole che – in assenza di una vittoria autosufficiente – potrebbero garantire la stabilità per un Governo chiamato ad affrontare problemi giganteschi, economici e sociali al primo posto.
Ma accetterà mai Renzi di farsi da parte per favorire un personaggio coagulante come Gentiloni? In realtà, qui giocheranno i numeri. Se il Pd arriverà primo partito, il Capo dello Stato chiamerà un suo esponente al Quirinale per provare a formare il nuovo Governo. Se pure questi fosse Renzi, in caso di insuccesso per i motivi detti, la mano potrebbe passare ad altri come ai bei tempi della prima Repubblica. E Gentiloni, sempre per gli stessi motivi, avrebbe molte più possibilità. Perché all’appoggio eventuale del centrodestra potrebbe tranquillamente opporre, nel caso di stallo della situazione, quello del fronte opposto, che sarebbe facilmente negato all’attuale segretario del Pd. Inoltre, Gentiloni ha sempre appoggiato apertamente Renzi. Come potrebbe, questi, ostacolare il suo tentativo senza incorrere nei consueti giudizi circa le sue supposte mire di “assolutismo”? Per di più “contrastando” una decisione di Mattarella?
Vedremo come evolverà la situazione politica, tornata assai fluida. Con due punti di riferimento obbligati, entrambi autunnali: la ripresa del confronto sulla legge elettorale e la manovra economica. Al di là di convention, incontri e interviste del momento, si può stare tranquilli, infatti, che i veri giochi non sono per adesso. E non sono soltanto interni ed esterni ai partiti e alle coalizioni. Senza premi di maggioranza elettorali chiari e definitivi, chi deciderà, alla fine, abita al Quirinale.