A Torino, giorni fa, è caduta l’ultima barriera che separava la tecnologia dall’ingegno umano: una bambina di soli 4 anni è stata operata non da un chirurgo, ma da un robot.
Ed è così che presso la Città della Salute di Torino, eccellenza della sanità piemontese ed italiana, per la prima volta in Italia un robot ha asportato in età pediatrica un tumore renale maligno salvando il rene dopo la ricostruzione in 3D.
Secondo quanto raccontato dallo stesso presidio ospedaliero, la piccola paziente era arrivata al Pronto soccorso dell’ospedale Infantile Regina Margherita prima di Pasqua, accusando febbre alta e dolori addominali. Un’ecografia ed una TAC rivelavano una massa di circa 4 cm al polo superiore del rene destro. Anche dopo le ulteriori indagini ed esecuzione di risonanza magnetica la diagnosi non è stato possibile diagnosticare con certezza il male; tutte le ipotesi, infatti, erano ugualmente valide, potendosi trattare di un tumore maligno ma anche di un tumore benigno o di una malformazione congenita.
Ed è qui che la tecnologia è entrata in campo: sulla base di quanto riportato nella TAC e nella risonanza magnetica, l’equipe ospedaliera è stata in grado di ricostruire l’anatomia della bimba in maniera tridimensionale, cosi da comprendere meglio ed individuare in maniera precisa il posizionamento della massa tumorale. Pochi giorni dopo la piccola paziente è stata operata utilizzando le più avanzate tecniche robotiche che, in maniera del tutto autonoma, sono riuscite ad asportare completamente il male preservando accuratamente il rene.
L’allarme generato dalla diffusione del Coronavirus, con la drastica trasformazione dei tradizionali ritmi di vita, ha dimostrato espressamente il valore e il ruolo cardine delle infrastrutture e delle innovazioni digitali. La prova tangibile dello spostamento di molti servizi dal fisico al digitale lo si può riscontrare in campo medico, con l’aumento esponenziale delle televisite, teleconsulti e telemonitoraggi, quest’ultimi grazie soprattutto ad una serie di dispositivi innovativi, indossabili dai pazienti, utili al controllo dei loro parametri (insieme alle app per il fitness e la salute, scaricate oggi da più di 8 milioni di italiani).
Se a ciò si affianca la chirurgia robotica e la ricostruzione anatomica 3D, come nel caso piemontese appena descritto, si comprende perfettamente come il capitolo sanità è tutto da scrivere e, forse grazie anche all’azione del PNRR, potrà trovare spazio un nuovo modo di curarsi, o dal divano di casa o su un tavolo robo-operatorio.