Gli italiani hanno scelto. Viva l’Italia, viva la democrazia. E’ questo il primo, non scontato, verdetto di queste elezioni settembrine. A vincere e a governare il Paese per i prossimi cinque anni sarà il centrodestra a guida Giorgia Meloni.
A scrutinio ancora in corso ma ormai quasi completato si profila un vantaggio del centrodestra alla Camera e al Senato di oltre il 43%. Un dato significativo che tradotto in politichese vuol dire “piena agibilità” per un governo che dovrà affrontare dossier pesanti, a partire dalla crisi energetica, la guerra in Ucraina, i difficili rapporti con l’Europa.
Quello che balza agli occhi degli osservatori è la vittoria schiacciante di un partito, Fratelli d’Italia, che appena cinque anni fa era al quattro per cento ed oggi esce dalle urne con un dato superiore al 26%, risultando il primo partito di destra, per la prima volta nella storia Repubblicana, ad essere il più votato dagli italiani.
Un successo annunciato, per nulla scontato, che segna una svolta storica nella nostra Repubblica. Giorgia Meloni si appresta, infatti, ad essere il primo premier donna, una ‘pasionaria’ come scrive il mainstream, temuta dai media internazionali e dalle segreterie di Stato di mezzo mondo, ma, dettaglio non da poco, amata da quasi 7 milioni di italiani che hanno scelto lei per guidare l’Italia dei prossimi anni.
Dati alla mano, sempre nel centrodestra, si registra la Caporetto leghista, con il partito di Matteo Salvini che crolla al 9%, quasi raggiunto dal redivivo Silvio Berlusconi, che dovrebbe attestarsi all’8%.
Sul fronte opposto, non se la passa meglio Enrico Letta, con il Partito Democratico che balla attorno al 20%, cifra che potrebbe costargli la poltrona di segretario. Stessa sorte al Terzo Polo di Calenda e Renzi che insieme supera algebricamente il 7% ma che deve riporre nel cassetto il sogno del “FineDraghiMai”, con buona pace di Supermario che a tutto ambiva fuorché rimanere a palazzo Chigi, con uno tsunami economico in arrivo sul Paese. Della serie: si salvi chi può.
Sullo sfondo, ma non troppo, il tanto bistrattato Avvocato del Popolo, l’uomo-decreto, quel Giuseppe Conte, fino a pochi anni fa sconosciuto ai più, che porta a casa un dignitoso 15% per un M5S dato per morto ma salvato al Sud dove risulta primo partito.
“Dagli italiani è arrivata un’indicazione chiara“, ha detto nella notte Giorgia Meloni, invocando il classico “è l’ora della responsabilità” e lasciando intendere al Colle di non fare scherzi, perché mai come stavolta tocca a lei dare le carte.
A preoccupare resta comunque il dato dell’affluenza. Alle ore 23 ha votato il 63,95% degli aventi diritto: si tratta del dato più basso di sempre (nel 2018 alla stessa ora si era recato alle urne il 73,01%).
Altro dato su cui riflettere perché chi vota ha sempre ragione ed è giusto che il centrodestra governi ma resta il fatto che il Paese reale, tra astensione e voti andati all’opposizione, ci dice che comunque una grande fetta di italiani non sarà rappresentata dal prossimo governo.