Da Silvio che ritorna in versione wifi, passando per Donald Trump che si allena a Risiko, fino ai comunisti col rolex che cantano “bella ciao bella ciao” sognando la rivoluzione. La politica, nel mondo di Fedez, non è mai mancata. Non dovrebbero destare troppo scalpore, quindi, i fatti dei giorni recenti. Fedez compra un dominio ‘Elezionifedez2023’, i media abboccano, ma è solo una trovata pubblicitaria per il lancio del suo nuovo album: ‘Disumano’.
Il passato. Che i cosiddetti vip prendano parola per questioni politiche, lo si sapeva ben prima di Fedez. La celebrity politics (Wheeler 2013) è presente da sempre, in Italia e nel mondo. Guardiamo alla nostra storia recente: dall’impegno di Paolo Villaggio – con tanto di militanza tra le fila della Democrazia Proletaria – all’esposizione di Gigi Proietti per il referendum contro il divorzio fino alla candidatura di Gerry Scotti tra le fila del Partito Socialista Italiano.
Per non parlare dei vip che, per mezzo della notorietà, poi si sono fatti politici: Silvio Berlusconi, da Re della tv generalista italiana e presidente del Milan a quattro volte Premier; Ronald Reagan, da celebrità di Hollywood a due volte presidente degli Stati Uniti d’America; Beppe Grillo, da comico a capo politico del Movimento 5 Stelle; Donald Trump, da eccentrico rampollo dell’high class americana a inquilino della White House dal 2016 al 2020.
Il presente. Quello che è cambiato, rispetto a quando i dolori del giovane Fedez trovavano sfogo tramite la sua penna ribelle, è il suo essere diventato icona del mondo social: con 13 milioni di followers su Instagram, 2.6 milioni su Twitter, parliamo di uno degli influencer più seguiti in Italia. Il quarto, secondo la classifica stilata da influenceritalia.it che piazza al secondo posto sua moglie, Chiara Ferragni, preceduta solo dall’attuale fenomeno mediatico Khaby.
Insomma, i Ferragnez in due coprono le prime quattro posizioni. In due, quindi, riescono a parlare ad una bella fetta di Italia, la quale farà da cassa di risonanza ai messaggi mediali pronunciati dal portentoso duo.
Cosa è cambiato oggi rispetto allo scenario dei vecchi influencer della politica è, evidentemente, la crescente rilevanza del ruolo dei social tramite il processo di mediatizzazione. I social, hanno consentito la cosiddetta disintermediazione (Cepernich, 2017): la politica ha potuto definitivamente abbattere il muro che la divideva dalle persone, ed ha potuto creare relazioni comunicative immediate e ongoing.
In altre parole, è possibile eludere i tradizionali mezzi giornalistici ed informativi: se si vuole dire una cosa, basta avviare una diretta su Instagram, non serve indire una conferenza stampa; se si vuole raggiungere l’attenzione delle agenzie giornalistiche, potrebbe essere sufficiente twittare, non per forza serve inviare un comunicato.
Questa novità dei tempi che viviamo, è stata sovente usata dalla politica per declinare delle modalità di comunicazione rapide, immediate, e capaci di accorciare le distanze con gli elettori, i quali possono entrare sui social e perfino commentare ciò che fanno i politici. Rivolgendosi a loro, come fossero amici o parenti. Un contesto fertile, e fecondo, per l’ascesa di Fedez.