Una città friabile, avvilita, profondamente diseguale, sempre più vecchia e impoverita materialmente e moralmente: è questo il ritratto della capitale che emerge dal rapporto Caritas 2020 sulla città di Roma intitolato ‘Nessuno si salva da solo’. Edito lo scorso dicembre, le 136 pagine del volume tratteggiano, in maniera limpida, il netto processo di impoverimento dei romani, causato anche da uno stato di profondo scoraggiamento dei cittadini, come se il moltiplicatore di disagio rappresentato dal Covid-19 avesse azzerato le aspettative e i legittimi sogni di una fascia di popolazione.
Già nel 2019 si registrava una forte recrudescenza delle condizioni di precarietà socio-economica sofferta da un numero sempre maggiore di persone e di famiglie, e un vistoso allargamento della forbice tra classi sociali. Lo scorso anno, tale trend ha continuato ad accentuarsi, toccando l’apice a causa degli eventi pandemici noti a tutti. Sarà forse anche per questo che Roma non cresce più (si sono registrati 16 mila residenti in meno) ed è sempre più anziana (170 over 65enni ogni 100 minori under 14enni)
Secondo il Rapporto, complessivamente nella Capitale la quota di popolazione a rischio povertà è del 18%. Poco meno del 10 per cento dei capitolini si è trovato in difficoltà a causa dell’impossibilità di poter affrontare spese improvvise o quelle legate all’abitazione (come il mutuo, affitti, spese condominiali, bollette). Allo stesso tempo anche il dato della grave deprivazione abitativa (immobili insicuri o precari, immobili mal riscaldati, immobili in condizioni igieniche inadatte, alloggi in strada – roulotte o tende, ecc.) ha segnato un andamento in accelerazione, con una percentuale del 6,9% sull’intera popolazione, superiore di quasi 2 punti percentuali rispetto al dato nazionale (pari al 5%).
La prima ondata del Covid-19 ha lasciato una profonda impronta sul tessuto sociale ed economico della città, destinata a diventare più grave nei prossimi mesi, dato l’inarrestarsi del numero dei contagi e delle misure governative sulla limitazione della circolazione degli abitanti. Tutto ciò, oltre alla caduta del reddito di famiglie e imprese, ha acuito le diseguaglianze sociali: circa il 40% dei contribuenti romani presentava un reddito fino a 15.000 euro, un altro 40% tra 15.000 e 35.000. Solo il 17,5% della popolazione dichiara redditi imponibili tra 35.000 e 100.000 euro.
“La pandemia del Covid 19 ha acuito le problematiche già presenti in questa città, così come largamente evidenziato nel Rapporto Caritas” ha dichiarato la dott.ssa Anna Maria Gistaro, assistente sociale, sentita per l’occasione LabParlamento. “Vorrei mettere in evidenza che, nell’incremento della povertà, si palesano ulteriori diseguaglianze, mi riferisco agli ‘invisibili’, ossia a quelle persone che risultano illegali sul nostro territorio ma che fanno anch’esse parte del nostro tessuto sociale. Molti di loro vivono sotto i nostri occhi, basta fare un giro nella nostra amata Roma. Se per le famiglie romane che si sono trovate in difficoltà, c’è stata la possibilità di accedere ai servizi approntati per l’emergenza, per gli ‘invisibili’ è stato ed è ancora più arduo accedervi”.
In questo scenario composito, e per la prima volta, più di 7.400 italiani sono ricorsi agli aiuti della Caritas, per una percentuale di quasi del 50% del totale degli assistiti. Una folla silenziosa che, durante il lockdown, ha trovato sollievo grazie agli aiuti alimentari messi a disposizione dalla Diocesi attraverso pacchi e buoni spesa, o l’elargizione di piccole somme di denaro destinate ad aiutare le famiglie a far fronte a spese necessarie e improcrastinabili, grazie ad un Fondo Anticrisi di 500 euro da utilizzare bollette, rate di condominio o spese mediche.
“Auspico nell’immediato futuro che si possano trovare delle soluzioni per ridare la speranza a tutti. Un primo passo potrebbe essere l’alleggerimento della burocrazia e velocizzare gli accessi ai servizi. Sviluppare processi snelli per dare nuova vitalità all’economia della nostra città e del nostro Paese” ha concluso Anna Maria Gistaro, lanciando dalle colonne di Lab l’accorato appello, condiviso da tutti a “Fare presto!”.