Di seguito il discorso di Alessia Giulimondi, portavoce del movimento degli studenti contro il Green Pass, tenuto ieri a Roma durante la manifestazione al Circo Massimo:
Abbiamo scritto e detto tanto in questi mesi. Abbiamo fatto tanto. Sono stati organizzati cortei e lezioni all’aperto, abbiamo partecipato alle manifestazioni, siamo saliti sul palco, abbiamo parlato, gridato, denunciato l’abbattimento dello stato di diritto, il grande pericolo in cui versa la democrazia e la libertà umana. Abbiamo urlato che l’umanità si sta perdendo, che quest’insensatezza rischia di farci estinguere.
In pochi hanno capito. In pochi hanno reagito. Questo perché non è più tempo di parole, né di avvertimenti, non è più tempo di proposte, né di discorsi in piazza. Non c’è più tempo per i convegni e per le conferenze e non siamo stati noi i primi a dirlo. Oggi stiamo dimostrando che l’umanità esiste e resiste, che non ha paura di unirsi e di toccarsi, che non nasconde il volto, perché è stanca di temere il rischio di vivere la vita.
Abbiamo organizzato un evento che si distingua da una società che vende paura e solitudine, frustrazione e inutile allarmismo. Siamo responsabili noi ragazzi della società che ci si apre davanti, siamo responsabili noi per un futuro che sceglie la Vita e non la squallida sopravvivenza, che sceglie la comunità e non l’isolamento consumistico di un’ignobile autoconservazione.
Siamo noi che, insieme a tutti coloro che sostengono la Vita, scegliamo di costruire oggi le abitazioni senza barriere che ci ospiteranno domani, le nazioni senza frontiere che forgeranno la nostra identità, dove l’umanità si scambia i suoi odori e non si riconosce in alcun calcolo probabilistico, non basa la sua vita sulle curve di contagio, ma sulla pelle dell’altro, che è solo pelle e pura Vita.
E’ sulla vera vita, autentica e incalcolabile che oggi costruiamo le strade e i ponti del nostro avvenire. Basterà chiudere gli occhi e permettere ad ognuno di noi di immaginare cosa sia davvero l’avvenire, che trascende le stime e le chiacchiere di una scienza ottusa e schiava di se stessa.
Basterà prendersi per mano e ascoltare il rumore di quest’umanità tradita che con forza si rialza in piedi e si rifiuta di ascoltare una volta di più il terrorismo che quotidianamente le viene riversato addosso. Oggi stiamo materialmente costruendo un posto e in questo posto le giornate trascorrono all’aperto, dove v’è spazio per respirare e quando si è tanti ci si stringe insieme, perché l’umanità, in fondo, è una famiglia.
In questo posto la Vita non è massa, ma individualità condivisa e non si muore mai da soli, perché la morte è inevitabile, la solitudine no. Per questo, in questo posto, non si ha mai paura. Una rete umana di persone che imparano di nuovo come ci si vuole bene per davvero è la risposta alla mortificazione dell’esistenza che operano ogni giorno i nostri governi.
Il rifiuto netto e inamovibile delle loro politiche è la vera ribellione di quest’umanità ferita. Perché siamo feriti, ma non siamo morti e, mentre loro scatenano la guerra, noi veniamo nelle piazze a scambiarci libri e musica per ricordarci che alla fine siamo soltanto anime in cerca di poesia e amore, siamo solo uomini che cercano gli altri uomini.
Dovremmo imparare ad ignorare le loro insegne di morte e le loro ridicole dichiarazioni di guerra e semplicemente vivere, reimparare a farlo se necessario, fuori dagli schermi di quest’oppressione mentale che è il mondo contemporaneo, fuori dal loro linguaggio censorio e terroristico, fuori da tutto quello che toglie sangue e carne alla Vita.