Via libera a integrazioni del Codice del Terzo settore e al recepimento delle nuove regole Ue sulla privacy. Niente “golden power” sull’operazione Elliot-Tim
di LabParlamento
Dopo la seduta di venerdì scorso, che sembrava poter essere l’ultima dell’esperienza di Paolo Gentiloni come premier, nel pomeriggio di ieri si è celebrata una nuova riunione del Consiglio dei Ministri, la quarta nell’arco delle ultime tre settimane.
Tra gli argomenti discussi dal Governo va segnalata in primo luogo l’approvazione in esame preliminare (sarà cioè necessaria l’espressione dei pareri parlamentari) di due Decreti legislativi integrativi del Codice del Terzo settore. Concretamente, i provvedimenti intervengono da un lato sul computo dei lavoratori dipendenti “molto svantaggiati” presso le imprese sociali e sulle modalità di acquisizione di quest’ultima qualifica, e dall’altro sull’elenco delle attività di interesse generale esercitabili dagli enti del Terzo settore.
Dal CdM arrivano novità anche sul fronte della protezione dei dati personali. In base a quanto disposto dall’articolo 13 della Legge di delegazione europea 2016-2017, l’Esecutivo ha infatti dato il via libera in esame preliminare a un D. Lgs. che adegua le nostra norme sulla privacy al Regolamento messo a punto da Parlamento e Consiglio Ue nell’aprile 2016. A partire dal prossimo 25 maggio, di conseguenza, il Codice per la protezione dei dati personali ora vigente sarà abrogato e sostituito dal nuovo pacchetto europeo.
Inoltre, rispecchiando le previsioni della vigilia, il Consiglio dei Ministri ha proceduto alla nomina di 48 nuovi componenti del Cnel, selezionati tra i rappresentati di imprese, lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti.
Da ultimo, il Governo ha espresso parere favorevole sull’accordo per il rinnovo del contratto collettivo dei dipendenti del comparto istruzione e ricerca per il triennio 2016-2018 sottoscritto, lo scorso 8 febbraio, da sindacati e Aran (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni), e ha in aggiunta deciso di non ricorrere al “golden power” sull’operazione portata avanti dal fondo statunitense Elliot per acquisire parte delle azioni di Tim.