Il Regno del Marocco sta divenendo una delle destinazioni più importanti di tutto il Mediterraneo per la ricerca e la sostenibilità dei processi energetici, grazie all’idrogeno verde. Dopo la Germania anche i Paesi Bassi hanno deciso di investire nel Paese sull’idrogeno verde firmando un memorandum d’intesa e un importante accordo di partenariato, sancito durante la recente visita del Primo Ministro olandese Mark Rutte a Rabat.
Il protocollo d’intesa finanzia una programmazione energetica dal valore di 300 milioni di euro con la finalità di identificare e implementare nuovi progetti di infrastrutture pubbliche nei settori prioritari dell’economia e dell’energia rinnovabile. Il mercato globale dell’idrogeno verde è stimato attorno ai 280 miliardi di dollari di entrate nel 2050 e il Marocco dovrebbe intercettare il 4% di tale mercato. Il leader del governo del Regno del Marocco, Aziz Akhannouch, ha annunciato che la strategia nazionale per l’idrogeno verde sarà accompagnata da una serie di nuove opportunità d’investimento per rilanciare il settore e aprire il Paese alla comunità economica internazionale. Il primo progetto concreto riguarda la realizzazione di un impianto ibrido, fotovoltaico ed eolico, per alimentare un impianto a idrogeno verde con una capacità di elettrolisi di circa 100 MW. La messa in servizio del sito è prevista tra il 2024 e il 2025.
Un altro progetto, il più importante attualmente in cantiere, è quello del gruppo marocchino OCP, che prevede di investire circa 7 miliardi di dollari in un futuro impianto di produzione di ammoniaca da idrogeno verde a Tarfaya, nel sud del Marocco, con una capacità di produzione di circa 200.000 tonnellate di ammoniaca entro il 2026 e che dovrebbe raggiungere i 3 milioni di tonnellate entro il 2032. Inoltre, il leader americano nei progetti di sviluppo energetici sostenibili, CWP Global, sta attualmente lavorando ad un progetto per produrre 15 gigawatt di idrogeno a Guelmim-Oued Noun.
Per quanto riguarda la crescita dell’export in Europa, la grande sfida sarà quella dei trasporti. Il gasdotto Maghreb-Europa (GME) si sta rivelando una scelta energetica giusta, ma dovrà essere connesso alla futura rete H2Med che collegherà la Penisola Iberica a Francia, Germania e al Nord Europa. Il progetto dovrebbe divenire operativo nel 2030. L’utilizzo e la sperimentazione dell’idrogeno come fonte energetica è già una realtà e da tempo è al centro delle riflessioni e delle analisi degli esperti energetici come una concreta fonte alternativa a quelle fossili. La sua combustione genera un minore impatto ambientale rispetto a quella indotta da metano e petrolio, ma la molecola di idrogeno H2 non è presente, se non in quantità molto ridotte, sul nostro pianeta ed è quasi sempre legata ad altri elementi e deve quindi essere ottenuta tramite determinati e specifici processi. Continuare a sviluppare ricerca e innovazione in tale settore vuol dire puntare all’ottenimento di un processo energetico estremamente innovativo, sostenibile e con la capacità di poter ridare una centralità geopolitica ai Paesi del Mediterraneo.