Non bastava il danno provocato dall’incursione dei teppisti digitali ai danni di Facebook (raccontata qualche giorno fa proprio da LabParlamento) con una mirabolante razzia da 533 milioni di account, tra cui circa 36 milioni di italiani. Adesso è il turno di Linkedin, la popolare piattaforma di Microsoft dedicata principalmente ai professionisti e al mondo del lavoro. Anche tale social è stato vittima di un furto dai numeri impressionanti: su 600 milioni di profili attivi sulla piattaforma, ben 500 milioni sono stati depredati.
Per conoscere se il proprio indirizzo mail sia stato trafugato, gli esperti della testata specializzata in sicurezza informatica CyberNews consigliano di interrogare il database presente a questo link così da accertare l’eventuale violazione e, nel caso, cambiare le credenziali di accesso.
Nella rete degli hacker sono finiti in tal modo nomi e cognomi, posizione lavorativa, numeri di telefono ed e-mail, tutti elementi validi per generare future truffe online. Tali dati, infatti, potrebbero essere utilizzati per una serie di condotte illecite, che vanno dalle chiamate e dai messaggi indesiderati sino minacce gravi come le truffe on line o il furto di identità o a fenomeni come il cosiddetto “SIM swapping”, una tecnica utilizzata per violare determinate tipologie di servizi online che usano il numero di cellulare come sistema di autenticazione.
Infatti, secondo i ricercatori di Cyber News, l’enorme database è disponibile nei meandri del web al costo di 1.800 dollari. Anche per questo il Garante per la protezione dei dati personali ha avviato un’istruttoria nei confronti di Linkedin a seguito della violazione, adottando nel contempo un provvedimento con il quale avverte chiunque sia entrato in possesso dei dati personali provenienti dalla violazione che il loro eventuale utilizzo è in contrasto con la normativa in materia di protezione dei dati personali, essendo tali informazioni frutto di un trattamento illecito. L’utilizzo di questi dati, ricorda il Garante, comporta conseguenze, anche di carattere sanzionatorio.
Anche tenuto conto del fatto che l’Italia è uno dei Paesi europei con il numero maggiore di iscritti alla piattaforma l’Autorità privacy, guidata da Pasquale Stanzione, ha richiamato inoltre tutti gli utenti interessati dalla violazione alla necessità di prestare, nelle prossime settimane, particolare attenzione a eventuali anomalie connesse alla propria utenza telefonica e al proprio account.
Le ripetute razzie informatiche non scoraggiano, però, il popolo del web. Come dato conto nell’ultimo rapporto del Global Digital Report, nel mondo sono 4,20 miliardi gli utenti delle piattaforme social, con un incremento del 13% rispetto al 2020. La penetrazione delle piattaforme social si attesta quindi al 53% della popolazione mondiale.Quotidianamente 1,3 milioni di persone si iscrivono per la prima volta ad un social per provare l’ebbrezza di like, post ed emoticon. E forse anche del furto dei loro dati personali.