Parlando con la giornalista Sophie Raworth alla BBC, Sir Howard Morrison, un ex-procuratore per i crimini di guerra, ora consulente del governo ucraino, ha messo in luce i pericoli delle insinuazioni – spesso ingiuriose e disumanizzanti – da parte di certi politici e media russi sull’Ucraina e gli Ucraini.
“Il genocidio è spesso radicato nel modo in cui una nazione o un gruppo etnico vede l’altro e lo descrive”, ha detto Morrison, citando il modo in cui i nazisti si riferivano ai Polacchi come “subumani” prima e durante la seconda guerra mondiale, o il modo in cui, in Ruanda, le élite hutu si riferivano ai Tutsi come “scarafaggi”, prima del genocidio del 1994. “È questa disumanizzazione – e il pretesto che non si tratti né di un popolo né di una cultura”.
I numerosi crimini documentati in Ucraina, commessi dai soldati russi, che hanno provocato rabbia e dolore tra gli Ucraini – non sono certo una sorpresa. Sono condizioni e atteggiamenti che esistono da secoli: i Russi considerano gli Ucraini inferiori da prima dell’era sovietica.
Un recente rapporto dell’Atlantic Council ha rilevato che il regime di Vladimir Putin ha “messo in moto un’isteria anti-ucraina tra i Russi nel decennio che ha preceduto l’aggressione del 2014 da parte del Cremlino”.
Nel 2012, il potere di Putin è stato scosso dalle proteste di Piazza Bolotnaya a Mosca, immediatamente prima dell’insediamento del presidente russo per il suo terzo mandato, che molti dissidenti russi ritengono abbia ottenuto in maniera illegittima. Poi, nel 2014, Putin si è innervosito per il successo delle manifestazioni pro-democrazia durante la “Rivoluzione della dignità“, in Ucraina. Poco dopo, la Russia ha annesso la Crimea e ha iniziato una campagna segreta di violenza armata nel Donbass.
Da allora, la propaganda russa ha dipinto l’Ucraina come uno Stato fallito, caduto nel caos e nel disordine. In Russia, i fantasmi del passato non sono tanto le repressioni dell’era sovietica, quanto piuttosto le lotte e le privazioni degli anni Novanta, come l’estrema povertà e l’aperta violenza mafiosa durante la fallimentare transizione della Russia alla democrazia. Putin ama dipingersi come garante della stabilità. Si tratta di una sorta di patto faustiano che la società russa ha accettato, rinunciando alle proprie libertà in cambio della stabilità.
In epoca sovietica, l’Ucraina era considerata seconda solo alla Russia nella gerarchia dell’URSS, trattata meglio delle repubbliche dell’Asia centrale. Oggi i Russi considerano l’Ucraina come il paese ex-sovietico culturalmente più vicino, quindi il fatto che l’Ucraina abbia sposato la democrazia e i diritti dell’uomo li ha lasciati perplessi. Lo consideravano qualcosa che gli Ucraini, visti dai Russi come “sempliciotti” e “ingenui”, avevano accettato contro il loro interesse con il sostegno dell’UE e degli Stati Uniti.
Le riforme democratiche introdotte in Ucraina per rafforzare gli impegni con l’UE hanno comportato per gli Ucraini l’esenzione dal Visto nello Spazio Schengen, cosa che ha profondamente irritato molti Russi che si sono chiesti come fosse possibile che gli Ucraini, considerati “inferiori”, potessero circolare in UE senza Visto mentre i Russi no.
Nel 2016, un commentatore in un forum online russo raccontava questa sua fantasticheria: che l’intera popolazione ucraina abbandonasse la propria patria per “pulire i cessi” dell’UE:
Il 95% della popolazione [dell’Ucraina] non ha bisogno [di viaggiare senza Visto nell’UE]: non ha soldi per l’Euroturismo, ed essere”visa-free” non gli dà il diritto di lavorare in Europa… Nessun uomo sano di mente fornirebbe visti a un Paese impoverito, pieno di armi e di leggi che non funzionano. E quali potrebbero essere i mestieri che i lavoratori migranti ucraini fanno e farebbero in Europa lo sanno tutti… Prostituirsi e pulire i cessi, questo chiamano”integrazione europea”.
Questo commento contiene gli stereotipi russi sull’Ucraina vista come povera, caotica e priva di patriottismo civico – e sugli Ucraini come Europei di “seconda classe”. I ricercatori hanno anche documentato varie forme di hate speech (discorsi d’odio) su VK, il più popolare social network russo, che negavano all’Ucraina di essere uno Stato.
Dissonanza cognitiva
Quando le forze russe hanno iniziato l’invasione dell’Ucraina nel febbraio del 2022, la maggior parte dei soldati russi si aspettava, non solo di essere accolta come liberatrice, ma anche di trovarsi di fronte a una popolazione che soffriva sotto il giogo degli “usurpatori nazisti”. Pensavano che l’Ucraina sarebbe stata come la Russia degli anni ’90: divisa, disorganizzata e povera.
Il PIL pro capite dell’Ucraina era di 3.725 dollari nel 2020, mentre quello della Russia era quasi tre volte superiore (10.127 dollari). D’altra parte, nel 2017 l’Ucraina era in cima alla lista dei Paesi più equi del mondo secondo l’indice di Gini. La Russia era in fondo alla lista.
In effetti, gli invasori russi hanno trovato villaggi e città ordinati e prosperi, dove la gente viveva decentemente e in comunità. Gli Ucraini sembravano potere avere tutto: democrazia e economia, certo imperfette ma funzionanti.
Gli invasori sono rimasti stupiti dal tenore di vita degli Ucraini (secondo quanto riferito, i saccheggiatori russi sono rimasti sorpresi di constatare che c’era la Nutella nelle case degli Ucraini, che, a quanto pare, hanno visto come un segno di indicibile lusso).
Sono rimasti sorpresi anche dallo spirito comunitario dell’Ucraina: sindaci, sacerdoti e volontari hanno sfidato i proiettili per distribuire cibo ai connazionali, rifiutando e sfidando minacce e mazzette dei soldati russi. Tutto ciò era in netto contrasto con la noncuranza della leadership militare russa nel rifornire, dirigere ed evacuare i propri soldati.
Di fronte all’agguerrita resistenza dell’Ucraina, ma anche ai segni di una vita decente, i soldati russi devono essersi chiesti come gli Ucraini, considerando gli stereotipi di cui sono vittime, abbiano potuto costruire da soli un Paese che funziona.
La narrativa che voleva un’Ucraina sotto il controllo – a seconda dei casi – dell’Occidente, di George Soros o dei “giudeo-massoni” avrebbe trovato il favore dei soldati. E, come dice Sir Howard Morrison, gli stereotipi che descrivono un popolo come debole o inferiore fanno sì che atrocità e saccheggi si verifichino con una maggiore probabilità, come sta succedendo in Ucraina.
*Docente di Politica internazionale alla City University of London
Pubblicato su The Conversation UK il 9 giugno 2022