L’accordo trilaterale annunciato il 15 settembre tra Stati Uniti, Australia e Regno Unito (Aukus) ha mandato su tutte le furie la Francia, la quale ha richiamato a Parigi per consultazioni gli ambasciatori che operano a Canberra e Washington.
La decisione di richiamare gli ambasciatori era stata presa dal Presidente Emmanuel Macron in persona, data la “gravità eccezionale” della questione. Il nuovo accordo tra i tre paesi prevede sforzi congiunti per sviluppare tecnologie avanzate in settori strategici come l’intelligenza artificiale, la sicurezza informatica e le capacità sottomarine, per l’appunto.
La Francia aveva infatti firmato nel 2016 un contratto dal valore di 56 miliardi di euro per fornire all’Australia 12 sottomarini convenzionali, costruiti dall’azienda francese Navel Group. L’accordo Aukus, invece, punta a dotare l’Australia di 8 sottomarini d’attacco a propulsione nucleare, realizzati da Stati Uniti e Regno Unito, andando ad annullare di fatto il contratto con Navel Group.
Oltre, dunque, alla questione economica, per la Francia questa vicenda rappresenta un ridimensionamento del suo ruolo di potenza e della sua futura presenza nello scenario Indiano e Pacifico.
Macron non è andato a New York per l’Assemblea generale delle Nazioni Unite e ha rinunciato anche a fare un discorso video. Le diplomazie dei due paesi hanno però lavorato duramente per stabilizzare nuovamente i rapporti tra Francia e Stati Uniti, tanto che sembra che il Presidente Biden dovrebbe incontrare Macron in Europa ad ottobre, mentre l’ambasciatore francese è pronto a tornare negli Stati Uniti a breve.
La questione Aukus però ci dice molto sulla considerazione che Washington attualmente riserva all’alleato europeo. L’Unione Europea non è stata consultata riguardo a questo nuovo partenariato strategico che coinvolge i tre paesi anglosassoni, così come non era stata consultata a proposito della ritirata dall’Afghanistan.
L’alto rappresentante UE Josep Borrell ha pertanto dichiarato che: “Questo ci obbliga di nuovo a riflettere sull’importanza di andare avanti sulla questione dell’autonomia strategica dell’Unione Europea”.
L’obiettivo degli Stati Uniti è quello di avvicinare ancora più a sé l’Australia nel campo della sicurezza in funzione anti-cinese. In questo modo Washington consoliderà la propria presenza militare nella regione del Pacifico. La Cina, attraverso una nota del proprio Ministro degli Esteri Zaho Lijian, ha denunciato l’alleanza Aukus dicendo che “mina seriamente la pace e la stabilità regionale, intensificando la corsa agli armamenti e danneggiando gli sforzi internazionali di non proliferazione”.
La strategia statunitense è ormai chiara da tempo e questa vicenda, insieme alla fine della guerra in Afghanistan, ne sono un’ulteriore conferma: la priorità è l’impegno nel Pacifico per contenere l’attivismo cinese e l’Europa svolge un ruolo del tutto marginale in questo scenario. Anche la NATO sembra perdere sempre più la sua centralità nelle vicende che riguardano la sicurezza dei Paesi occidentali, rimpiazzata da accordi tra le singole nazioni.