Lo stallo delle trattative con l’Unione Europea per la nascita della newco ITA, il rischio di circa 6.500 esuberi di posti di lavoro, una compagnia aerea dimagrita, la crisi del settore aereo, dovuta però ad un fattore negativo, la pandemia da Covid 19, comune a tutte le compagnie del mondo e nuove manifestazioni sindacali in vista: questo è in sintesi il quadro attuale in cui si trova Alitalia.
Sono ormai lontani gli anni Ottanta, quando la compagnia di bandiera superò il traguardo dei 10 milioni di passeggeri trasportati, rendendo Alitalia la terza compagnia aerea d’Europa, preceduta allora soltanto dalla tedesca Lufthansa e dall’inglese British Airways, con il 34,7% dei voli internazionali.
Anni cui in cui venne fondata la storica scuola di volo Alghero, poi chiusa. La stessa che ha consentito ai piloti italiani di essere considerati i migliori al mondo. Negli anni Novanta i passeggeri andarono oltre i 20 milioni con il risultato che nel 1995 Alitalia aveva trasportato la metà degli italiani che avevano preso un aereo. Poi nel 1996 arriva la privatizzazione e successivamente la lunga e fallimentare trattativa con KLM. Infine, con l’ingresso nel mercato delle compagnie cosiddette low cost, iniziò il lungo periodo di crisi.
Alcuni esperti del settore ancora oggi puntano il dito sulla scelta strategica di ridurre i voli intercontinentali, ritenuti troppo costosi, anziché incrementarli. Infatti, lo sviluppo dei voli intercontinentali e dunque non il loro taglio, avrebbe in realtà consentito di fronteggiare proprio l’agguerrita concorrenza del medio raggio che si era scatenata in quel periodo in Europa.
La fine degli anni Novanta viene caratterizzata anche dalla polemica tutta italiana dell’inaugurazione del nuovo aeroporto di Milano Malpensa e la assurda concorrenza interna, si interna proprio così, con gli altri aeroporti italiani, invece di sviluppare una nuova infrastruttura in grado rivaleggiare con gli altri scali europei e dunque togliere quote di mercato ai competitor stranieri e non a quelli italiani (tra questi peraltro oltre a Linate c’era l’aeroporto Internazionale di Roma Fiumicino Leonardo Da Vinci!). Ci si chiede se questo tipo di scelte abbia ostacolato o favorito lo sviluppo di Alitalia.
Ma il trasporto aereo italiano ancora non ne aveva viste abbastanza pertanto nel 2008 si assistette a una delle operazioni più clamorose e discusse, ovvero la fusione di Alitalia con la Air One e della presa in carico da parte di AZ dei circa 600 milioni di euro di debiti della compagnia di Carlo Toto. Subito dopo ci fu il cosiddetto intervento dei Capitani Coraggiosi, ossia l’ingresso in cabina di pilotaggio da parte di un gruppo di imprenditori italiani, tra cui lo stesso Toto, e la creazione di Cai.
L’operazione fu promossa come l’ultimo baluardo per la salvaguardia dell’italianità di Alitalia e per scongiurare la fusione con Air France. Da questo momento in poi, invece di parlare di nuove rotte e di flotta aerea, entrano prepotentemente nel vocabolario aeronautico termini “tipicamente” attinenti con il settore aereo quali: commissari, amministrazione straordinaria, concordato preventivo, procedure, tribunale fallimentare, rami d’azienda, fusioni, acquisizioni, bad company, crediti, debiti e soprattutto esuberi.
Esuberi di personale e quindi di know how che presto potrebbe andare perso o, almeno buon per loro, passare alla concorrenza che ne risulterebbe a sua volta e ancora una volta, avvantaggiata.