More solito. Un cittadino di mezza età, scevro da pregiudizi politici, all’apprendere la notizia che la premier Meloni, i Ministri Nordio, Piantedosi e il Sottosegretario Mantovano sono stati iscritti nel registro degli indagati per la vicenda Almasri, avrà avuto delle reazioni contrastanti, tra l’inaudito e l’indignato ma poi, come in un eterno rendez vous, o meglio, in un grottesco loop temporale, avrà pensato di rivivere i giorni bui dell’avviso di garanzia anticipato a mezzo stampa a Silvio Berlusconi, mentre stava presiedendo a Napoli un convegno ONU sulla criminalità internazionale, nel novembre 1994.
Avviso che, oltre a gettare fango e discredito sulla nostra Nazione, innescò un meccanismo perverso che portò nel giro di poche settimane alla caduta del suo primo Governo. Stavolta non accadrà perché l’esecutivo è solido, molto più coeso e il Capo dello Stato non trama nell’ombra, come allora, per promuovere ribaltoni, ma questo incredibile atto giudiziario costituisce l’ennesima conferma, se mai ce ne fosse bisogno, di quanto sia urgente e ormai improcrastinabile, la riforma della giustizia.
Negli ultimi 33 anni, dallo scoppio dell’inchiesta Mani Pulite, la magistratura da ordine dello Stato si è fatta potere assoluto, completamente fuori controllo e, per la vigliaccheria e la subalternità di certa politica interessata e connivente, si è sostanzialmente sovraordinata ai poteri legislativo ed esecutivo, fino a esondare dal dettato costituzionale intervenendo su temi oggetto di indirizzo politico che non le competono, come la gestione dell’immigrazione, con la scelta dei Paesi sicuri di rimpatrio, e le questioni dirimenti di sicurezza nazionale e attinenti alla Ragion di Stato, su cui dovrebbe vigere la più completa insindacabilità da parte delle toghe.
L’unica obiezione alla condotta del Governo Meloni in questa vicenda è aver tergiversato troppo nel definirla una lampante questione di sicurezza nazionale, non apponendo il segreto di Stato per impedire strumentalizzazioni scontate da parte delle opposizioni e l’apertura di inchieste improbabili da parte della magistratura, come poi è immediatamente avvenuto.
Segreto per modo di dire, poiché è ovvio che l’arresto del capo della polizia giudiziaria libica e la sua consegna alla Corte Penale Internazionale, avrebbero immediatamente provocato una copiosa e inarrestabile ripresa dei flussi migratori verso le nostre coste. Piuttosto, dovrà essere la Corte Penale dell’Aja a chiarire perché la richiesta di arresto di Almasri sia pervenuta solo quando questi ha messo piede in Italia, dopo aver girovagato per l’Europa per più di dieci giorni, e che ruolo hanno giocato i servizi segreti tedeschi in questa faccenda, vista la segnalazione da loro inviata alla Corte in seguito all’ingresso del ricercato sul nostro territorio.
In ogni caso, questo maldestro tentativo di avvelenare le acque della vita civile e istituzionale da parte della magistratura militante deve costituire uno stimolo ulteriore nell’approvazione delle riforme che l’Italia aspetta da decenni: la giustizia, che va integrata con l’introduzione della responsabilità civile personale dei magistrati e la fine dell’obbligatorietà dell’azione penale, il premierato, con la legittimazione diretta e popolare del capo del governo e l’impossibilità di ribaltare i risultati elettorali grazie allo scioglimento automatico delle Camere in caso di sfiducia parlamentare, per rafforzare la stabilità interna e la credibilità internazionale, e anche l’autonomia differenziata, in cui la corretta ed equa definizione dei LEP deve andare di pari passo con il riconoscimento di una responsabilità chiara degli amministratori locali nella gestione finanziaria dei fondi e dei servizi erogati dalle regioni.
Una volta approvate queste riforme strutturali di sistema, la prossima legislatura, il Governo, che esce ulteriormente rafforzato da questa vicenda, con una subitanea crescita di gradimento nei sondaggi rilevati in seguito alla diffusione della notizia di questa clamorosa indagine, dovrebbe concentrarsi sulla riforma dell’iter di formazione delle leggi, con l’istituzione di un Senato federale che sostituisca la Conferenza Stato-Regioni, sulla riforma del Titolo V, con l’abolizione della competenza concorrente e il ritorno sotto la competenza esclusiva dello Stato centrale di materie fondamentali, quali l’energia e le infrastrutture e, sul nuovo ordinamento di Roma Capitale, che, sul modello delle altre grandi metropoli occidentali, le dia lo status speciale di potestà legislativa. Ma, lo scoglio principale per normalizzare la vita istituzionale è e resta questa magistratura politicizzata che, con la riforma della separazione delle carriere sarà finalmente ricondotta nel suo alveo costituzionale, ristabilendo l’equilibrio tra i poteri dello Stato.
“Dietro è la casa, davanti a noi il mondo, e mille son le vie che attendon, sullo sfondo di ombre, vespri e notti, il brillar delle stelle. Davanti allor la casa, e dietro a noi il mondo, tornar potremo a casa con passo infin giocondo”.
“Rimasero per qualche minuto immobili come chi, sull’orlo del sonno, ove l’incubo sta in agguato, cerca di difendersi, pur sapendo che si giunge al mattino soltanto attraverso le ombre.”